La Banca centrale europea assegnerà un punteggio climatico alle aziende che emettono obbligazioni. E userà quel punteggio per stabilire quali privilegiare nell’ambito dei piani di acquisti della sua politica monetaria, come quelli del quantitative easing e del PEPP, il Programma di acquisto di emergenza pandemica. Il disegno più ampio è permettere alla Bce di costruire un portfolio più sostenibile e compatibile con gli obiettivi del Green Deal.

Dalla Bce una soluzione di compromesso

La strategia è quella di usare questo corridoio finanziario per incoraggiare le aziende lungo la strada verso la decarbonizzazione. Quelle virtuose, infatti, si troveranno a essere privilegiate dai programmi europei di acquisto. Mentre quelle più carenti vedranno ridursi la propria quota di obbligazioni comprate dalla Bce. È una scelta positiva, che va nella direzione giusta e che però ha sia luci che ombre

Riforme

La BCE abbandona il dogma della neutralità in nome del clima

Quella della Bce una classica soluzione di compromesso, tra un pericoloso status quo (nessun criterio climatico per il quantitative easing e affini) e uno strappo più radicale. Come sarebbe stato eliminare del tutto dal programma di acquisti le aziende più responsabili della crisi climatica (come le major dell’energia). Il contesto in cui è arrivata questa svolta era la richiesta degli organismi internazionali, della comunità scientifica e delle organizzazioni non governative nei confronti delle banche centrali di agire in modo più diretto per il rispetto dei parametri dell’Accordo di Parigi.

La BCE ha pubblicato il 4 luglio la sua nuova strategia per rendere più green il proprio portafoglio di obbligazioni corporate
La Bce ha adottato nuova strategia per rendere più green il proprio portafoglio di obbligazioni corporate © ECB/Flickr

Reclaim Finance: in questo modo l’Europa non mantiene gli impegni

Un altro aspetto che muove queste nuove politiche climatiche della Bce, però, è la necessità di limitare i rischi finanziari della transizione. Riducendo il peso di quelle meno attrezzate, pronte o disposte a ridurre il proprio impatto sull’ambiente, che rischiano di trovarsi sommerse da stranded assets. Ovvero asset e investimenti fuori tempo massimo per un’Unione che dovrebbe arrivare alla neutralità climatica tra meno di trent’anni. Insomma, da un lato spingere le aziende a decarbonizzare, dall’altro limitare l’esposizione europea nei confronti di chi sceglie di non farlo. 

La Bce ha fatto un corposo passo in questa direzione, ma ha anche scelto di non effettuare una cesura netta nei confronti degli inquinatori. Optando la carota e non per il bastone. Dando loro più tempo per adeguarsi, senza traumi finanziari. «Il piano della BCE – ha commentato l’ong Reclaim Finance – significa che continua il sostegno alle aziende fossili, nonostante i danni che queste fanno all’ambiente e all’inflazione». L’accusa di Reclaim Finance è in sintesi questa: rimanendo a metà del guado, la Banca centrale europea «contribuisce a mantenere la dipendenza dell’Eurozona dai combustibili fossili. E viene meno al suo dovere di guidare una transizione verso l’energia pulita».

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L’unica realtà materiale che conta è quella dell’atmosfera e della riduzione delle emissioni: solo il tempo ci dirà quanto questa nuova politica di compromesso climatico della Bce sarà stata efficace nella decarbonizzazione dell’Unione europea. Il nuovo sistema di punteggio prevede che 30 miliardi di euro, cioè il 10 per cento del suo portfolio, possa essere investito nelle aziende più ambiziose. Cioè con i piani più basati sulla scienza e verificati in modo indipendente. Mentre il monte complessivo degli acquisti non cambierà.

Come funzionano i punteggi climatici assegnati alle aziende (che rimarranno segreti)

I punteggi climatici assegnati dalla Bce terranno conto di tre aspetti. Il primo sono le emissioni storiche, che includono (ed è positivo), anche le Scope 3, cioè quelle generate lungo tutto la catena dell’uso. Il secondo sono le emissioni future. Il terzo è la qualità e la trasparenza dei report sulle emissioni. Saranno quindi privilegiate negli acquisti di bond le società che decarbonizzeranno più in fretta e anche quelle più dettagliate e precise nel mostrare il proprio impatto climatico.

L’attenzione verso la trasparenza è uno dei messaggi più importanti inviati dalla Bce ai mercati con questo nuovo sistema di punteggio. Anche se è depotenziata da un’altra delle regole di compromesso del nuovo sistema. I punteggi climatici raccolti dalla Bce sugli emettitori non saranno resi pubblici, togliendo così a cittadini, consumatori e investitori uno strumento prezioso per valutarli. La ratio dietro questa scelta è non minare l’efficacia degli acquisti e la politica monetaria generale della Bce. Il funzionamento del nuovo metodo climatico a punteggio sarà rivalutato dopo un anno e corretto, se necessario. 

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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