Il presidente in carica ha sconfitto nettamente il candidato dell’estrema destra Walter Rosenkranz, ottenendo un secondo mandato a capo della federazione.
Domenica 9 ottobre, si sono tenute le elezioni presidenziali in Austria, in occasione delle quali, come previsto, il presidente in carica Alexander Van der Bellen ha ottenuto un secondo mandato alla guida della federazione. Le elezioni hanno visto la partecipazione del 65,19% degli aventi diritto, e a contendersi la massima carica c’erano sette candidati ufficiali.
A fare notizia, più che la conferma di Van der Bellen, è stata la proporzione della sua vittoria, visto che il capo di Stato in carica ha ottenuto il 56,69% dei consensi. Ex membro del Partito Socialdemocratico d’Austria (Sozialdemokratische Partei Österreichs, SPÖ) fino al 1992, Van der Bellen è poi divenuto uno degli esponenti di spicco del partito ecologista I Verdi – Alternativa Verde (Die Grünen – Die Grüne Alternative), ricoprendone l’incarico di leader nazionale tra il 1997 ed il 2008.
Nel 2016, si è presentato come candidato indipendente alle elezioni presidenziali, vincendo al secondo turno contro il candidato di estrema destra Norbert Hofer, del Partito della Libertà Austriaco (Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ). In quell’occasione, Von der Bellen aveva ottenuto solamente il 21,34% delle preferenze al primo turno, e partiva in netto svantaggio rispetto al suo rivale, che invece si era aggiudicato il 35,05% dei consensi. Al secondo turno, però, tutti i partiti che temevano una presidenza di estrema destra decisero di sostenere la candidatura di Von der Bellen, che vinse con il 53,79% delle preferenze.
Da allora, Von der Bellen è stato considerato come il simbolo di un’unione trasversale volta a fermare l’ascesa dell’estrema destra austriaca. Per questo motivo, la maggioranza delle forze moderate e di sinistra ha rinunciato a presentare una propria candidatura alle presidenziali 2022, optando per il sostegno al presidente in carica. L’unico sfidante credibile per Von der Bellen era dunque il candidato del FPÖ, Walter Rosenkranz, ma il verdetto ha dato ragione al capo di Stato in carica con il 56,59% delle preferenze contro il 17,68% di Rosenkranz.
A far parlare molto di sé, è stato invece Dominik Wlazny, musicista e cabarettista meglio noto con il nome d’arte di Marco Pogo, fondatore nel 2014 del Partito della Birra (die Bierpartei), considerato principalmente come una trovata satirica dalla maggioranza degli osservatori. Nonostante il tono semiserio della sua proposta politica, Wlazny ha ottenuto a sorpresa il terzo posto con un significativo 8,31%, considerato come un segnale di protesta nei confronti del sistema politico austriaco, che, come tutte le democrazie borghesi occidentali, sta dando importanti segnali di debolezza di fronte alle sfide del XXI secolo.
Dal 2019, l’Austria ha cambiato ben sei cancellieri, a dimostrazione di quanto il suo sistema politico risulti fragile. L’attuale governo, guidato, dal dicembre dello scorso anno, da Karl Nehammer, è figlio del compromesso anomalo trovato tra il Partito Popolare Austriaco (Österreichische Volkspartei, ÖVP), formazione di centro-destra che ha dovuto la sua ascesa soprattutto alla giovane leadership dell’ex cancelliere Sebastian Kurz, e I Verdi, guidati dal vicecancelliere Werner Kogler.
Il risultato ottenuto da Van der Bellen alle presidenziali dovrebbe comunque incoraggiare le due formazioni politiche a proseguire sulla strada della coalizione di governo in vista delle elezioni legislative, che sono previste per il 2024. Al momento, tuttavia, i sondaggi prevedono un clamoroso ritorno al potere dei socialdemocratici, il che potrebbe proiettare l’ex ministro della Sanità, Pamela Rendi-Wagner, alla guida del governo. In tal caso, Rendi-Wagner diventerebbe la seconda donna a guidare il governo federale austriaco dopo Brigitte Bierlein (giugno 2019-gennaio 2020), ma la prima ad ottenere il mandato grazie ad una vittoria elettorale.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog