Le dimissioni di Liz Truss dopo appena cinquanta giorni di governo mettono a nudo la crisi generale della democrazia occidentale e il fallimento di una Brexit effettuata pensando di poter applicare vecchi schemi politici ed economici.

La stampa britannica, per indicare la gravità della crisi politica che sta attraversando il loro Paese, è arrivata a scrivere che il Regno Unito starebbe diventando come l’Italia (“Britaly”, secondo la celebre testata The Economist), vista la grande instabilità degli ultimi governi conservatori. Sebbene detengano il potere ininterrottamente dal 2010, infatti, i Tories hanno visto ben sette governi diversi succedersi in quest’arco di tempo, con Liz Truss che è arrivata a stabilire il record per il governo più breve nella secolare storia della monarchia britannica, appena cinquanta giorni.

Mentre Rishi Sunak si appresta quest’oggi ad inaugurare un ottavo governo conservatore negli ultimi dodici anni, la crisi che sta vivendo la democrazia britannica, considerata come uno dei capisaldi del modello democratico borghese occidentale, merita considerazioni che vanno oltre le mere scaramucce interne al partito di governo. Ad essere messo in discussione, infatti, è un intero sistema politico che gode sempre meno della fiducia e della legittimazione popolare, come dimostrano i tassi di affluenza alle urne in continuo calo in tutto il mondo occidentale.

Nel caso britannico, poi, si aggiunge la questione della Brexit, una scelta condivisibile se non fosse che la gestione dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea stata interamente lasciata nelle mani dei conservatori, legati a vecchi modelli liberisti oramai superati dal corso del tempo. Anziché mettere in discussione il modello economico dalle fondamenta, la leadership londinese si è illusa che con la Brexit il Paese avrebbe potuto ritrovare i vecchi splendori imperiali, riaffermandosi come potenza planetaria. Al contrario, le politiche dei Tories hanno spinto il Regno Unito a diventare sempre più dipendente dagli Stati Uniti, come dimostrano le sue scelte in politica estera, a partire dal risoluto sostegno all’Ucraina, anche di fronte alle titubanze di altri leader europei.

Il fallimento di Liz Truss non può quindi essere semplicemente attribuito ad errori individuali, per quanto l’effimera premier non sia esente da colpe, ma deve essere considerato come il fallimento complessivo di un modello politico ed economico incapace di rispondere ai cambiamenti contemporanei. I governi conservatori, mentre si divertono a giocare alla guerra in Ucraina, hanno totalmente ignorato i problemi interni come la crisi energetica, l’inflazione, il deprezzamento della sterlina e le spinte centrifughe provenienti da Scozia e Irlanda del Nord.

Sebbene le aspettative su Truss come primo ministro fossero minime, pochi avrebbero potuto prevedere che il suo governo sarebbe potuto finire così bruscamente, in modo così disastroso ed esilarante al punto da infliggere un colpo colossale alla reputazione e alla credibilità della Gran Bretagna all’estero sulla scena mondiale”, ha scritto l’analista politico e storico James Smith, in un articolo pubblicato dalla testata cinese Global Times.

Secondo Smith, dopo la Brexit e la fine del secondo governo di David Cameron, il Partito Conservatore ha abbandonato la politica iberale e pragmatica dell’ex primo ministro, abbracciando posizioni sempre più nazionaliste e conservatrici, e provocando dunque uno spostamento a destra dei governi. La stessa Liz Truss, del resto, “aveva costruito la sua ascesa al potere non su qualifiche o competenze, ma sulla sabbia di discorsi nazionalistici e ideologici”. “La sua caduta in disgrazia immediata e improvvisa è solo una dimostrazione di come il governo britannico sia ora completamente privo di qualsiasi pensiero ragionevole o sensato, producendo un epico disastro politico”, ha aggiunto Smith.

Rishi Sunak sarà ora chiamato al difficile compito di prendere le redini del governo britannico. Significativo è il fatto che Sunak sia stato scelto per questo ruolo non grazie ai suoi meriti, ma perché tutti gli altri papabili si sono ritirati dalla corsa, consapevoli che salire al governo ora potrebbe rappresentare la rapida fine della propria carriera politica. Parlamentare dal 2015, Sunak viene considerato da alcuni come un uomo con posizioni vicine a quelle dell’ex primo ministro Boris Johnson, per il quale ha ricoperto l’incarico di Cancelliere dello Scacchiere tra il febbraio del 2020 e il luglio del 2022, anche se furono le sue dimissioni a dare inizio al crollo dell’esecutivo. Sconfitto da Liz Truss nella corsa per la leadership dei Tories lo scorso settembre, ora avrà la sua possibilità di governare dopo che sia Johnson che la leader della Camera dei Comuni, Penny Mordaunt, hanno alzato bandiera bianca. A settembre, Sunak aveva correttamente previsto che le politiche promessa da Truss avrebbero esacerbato l’inflazione e il debito pubblico, e per questo i suoi sostenitori sperano che sia l’uomo giusto per porre fine a queste piaghe economiche.

A livello internazionale, le aspettative sul nuovo premier britannico sono abbastanza caute: “Sebbene si creda che Sunak abbia una visione più pragmatica rispetto al suo predecessore, è improbabile che sarà in grado di risolvere i problemi strutturali del Paese dall’oggi al domani”, hanno commentato Chen Qingqing Wan Hengyi sul Global Times, pur riconoscendo il valore della formazione economica del neo primo ministro. Secondo gli osservatori internazionali, Sunak potrebbe avere una retorica meno aggressiva rispetto a quella di Johnson e Truss, ma è difficile pensare a cambiamenti rilevanti in materia di politica estera da parte di Londra.

Allo stesso tempo, Sunak dovrà concentrarsi sulle questioni interne al fine di non ripetere gli stessi errori di Liz Truss e di non ritrovarsi a dover rassegnare le proprie dimissioni dopo poche settimane. Tra il dicembre del 2024 ed il gennaio del 2025, il Regno Unito dovrebbe tenere la prossima tornata elettorale: per Sunak sarebbe un grande successo riuscire a traghettare il suo governo fino a questa scadenza.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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