“Penso di conoscere più di altri l’universo dell’impegno giovanile” e “confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del nostro governo”: lo ha dichiarato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, questa mattina alla Camera per le dichiarazioni programmatiche in vista del voto di fiducia al suo esecutivo. Nelle stesse ore Alleanza studentesca, l’organizzazione studentesca di Fratelli d’Italia, teneva alla Sapienza di Roma un convegno su “il capitalismo buono” con la partecipazione di Daniele Capezzone, già deputato di Forza Italia, e Fabio Roscani, parlamentare del Partito di Meloni.
In un’epoca nella quale la vita si svolge soprattutto in rete, di quel convegno non vi è traccia alcuna sui social o in qualche pagina internet, inclusi quelli di Azione studentesca. Non sappiamo dunque se, come riferiscono le cronache degli scontri, il convegno fosse dedicato al “capitalismo buono” in omaggio al recente libro di Stefano Cingolani che reca lo stesso titolo, nel quale si favoleggia di un “capitalismo digitale verde e responsabile” capace di “affrontare con efficacia i bisogni e le priorità che stanno emergendo nelle nostre società: la salute, l’ambiente, il riequilibrio delle risorse e dei fattori di produzione”. Sappiamo però che uno sparuto gruppo di studenti che intendeva protestare contro il convegno, semplicemente esibendo uno striscione, è stato caricato dalle forze dell’ordine: ce lo dicono unanimi i numerosi resoconti di cronaca, accompagnati da video da cui si ricava con una certa evidenza la sproporzione tra il numero dei manifestanti e la violenza della polizia.
Tutti conoscono una massima che informa quanto avviene in accademia: quella per cui tra le sue mura sono ammessi i confronti sulle più disparate tesi, ma mai e poi mai comizi di parte. Tutti conoscono i problemi legati all’attuazione di questa massima: lo scontro tra senso comune e dissenso si sviluppa sulla scia di trame e schemi complessi, come del resto le dinamiche del conflitto sociale attraverso cui si articola la partecipazione democratica e si sviluppa la dimensione politica dello stare insieme come società. Quella dimensione è fatta soprattutto dei compromessi con cui si ricompone il conflitto sociale, e tuttavia si esprime anche attraverso simboli. E quello dato dalla coincidenza tra le affermazioni concilianti della Presidente del Consiglio e la carica della polizia contro gli studenti di Sapienza è un simbolo forte e inquietante. Perché non riguarda le posizioni politiche in campo, ma a monte la possibilità di esprimerle, pur con le ambiguità del conflitto sociale, senza il quale la partecipazione democratica resta però uno slogan vuoto
Alessandro Somma