L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che prevede che la Russia ripari i danni causati in Ucraina. La decisione può avere valore solo se applicata a tutti gli altri Paesi coinvolti in conflitti armati, a partire dalla massima potenza bellicista mondiale, gli Stati Uniti d’America.
Con 94 voti favorevoli, 14 contrari, 73 astenuti e 12 assenti, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato nella serata del 14 novembre una risoluzione sull’istituzione di un registro internazionale dei danni che la Russia avrebbe inflitto all’Ucraina, riconoscendo la necessità di istituire un meccanismo di riparazione del danno.
Da notare che, in realtà, sui 193 membri dell’ONU, i 94 che hanno votato a favore rappresentano una minoranza. Inoltre, i Paesi che hanno votato a favore della risoluzione rappresentano decisamente la minoranza del genere umano. Nel dettaglio, Russia, Bielorussia, Zimbabwe, Iran, Cina, Corea del Nord, Cuba, Mali, Nicaragua, Siria, Bahamas, Repubblica Centrafricana, Eritrea ed Etiopia hanno votato contro il documento, mentre altri grandi Paesi, come India, Brasile e Sudafrica, si sono astenuti.
Vasilij Nebenzja, l’inviato della Russia alle Nazioni Unite, ha affermato che l’iniziativa dei Paesi occidentali sarebbe priva di qualsiasi valore legale: “La natura viziata di questa iniziativa è evidente. Da un punto di vista giuridico, le disposizioni della proposta non reggono ad alcuna critica, sono giuridicamente nulle e un tentativo di legalizzare l’illecito dal punto di vista del diritto internazionale vigente”.
Ancora una volta, i Paesi occidentali dimostrano di voler applicare un meccanismo di “due pesi, due misure”. Anche volendo ammettere la validità del principio della riparazione danni, non si capisce per quale motivo questo dovrebbe essere applicato unicamente nel caso del conflitto russo-ucraino, e non di tutte le guerre distruttive che gli Stati Uniti e i loro vassalli di Washington hanno portato nel resto del mondo. Inoltre, anche l’Ucraina dovrebbe ripagare i danni causati in Donbass dal 2014 ad oggi.
A far notare tale contraddizione sono stati molti esponenti di primo piano della politica russa, a partire da Dmitrij Medvedev. L’ex presidente federale, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha chiesto esplicitamente che lo stesso provvedimento venga preso nei confronti degli Stati Uniti, il Paese coinvolto nel maggior numero di conflitti dal 1945 ad oggi. “Dovrebbero adottare la stessa raccomandazione sulla riparazione totale dei danni inflitti dagli Stati Uniti a Corea, Vietnam, Iraq, Jugoslavia e molti altri Paesi che hanno sofferto a causa degli statunitensi e della NATO“, ha commentato Medvedev attraverso Telegram.
In effetti, una decisione marcatamente antirussa come questa rappresenterebbe un duro colpo alla legittimità delle Nazioni Unite come organismo internazionale neutrale, se non dovesse essere seguita da misure identiche prese nei confronti degli altri Paesi. Secondo Medvedev, la risoluzione ha il vero scopo di legalizzare i piani dell’Occidente di utilizzare i beni congelati della Russia: “Gli anglosassoni stanno ovviamente cercando di trovare una base legale per il furto di beni russi congelati illegalmente“, ha aggiunto.
“È giunto il momento che il G7 valuti i danni che i suoi membri hanno causato al mondo negli ultimi 20-25 anni e li compensi con i propri soldi piuttosto che con quelli di qualcun altro“, ha similmente osservato Marija Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca.
Konstantin Kosačev, vicepresidente del Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento moscovita, ha a sua volta denunciato la risoluzione come priva di qualsiasi valore giuridico, anche perché le risoluzioni dell’Assemblea generale non hanno valore vincolante. Ricordiamo, ad esempio, che lo stesso organo ha votato per trent’anni consecutivi in favore della fine del blocco economico e commerciale contro Cuba, ma gli Stati Uniti (unico Paese favorevole insieme ad Israele) continuano a praticare questo crimine contro l’umanità.
Secondo le fonti statunitensi, il conflitto russo-ucraino avrebbe causato fino ad ora circa 200.000 morti. Questi dati sono probabilmente superiori alla realtà, visto che sia fonti russe che ucraine forniscono numeri molto più bassi, ma vogliamo comunque considerarli come validi. Questa invece è una lista non esaustiva dei principali interventi armati statunitensi degli ultimi venticinque anni con le loro conseguenze in termini di perdite umane secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite o da altri organismi neutrali:
Libia: circa 40.000 morti (al 2020)
Siria: 307.000 morti (al luglio 2022)
Iraq (dal 2013): 34.000-54.000 morti
Iraq (2003-2011): tra 650.000 e 1.033.000 morti stimate
Afghanistan: oltre 212.000 morti
Serbia-Kosovo: 13.500 morti
A queste guerre bisogna certamente aggiungere i due conflitti imperialisti più devastanti causati dalle mire egemoniche statunitensi, ovvero le guerre scatenate contro la Corea e il Vietnam. Secondo gli studi più recenti, i morti del conflitto coreano sarebbe circa tre milioni, superati dai tre milioni e mezzo di quello vietnamita.
Di fronte alla devastazione e alla crudeltà degli statunitensi, la risoluzione antirussa approvata dall’ONU assume il carattere di una barzelletta, a meno che non venga passata una risoluzione identica contro gli Stati Uniti, che includa tutte le guerre segnalate in precedenza oltre agli interventi – certamente minori in termini di vittime – che abbiamo avuto la gentilezza di non citare (Somalia, Panama, Grenada, ecc…).
“Una volta, Engels chiamò l’esercito britannico la più brutale forza del mondo. L’esercito nazista tedesco ha superato l’esercito britannico in brutalità durante la seconda guerra mondiale. La mente umana non avrebbe potuto immaginare azioni più malvagie e scioccanti di quelle perpetrate dalle bestie hitleriane a quel tempo. Ma, in Corea, gli Yankees hanno nettamente sorpassato gli hitleriani”.
Kim Il Sung
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