Riceviamo e pubblichiamo.
Burkina Faso: giovani ufficiali del “Movimento patriottico per la conservazione e il restauro (MPSR)”, hanno deposto con un colpo di stato, il tenente colonnello Paul Damiba dalla carica di capo del governo di transizione
di Enrico Vigna, 4 ottobre 2022
Questa nuova crisi in Burkina Faso ha suscitato immediatamente preoccupazioni e dichiarazioni contrastanti a livello internazionale. Il Dipartimento di Stato USA e tutti i paesi europei e occidentali, hanno condannato il rovesciamento, mentre il resto dei paesi, tra i quali la Russia e la Cina, hanno tenuto una posizione di attesa e comprensione degli avvenimenti, invitando solo a trovare soluzioni e processi non sanguinosi.
L’attuale rovesciamento militare è l’undicesimo dalla formazione del Paese dal 1960, data in cui ottenne l’indipendenza. I militari autori della presa del potere, guidati dalle unità delle forze speciali Cobra, hanno compiuto un azione sostanzialmente incruenta (fonti legate al precedente governo dicono di due morti e nove feriti), hanno annunciato lo scioglimento del governo e del Parlamento, la sospensione della Costituzione e la chiusura temporanea delle frontiere terrestri e aeree del Paese, promettendo nuove elezioni entro il 2024, come preventivato dal deposto governo di transizione militare.
I giovani militari e ufficiali della Repubblica africana sono guidati dal capitano Ibrahim Traore, definitosi nuovo presidente del MSPR, in una conferenza alla TV burkinabè, ha annunciato la deposizione del tenente colonnello Sandaogo Damiba dalla carica di capo del precedente governo di transizione, accusandolo di aver deviato dagli ideali del “Movimento patriottico per la conservazione e il restauro (MPSR)”, a cui loro stessi appartengono e avevano fondato, affermando di volerne completare il programma rivoluzionario.
Il movimento MPSR aveva preso il potere in Burkina Faso alla fine di gennaio 2022, guidato da Damiba. Ora è stata sospesa la Costituzione del Paese, oltre alla Carta del periodo transitorio, stabilito il coprifuoco dalle nove di sera alle cinque della mattina, chiuso i confini del Paese e sciolto il governo. Durante il discorso televisivo, Traore ha annunciato la sospensione di ogni attività politica e il funzionamento delle organizzazioni pubbliche. I rivoluzionari hanno anche annunciato la convocazione delle “forze vive e costruttive della nazione” per nominare un presidente civile o militare.
“Dobbiamo fare in tre mesi quello che dovrebbe essere fatto in dodici mesi“, ha dichiarato in TV il capitano Traore con i suoi compagni. Con parole quasi di scuse e un atteggiamento umile si sono rivolti al popolo del Burkina: “…Negli ultimi giorni abbiamo scompigliato il vostro sonno, la vostra quiete, sparando. Non l’avremmo mai voluto, ma questi sono gli accadimenti della vita.
Traore ha denunciato la grave situazione in cui versa il paese , e negli incontri con i leader politici, funzionari civili e religiosi, li ha invitati a prendere decisioni rapide, scavalcando formalità e burocrazia.“Ci serve sveltezza e ritmo, dobbiamo lavorare con speditezza. C’è urgenza a tutti i livelli: dalla sicurezza nazionale all’azione sociale e sanitaria”.
Il presidente del MPSR ha incaricato i funzionari dell’amministrazione civile di identificare coloro che ostacolano le decisioni nelle istituzioni. “Vanno identificate e svelate le motivazioni, di chi, nei ministeri e nelle istituzioni amministrative e civili, rallenta o blocca i fascicoli inerenti le azioni da intraprendere per migliorare la vita della popolazione. Questo non è normale, crea demoralizzazione e delusione nel popolo. Tutti devono fare bene ciò che devono nel loro lavoro”.
Traore ha poi infine chiamato ogni Burkinabè ad assumersi le proprie responsabilità.
Anche questo rovesciamento ha cause comuni con gli altri paesi di questa regione: povertà (il 40% della popolazione del Burkina Faso vive al di sotto del salario di povertà), una crisi profonda nei settori sanitari e dell’istruzione, soprattutto durante la pandemia di COVID-19, ma ha anche proprie caratteristiche. I problemi della sicurezza nazionale hanno portato a difficoltà economiche e politiche interne, oltre ad aver causato una crescente tensione tra la popolazione e nell’esercito.
A queste motivazioni di fondo, sono stati sommati altri aspetti: il dato che 3 su 21 milioni di abitanti del Paese, muoiono di fame a causa della siccità e della violenza incessante. Anche per questo, Traore e i suoi compagni, hanno accusato le autorità precedenti, di incapacità dimostrata finora, di far fronte alle violenze dei vari gruppi jihadisti, in particolare dello «Stato islamico nel Grande Sahara» i “Al-Qaeda” e di «Ansar-al-Islam», che agiscono ai confini settentrionali e nord-orientali del Paese. A seguito degli attacchi dei terroristi, solo negli ultimi 6 anni, sono stati uccisi 10.000 tra civili e soldati, e nei villaggi di queste regioni, oltre 1,5 milioni di abitanti locali hanno dovuto lasciare le loro case e più di 1000 scuole sono state chiuse, hanno denunciato gli autori del rovesciamento.
Queste denunce chiare e precise, conosciute sulla propria pelle dalla popolazione, hanno fatto sì che la gente è scesa in piazza in supporto del cambiamento, chiedendo anche la fine della presenza della Francia, sentita come “occupante”, chiedendo nelle manifestazioni di piazza, il ritiro di tutte le truppe francesi e anche della missione ECOWAS, dal territorio burkinabè.
In una di queste proteste a Ouagadougou, la capitale del paese, è stata assaltata e incendiata dalla folla l’ambasciata francese. Ci sono stati anche attacchi all’Istituto francese a Bobo-Dioulasso (la seconda città del paese). Intanto il nuovo governo sta emettendo drastiche direttive contro il presunto sostegno francese al deposto presidente Damiba. Ovunque si sentono appelli contro l'”imperialismo” e dei suoi latori, i francesi.
Il 3 ottobre, il tenente colonnello Damiba, ha abbandonato l’incarico di presidente e ha lasciato il paese. Le dimissioni di Damiba sono state annunciate dalla televisione nazionale.
Il capitano Traore, 34enne comandante del Reggimento di artiglieria di Kaya (100 km a nord est di Ouagadougou) è così divenuto nuovo presidente ad interim del paese e presidente dell’MPSR.
I movimenti sociali e politici del paese, sembrano voler aspettare per capire se, l’ennesimo rovesciamento “rivoluzionario”, produrrà reali e migliorativi cambiamenti nella vita della popolazione e nella costruzione di una società più attenta ai diritti sociali e civili.
Consistenti strati di popolazione sono comunque scesi in piazza a sostegno dei giovani ufficiali, plausibilmente sperando che le promesse saranno mantenute, a partire dalla battaglia per il compimento finale del processo contro i presunti assassini di Thomas Sankara, leader rivoluzionario vero e combattente panafricanista, ucciso nel 1987 durante un colpo di stato militare organizzato da B.Compaoré. Il 31 gennaio 2022 la procura militare aveva annunciato la ripresa del procedimento giudiziario sul caso dell’assassinio di T. Sankara, dopo il rovesciamento militare del 23-24 gennaio.
Uno degli intendimenti/promessa espressi dal capitano Traore e dai suoi compagni è quello di voler limitare, se non cessare, il partenariato con Parigi e accelerare l’espulsione delle truppe francesi dell’operazione antiterrorismo «Barkhan», che ha avuto nella protezione degli interessi francesi, uno degli obiettivi cruciali nella regione del Sahel, comprendente i territori di cinque paesi: Burkina Faso, Mauritania, Niger, Ciad e Mali da cui sono stati cacciati in agosto.
Nelle manifestazioni del paese il risentimento antifrancese ha sempre connotato le parole d’ordine della piazza, dove costantemente sono state bruciate le bandiere della Quinta Repubblica.
In attesa anche noi degli sviluppi, alcune indicazioni già emergono: oltre ad una radicata ostilità contro la Francia, un’altra è il supporto e la simpatia popolare per la ribellione, dimostratasi con le manifestazioni di piazza, a sostegno dei ribelli.
Un altro dato estremamente importante è quello di una dichiarata volontà politica di avvicinamento e relazioni più strette con la Russia.
E’ fondamentale capire che la situazione formatasi in Burkina Faso in questa settimana, ma già da sempre, potrà influenzare gli eventi dell’intera regione dell’Africa occidentale. Molti studiosi evidenziano che, a seguito dell’attuale rovesciamento militare, la «zona di influenza» francese in Africa abbia subito l’ennesima perdita (subito dopo il Mali, ma anche in altri paesi). Da sottolineare che i giovani militari saliti al potere, hanno proclamato non solo l’obiettivo di un cambio di governo, che aveva strette relazioni e subiva l’influenza francese, ma anche di un cambiamento negli orientamenti di politica estera.
Va anche evidenziato che durante le manifestazioni di piazza, in tutti questi mesi e in questi giorni ribadite, i cittadini burkinabé hanno fatto appello alle autorità militari affinché collaborino con Mosca. Caratterizzate con lo slogan: «No alla Francia, Sì alla Russia!». Molti partecipanti portano in piazza bandiere russe vicino a quelle nazionali.
Il New York Times ha citato l’ingegnere civile Bertrand Yoda, anche lui sceso in piazza per sostenere i ribelli, che ha dichiarato al quotidiano statunitense: “Vogliamo una partnership con la Russia. Viva la Russia! Non vogliamo più la Francia, siamo in piazza per ottenere protezione dalla Russia. La Francia non ha fatto nulla per garantire la nostra sicurezza“.
E’ possibile che quanto sta avvenendo potrebbe influenzare e potenziare i rapporti bilaterali tra la Federazione Russa e il Burkina Faso, non solo sul piano economico e politico, ma anche e soprattutto nell’ambito della cooperazione militare, considerando che una delle accuse al precedente presidente Damiba, è stata quella di una incapacità di fronteggiare e sconfiggere il terrorismo jihadista.
Le relazioni tra il Burkina Faso e la Federazione Russa sono sempre stati di tipo amichevole, relazioni diplomatiche che furono stabilite già il 18 febbraio 1967 con l’URSS. Nel 2003 fu firmato un accordo relativo al debito verso la Russia, dove il debito burkinabè fu completamente cancellato. Nel 2017 fu firmato un memorandum d’intesa nel campo dell’istruzione superiore, tra il Ministero dell’istruzione e della scienza russo e il Ministero dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica e delle innovazioni del Burkina. Nel 2018 era anche stato firmato un accordo sul partenariato militare tra i due Paesi. Anche la cooperazione commerciale tra i due paesi è stabilita da molti anni. Il fatturato commerciale è cresciuto da 7,8 milioni di dollari nel 2020 a 10,9 milioni di dollari nel 2021. La Russia, generalmente ha esportato finora, sopratutto prodotti chimici, metalli e produzioni che ne derivano, oltre a prodotti di origine naturale e animale e altri. In termini di volume di fatturato commerciale, la Federazione Russa resta comunque molto al di sotto della Cina, che occupa il primo posto qui, così come molti altri paesi.
Un’altra significativa indicazione su cui riflettere è che i militari che hanno preso il potere hanno da subito e apertamente espresso il loro appoggio alle attuali autorità del Mali. L’esperto francese della regione del Sahel, Emmanuel Dupuy, ha sottolineato che, in questa fase storica estremamente delicata e dirompente gli equilibri internazionali, in Africa «il nuovo assetto» dei poteri militari creatisi, hanno orientamenti di “progresso”: dall’Algeria, dove il capo di stato maggiore Saïd Chengriha mantiene il potere reale, al Mali, alla Guinea, alla Repubblica Centrafricana e forse ora anche il Burkina Faso.
Ora si tratterà di aspettare e capire gli sviluppi su ciascuna questione, con cui Traore e i suoi compagni, hanno “motivato” il rovesciamento militare, e se manterranno fede alle promesse e al rispetto del legame con la popolazione sfinita del paese