Ponte Morandi crollato
Il ponte Morandi a Genova è crollato all’improvviso, verso mezzogiorno del 14 agosto 2018.  Si sbriciolarono i 200 metri del ponte Morandi, che corre sulla A10, nella zona di Sampierdarena, portando con sé tre le 30 e le 35 auto, oltre a tre mezzi pesanti. La tragedia causò 43 vittime, 11 feriti e 566 sfollati.
Il viadotto Morandi con i suoi 51 anni da tempo era bisognoso di una manutenzione reale che non c’è stata. Venne costruito in tempi in cui non c’era un gigantesco carico di trasporto con i tir enormente potenziati nel carico trasportabile. Vi sono stati allarmi, documenti, denunce che ponevano il problema, ma non sono state prese in considerazione.  Quindi le responsabilità del gestori padroni AUTOSTRADE ITALIANE del gruppo  ATLANTIA sono certe. Si è pensato ai profitti e non alla manutenzione.! Sono aumentare a dismisura le tariffe ed è peggiorato il servizio ovunque come in tutti i settori dei trasporti e servizi essenziali. La privatizzazione  produce tutto questo e la nazionalizzazione che pure è giusta è necessaria per autostrade e trasporti non è di nessuna garanzia, perchè in questo sistema anche lo stato che gestisce usa gli stessi criteri dei privati, come è dimostrato dove gestisce lo stato. Le concessioni, i cui documenti sono considerati ‘segreti di stato’ e questo è davvero inaccettabile danno tutte le garanzie ai gestori e sono pieni di clausole e cavilli che li mettono al riparo dai danni che eventualmente compiono. E questo è sicuramente il caso di AUTOSTRADE. La REVOCA SAREBBE NECESSARIA ma era complicata e complessa.
Antonio Brencich, professore della facoltà di ingegneria di Genova, aveva da tempo criticato la struttura del viadotto. Nel 2016 ha affermato che l’opera non era né più né meno che un errore di ingegneria. Ha poi denunciato che il viadotto che presentava diversi aspetti problematici, la cui costruzione era basata su una errata valutazione dell’evoluzione del calcestruzzo, producendo un piano stradale non orizzontale. Vi è stata inoltre una manutenzione instabile e costosa. Secondo Antonio Brencich, alla fine degli anni ’90, i costi di manutenzione rappresentavano già l’80% dell’importo totale della costruzione. Negli anni ’90 questo ponte era già stato consolidato a causa di cedimenti strutturali. Autostrade, la compagnia privata che gestisce parte delle autostrade italiane, ha difeso mercoledì in una nota il suo operato. Ha dichiarato che i lavori di consolidamento del viadotto erano in corso durante l’ incidente, che  le condizioni del viadotto erano sotto osservazione e non c’era rischio di crollo. Affermazioni poco credibili alla luce di quanto è avvenuto.
In tribunale per il crollo del ponte Morandi ci sono 59 persone tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del Mit e del provveditorato delle opere pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando 30 milioni. Per l’accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi, ma nessuno  è intervenuto. La manutenzione avrebbe potuto scongiurare la tragedia. Le accuse, a vario titolo, vanno dal disastro colposo all’omicidio colposo plurimo, dall’attentato alla sicurezza dei trasporti al crollo doloso, fino all’omicidio stradale, alla rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza e al falso. Il processo è iniziato a Genova lo scorso 7 luglio.
Dopo un’interruzione dovuta alle eccezioni degli imputati sugli incidenti probatori e le presunte difficoltà ad accedere alle perizie ora il processo prosegue, i giudici hanno dato ragione ai pm: il processo prosegue. Il primo segnale che lasciava presagire quanto comunicato del collegio dei giudici composto da Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori è stata l’assenza in aula degli avvocati dell’ex amministratore delegato di Autostrade Castellucci. I due principi del foro Giovanni Paolo Accinni e Guido Carlo Alleva oggi non erano in aula. Forse un caso, forse no. Il processo per la tragedia di ponte Morandi va avanti. I giudici hanno respinte tutte le eccezioni presentate dalle difese dei 59 imputati che avevano chiesto l’annullamento dei due incidenti probatori e far ripartire il processo quasi da zero. Nel primo incidente individuate le condizioni del ponte, nel secondo accertate le cause del crollo per l’assenza di manutenzione sugli stralli. Rigettate anche le eccezioni che riguardavano la presunte difficoltà ad accedere agli atti contenuti in quattro terabytes in formato digitale. Le udienze del processo riprenderanno alle 10 di lunedì 7 novembre con la presentazione della lista delle prove da parte dei pm, delle parti civili e degli avvocati degli imputati. Solo la procura ha chiesto di sentire 178 persone tra testimoni oculari, persone informate sui fatti, tecnici e finanzieri titolari delle indagini. In tutto fra procura e avvocati degli imputati si potranno sentire 600 testi. Dopo l’udienza i due legali dell’ex amministratore delegato di Autostrade Castellucci hanno fatto sapere di essere convinti della legittimità delle loro istanze e confidano che la Corte lo stabilirà nel corso del dibattimento.  Gli avvocati delle parti civili invece, incassato il via libera dei giudici, guardano già avanti: “Il calendario dei testi è già pronto, da novembre si entra nel vivo del processo”.
La vicenda giudiziaria del crollo del Ponte Morandi merita di essere seguita passo a passo.

I Benetton responsabili, ma non incriminati, anzi.  Recentemente a Benetton  9,3mld dallo Stato per Autostrade . Pagheranno gli automobilisti.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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