La leader della Destra, Giorgia Meloni, si appresta a governare il Paese con il consenso di un elettore su sette, ma com’è possibile?
Nella ‘prima Repubblica‘ quando alle urne si recava oltre l’ottanta per cento degli italiani per governare ed avere una maggioranza solida occorreva avere il consenso della metà più uno dei voti.
Nella ‘seconda Repubblica‘ invece basta avere la maggioranza relativa. Com’è possibile?
All’inizio degli anni Novanta a seguito del referendum che ha abrogato il voto di preferenza fu introdotto il sistema elettorale maggioritario. Meccanismo modificato più volte nel vano tentativo di garantire governi stabili.
Con le elezioni del 25 settembre scorso ci sono forze politiche che hanno ottenuto un numero di seggi simile a quello di altri schieramenti che hanno avuto un consenso elettorale inferiore.
La Lega (8,7%) di Matteo Salvini pur avendo meno della metà dei voti del Pd (19,1%) ha ottenuto un numero di parlamentari quasi uguale. E’ uno degli effetti paradossali del ‘Rosatellum’, la legge elettorale voluta da Matteo Renzi e che il Partito democratico e il M5s non hanno saputo o voluto cambiare quando avrebbero potuto farlo.
Giorgia Meloni si considera la vincitrice delle elezioni con appena il 26% dei consensi. Se consideriamo tutti gli aventi diritto al voto la percentuale scende al 16,64% (26*64/100). La leader della Destra si appresta a governare il Paese con il consenso di un elettore su sette. La coalizione di Centrodestra ha ottenuto il 44,1% dei voti che, in valori assoluti, corrisponde ad un italiano su tre.
Una minoranza deciderà per tutti.
Chi dobbiamo ringraziare per questo capolavoro giuridico-istituzionale? Quando non si hanno radici solide e strategie di lungo periodo si finisce per cercare una scorciatoia. Il trasformismo diventa la regola ed il sistema elettorale uno strumento per ottenere consensi ‘effimeri e momentanei’, oltreché minoritari.
I sotterfugi e le ‘furberie’ della classe dirigente che ha governato il Paese negli ultimi tre decenni hanno alimentato l’antipolitica, soprattutto quella legata ai valori della solidarietà e della giustizia sociale.
E’ tempo di tornare agli ideali.
Per farlo occorre essere umili e seri. Trent’anni di berlusconismo e di edonismo reaganiano rendono tutto più complicato, ma non c’è e non ci può essere un’altra strada, almeno per la Sinistra italiana.