Al termine delle consultazioni con il Presidente della Repubblica, Giorgia Meloni ha accettato – senza riserva – l’incarico di formare un nuovo governo. Poco dopo, la leader di Fratelli d’Italia nonché nuovo Presidente del Consiglio ha pubblicato la lista dei ministri. Una lista che, tra certezze e sorprese, conferma la nuova anima atlantista ed europeista di Giorgia Meloni, prima donna alla presidenza del Consiglio in Italia. In continuità con il governo Draghi, la leader di Fratelli d’Italia ha deciso di puntare su Giancarlo Giorgetti (a capo del MISE fino a ieri) come ministro dell’Economia, affidando il neonato Ministero delle imprese e del Made in Italy (evoluzione meloniana dello Sviluppo Economico) ad Adolfo Urso, ex militante di Alleanza nazionale e MSI che lascia la presidenza del COPASIR per non violare la legge sul conflitto d’interesse. Stessa sorte per il cofondatore di FdI Guido Crosetto, dimessosi dal ruolo di amministratore di diverse società (tra cui l’AIAD) per poter guidare il Ministero della Difesa.

Delegazione guidata da Giorgia Meloni a colloquio con Sergio Mattarella.

9 ministri – a cui si aggiunge la presidente del Consiglio – appartenenti a Fratelli d’Italia, 10 provenienti equamente da Lega e Forza Italia e 5 tecnici, per un età media di 60 anni. Nella nuova squadra di governo, a forte trazione settentrionale (il 58% dei ministri è nato al nord), la presenza femminile si attesta a quota 27%. Questi i numeri del nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che ha annunciato la lista dei ministri a margine delle consultazioni con il Presidente della Repubblica. Con i tasselli governativi al loro posto, la telenovela targata destra italiana giunge, almeno per il momento, al termine. Nei giorni scorsi, la coalizione si era mostrata fragile e sul punto di rompersi, tra prese di posizione sui nomi dei ministri e parole non proprio d’amore rivolte da Berlusconi a Meloni (e al neopresidente del Senato Ignazio La Russa). La tensione è stata poi alimentata dalla pubblicazione di alcuni audio in cui il Cavaliere rilanciava l’amicizia con Putin e proponeva una visione della guerra in Ucraina lontana dalla narrazione degli Alleati. Probabilmente per evitare ulteriori uscite infelici, la delegazione di destra presentatasi ieri mattina al Quirinale ha lasciato unicamente a Giorgia Meloni la facoltà di esprimersi e interagire con Sergio Mattarella. Poche ore dopo, la leader di Fratelli d’Italia ha accettato l’incarico di formare un nuovo governo senza riserva (per la quarta volta nella storia repubblicana, dopo il 1953, il 2008 e il 2018) e reso nota la lista dei ministri: 9 ministri senza portafoglio e 15 invece con un dicastero a disposizione.

Tra i primi, appare il Ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, affidato alla parlamentare di Fratelli d’Italia Eugenia Roccella. L’obiettivo della sessantottenne è quello di «ridare alla maternità il prestigio e la centralità che le spettano». In passato hanno fatto discutere alcune sue dichiarazioni sul diritto all’aborto e sulla legge 194: «Io sono femminista e le femministe non hanno mai considerato l’aborto un diritto». Nel 2007, è stata portavoce del Family day, manifestazione dedicata alla difesa dei valori tradizionali della famiglia sostenuta dall’associazionismo cattolico. Successivamente ha dichiarato la propria contrarietà (oltre all’interruzione di gravidanza) alla fecondazione medicalmente assistita, all’eutanasia e alle unioni civili. La decisione di puntare su Eugenia Roccella in parte stride col programma presentato da Fratelli d’Italia e Lega (“Piena applicazione della Legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza”) ma non sorprende. La strada intrapresa dal nuovo esecutivo sembra dunque tracciata, a maggior ragione se si tiene conto dei disegni di legge presentati da Maurizio Gasparri (Forza Italia) che di fatto limiterebbero il diritto all’aborto. La richiesta è di riconoscere la capacità giuridica, dunque la titolarità di diritti e doveri, al concepito e non più al nascituro.

Tra i ministeri senza portafoglio appare poi il tanto discusso Ministero delle Politiche del mare, che verrà accorpato con l’attuale ministero per il Sud e la coesione territoriale. A guidarlo ci sarà Nello Musumeci, risarcito prima con una poltrona a Palazzo Madama e poi a Palazzo Chigi per il sacrificio di una non ricandidatura alla presidenza della Regione siciliana. La nomina di Musumeci, unitamente a quella di Matteo Salvini come ministro delle Infrastrutture, indica la chiara volontà (espressa nei programmi elettorali) di contrastare l’immigrazione irregolare, dal momento in cui la delega ai porti e la gestione degli sbarchi sarà affidata ai due ministeri. Nel 2020, l’esponente di Fratelli d’Italia aveva annunciato l’intenzione di chiudere gli hotspot e i centri di accoglienza presenti in Sicilia. Durante il Conte I, il leader del Carroccio ha realizzato invece i cosiddetti “decreti sicurezza”, ostacolando il soccorso in mare a migliaia di migranti. Nella scrittura dei decreti, Salvini è stato aiutato (a detta sua) dal nuovo ministro degli Interni: Matteo Pianteodosi, uno dei cinque profili tecnici che formerà il governo Meloni. Oltre alle Infrastrutture, Salvini ha ottenuto la vicepresidenza del Consiglio, così come Antonio Tajani, il numero 2 di Forza Italia che raccoglierà l’eredità lasciata da Luigi di Maio alla Farnesina.

In ambito economico appare invece chiaro l’apprezzamento dell’agenda Draghi, come dimostra la decisione di affidare il ministero dell’Economia a Giancarlo Giorgetti, il leghista nonché amico ed estimatore dell’ex banchiere centrale che ha guidato il MISE nel governo dei migliori. A raccogliere l’eredità del MISE (ora Ministero delle imprese e del made in Italy) sarà Adolfo Urso, che ha rinunciato alla presidenza del COPASIR, il comitato di controllo degli 007 italiani. Tra le altre cose, il senatore di Fratelli d’Italia ha dato vita nel 2007 alla Fondazione FareFuturo, una sorta di laboratorio culturale della destra. Si legge nello statuto che lo scopo dell’organizzazione è: “promuovere la cultura delle libertà e dei valori dell’Occidente nel quadro di una rinnovata idea d’Europa, forte delle proprie radici e consapevole del proprio ruolo nei nuovi scenari internazionali”. Parole simili a quelle usate dalla coalizione di centro destra nel proprio programma elettorale, alla voce rilancio dei valori occidentali (uno su tutti la cristianità) in Europa.

Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie.

Roberto Calderoli è il nuovo Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, punto di incontro e coordinazione tra lo Stato e gli enti minori. Curioso come a ricoprire questo ruolo sia uno dei fondatori della Lega Nord, il partito che a gran voce chiedeva il federalismo e la secessione della Padania. Famoso per la legge elettorale Porcellum e il “software sforna emendamenti”, “che da un testo base è capace di ricavare decine di migliaia di varianti” (ostruendo di fatto l’iter legislativo), Calderoli ha fatto parlare di sé anche per le “battute” discutibili, talvolta a sfondo razziale, come quella sulla ministra Cécile Kyenge. Gli insulti alla politica italiana sono valsi a Calderoli una condanna dal tribunale di Bergamo (con pena sospesa) e numerose consulenze con un esorcista per liberarsi dal “malocchio” che, a suo dire, gli sarebbe stato lanciato da Kikoko Kyenge, padre di Cécile.

Il mistero ha avvolto, invece, la nomina di Alberto Zangrillo e Gilberto Pichetto Fratin. Il primo, designato con una errata corrige come ministro della Pubblica Amministrazione, si era espresso (in accordo al discorso di Meloni) già come ministro dell’ambiente, affermando che l’energia sarebbe stata la sua priorità. Noto per le sue posizioni pro-TAV e riformiste nei confronti del reddito di cittadinanza, Zangrillo raccoglierà l’eredità lasciata dal collega di partito Renato Brunetta. Anche Pichetto Fratin, nominato in un secondo momento ministro della Transizione Ecologica e dell’Ambiente, aveva pubblicato sui social una foto dove veniva citato il ministero sbagliato (quello per la Pubblica Amministrazione). Piemontese classe ’54 e forzista di lungo corso, Fratin è stato viceministro dello sviluppo economico nel governo Draghi. Si è detto più volte favorevole alle energie rinnovabili e ai rigassificatoriuna sorta di ossimoro ambientale che ultimamente va di moda nei palazzi romani.

Giorgia Meloni incontra Sergio Mattarella.

Il nuovo ministro-tecnico della Salute, Orazio Schillaci, è specializzato in medicina nucleare ed è l’ormai ex rettore dell’università di Tor Vergata a Roma. Si è più volte dichiarato favorevole al Green Pass, soprattutto negli ambienti universitari: «Il fatto che dei ragazzi in media ventenni abbiano capito il senso civico della loro vaccinazione è un fatto importante, il green pass rimane uno strumento indispensabile per assicurare la sicurezza nelle aule». Oltre alla continuità dell’agenda Draghi, con cui Giorgia Meloni cerca di acquisire la fiducia di Washington e Bruxelles, la scelta della nuova squadra di ministri strizza l’occhio alla classe di riferimento per la destra: i grandi imprenditori. In tale direzione s’inserisce la nomina di Daniela Santanché come ministro del Turismo. L’imprenditrice e socia di Flavio Briatore nel Twiga, stabilimento balneare di lusso, vanta una lunga militanza politica in Alleanza Nazionale, poi in Forza Italia e, infine, in Fratelli d’Italia. È stata al centro di alcune polemiche, anche per aver dichiarato di avere una «bellissima testa del duce di legno sul comodino», che probabilmente farà compagnia ai busti posseduti dal collega di partito La Russa. Tra i diversi incarichi ricoperti negli anni da Marina Elvira Calderone, nuovo ministro del Lavoro, figura la presenza nel Cda di Finmeccanica (oggi Leonardo), dal 2014 al 2020, su nomina del governo Renzi. Che sia una strizzata d’occhio al Terzo Polo oltre che alla grande imprenditoria? Non stupirebbe, visto il favore accorso dalle file di Azione e Italia Viva durante l’elezione di Ignazio La Russa come presidente del Senato.

In mattinata, la nuova squadra di governo ha giurato sulla Costituzione. Domani, a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni incontrerà il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi per la cerimonia della campanella, appuntamento formale per il passaggio di consegne. Entro dieci giorni il nuovo esecutivo si presenterà in Parlamento per chiedere la fiducia alle Camere, iniziando effettivamente il proprio percorso alla guida dell’Italia.

[di Salvatore Toscano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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