Grande partecipazione al 35° Encuentro Plurinacional de Mujeres, Lesbianas, Trans, Travestis, Intersexuales, Bisexuales y No Binaries tenutosi in Argentina dall’8 al 10 ottobre scorsi a cui l’agenzia di notizie nodal.am ha dedicato il dossier “Encrucijadas y desafíos del transfeminismo popular en América Latina”.
di David Lifodi
Foto: https://www.nodal.am/
Dall’8 al 10 ottobre scorsi, in Argentina, si è tenuto il 35° Encuentro Plurinacional de Mujeres, Lesbianas, Trans, Travestis, Intersexuales, Bisexuales y No Binaries in un clima di forte ostilità da parte dei gruppi religiosi più radicali e di parte della società civile e istituzionale.
Agli incontri e alla manifestazione conclusiva, a cui hanno partecipato circa centomila persone, è risuonato più volte lo slogan “América Latina será transfeminista y popular”. L’agenzia di notizie nodal.am ha dedicato ampio spazio all’evento nel dossier “Encrucijadas y desafíos del transfeminismo popular en América Latina”, durante il quale è stato denunciato l’alto numero di transfemminicidi, ma è stato espresso con forza anche il sostegno alla Ministra de Mujeres, Géneros y Diversidad argentina, Elizabeth Gómez Alcorta, che aveva deciso di dimettersi a seguito carcerazione preventiva di sette donne mapuche a seguito dello sgombero di una comunità nella provincia di Río Negro.
Seguendo la logica del contropotere popolare, il movimento transfemminista argentino ha ricordato che è stato anche grazie al suo impegno che è stato raggiunto, nella sanità pubblica, il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza, come del resto, negli anni precedenti, l’entrata in vigore della Ley de Educación Sexual e Integral (2006), della Ley de Identidad de Género (2012), della Ley de matrimonio igualitario (2010), della Ley nacional de protección integral de las mujeres (2019), della Ley de equidad de géneros en los medios de comunicación (2021), e della Ley Nacional de Atención y Cuidado Integral de la Salud durante el Embarazo y La Primera Infancia (2021).
Tuttavia, in Argentina come in tutto il continente latinoamericano, gli effetti del patriarcato, l’odio e la violenza contro il movimento transfemminista non sono mai venuti meno. Inoltre, nel corso dell’Encuentro Plurinacional non sono mancate le critiche verso il femminismo definito blanco y liberal, composto da donne che parlano di parità di genere, ma hanno sempre guardato con diffidenza alle battaglie dell’area femminista alternativa.
Per questo, nodal.am ha posto l’accento sull’urgenza del movimento transfemminista di dar vita ad organizzazioni popolari in grado di “spezzare i legami con le relazioni capitaliste e patriarcali che permeano la società per una vera e definitiva liberazione dei nostri popoli”.
A ricordarlo è stata Paula Giménez, ricercatrice del Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico, ma parole simili sono venute anche dalla scrittrice colombo venezuelana María Fernanda Barreto, educatrice popolare ed esponente della Red de Intelectuales y Artistas en defensa de la Humanidad: “El feminismo es antiimperialista o no es”.
Ritenuto strategico per le lotte di liberazione in America latina, il femminismo ha iniziato ad ottenere maggiore considerazione in Venezuela dal 25 ottobre 2008, la giornata del socialismo femminista, così definita da quando l’allora presidente Hugo Chávez disse: “Todo socialista debe ser feminista, y toda feminista, debe asumir el socialismo como estrategia”.
A questo proposito, María Fernanda Barreto ha ricordato la necessità di costruire un “femminismo rivoluzionario” in America latina e, del resto, el estallido feminista ha giocato un ruolo di primo piano in molti paesi latinoamericani, dall’Argentina al Brasile, dall’Uruguay al Cile.
Eppure la strada da percorrere è ancora lunga. In alcuni paesi è stato si riconosciuto il femminicidio come crimine, ma è stato utilizzato come moneta di scambio per non cedere sul diritto all’aborto o sull’esclusione delle donne e degli esponenti lgbt da incarichi di rilievo nei partiti politici, compresi quelli di sinistra, dove in gran parte gli uomini continuano a prevalere.
Nel corso dell’Encuentro Plurinacional è emerso un quadro interessante del femminismo popolare cileno le cui proposte potrebbero essere prese come esempio, a partire da un principio: le diverse espressioni che danno vita ad un’identità femminista dinamica, inclusiva, mutante, ma soprattutto aperta all’esterno, non si sono mai sedute ad un tavolo istituzionale.
Tra i punti fondamentali vi è il protagonismo politico, sociale e culturale femminista che non può essere inquadrato in definizioni concettuali e teoriche e, proprio per questo motivo, l’urgenza della vita quotidiana deve avere necessariamente la prevalenza sulle riflessioni accademiche perché la vita delle donne è quotidianamente in gioco.
Il femminismo popolare nasce in spazi sociali spontanei, alternativi al femminismo ufficiale: “Los desafíos que han de movilizar a las mujeres de nuestro pueblo y configuran una concepción de mundo creativa, libre e insumisa”.
In definitiva, è dai sotterranei del mondo popolare che può trovare linfa quel tipo di femminismo propugnato dal 35° Encuentro Plurinacional de Mujeres, Lesbianas, Trans, Travestis, Intersexuales, Bisexuales y No Binaries.
David Lifodi scrive sull’ America Latina dove non ha quasi messo piede.