Gli Stati sono considerati ‘canaglia’ quando i loro interessi confliggono con la globalizzazione finanziaria e militare. Altrimenti, anche se dispotici, vanno benissimo. È il caso della diversità di trattamento tra Iran e Qatar.
L’ipocrisia tra Iran e Qatar
La catechesi diritto-umanista non si occupa affatto di diritti umani. Se ne interessa solo se tale narrazione è compatibile con l’espansione commerciale degli Stati Uniti d’America e con loro dei paesi del blocco occidentale.
Gli stati canaglia, impresentabili, incivili, assurgono a tale ruolo quando i loro interessi confliggono con la globalizzazione finanziaria, con il colonialismo predatorio e con l’imperialismo militare. Per questo motivo le vedette in prima linea per le campagne a difesa delle donne e della libertà in generale risultano poco affini alla sensibilità popolare e provocano moti di antipatia e avversione.
L’esempio plastico di questa contraddizione, se così si può chiamare, sta nella differente sensibilità dimostrata per l’Iran e il Qatar.
Il primo paese è da anni bersaglio degli USA quando lo indica tra i principali attori del dispotismo. Per questo motivo l’Iran è vittima di un disumano embargo unilaterale che, ad esempio, non permette alla sanità, tutta pubblica, di assolvere le proprie funzioni. Inoltre in Iran vige un sistema democratico e pluripartitico, certo all’interno delle regole di convivenza indicate dalla Shari’a.
Le donne in Iran possono lavorare, studiare, viaggiare. Sempre tenendo conto del costume tratteggiato dalle legge islamica. A difesa delle donne iraniane lo Spettacolo si è prodigato qualche giorno fa in manifestazioni plateali, di civilissimo sdegno contrito.
Lo stesso sentimento pare assente per il Qatar. Anche nella petrol-monarchia vige la Shari’a, ma non in una democrazia pluripartitica, bensì ordinata da una monarchia assoluta di stampo ereditario.
In Qatar inoltre mancano le minime condizioni di libertà politica per i cittadini con un capillare controllo militarizzato del territorio. Le donne possono studiare, viaggiare e lavorare ma solo previo assenso di un uomo.
Per la costruzione degli stadi dei prossimi mondiali di calcio nell’emirato sono deceduti circa 6.000 operai immigrati alle cui famiglie è stato negato qualsiasi risarcimento. Il lavoro è ricondotto a schemi schiavistici.
Ma in Qatar prospera una enorme base militare dell’aviazione dove indisturbate operano la Royal Air Force Britannica e l’aviazione statunitense. Con circa 10.000 militari stanziati. Per questo non vedremo mai alcuna ciocca di capelli cadere dai volti contriti delle miliardarie resistenti che con grande coraggio affrontano a viso aperto i nemici della civiltà.
Ci vuole molto fegato per denunciare l’oppressione esotica quando poi si ricevono gratificazioni in Patria. E per silenziarsi a comando. Quando una parola potrebbe far storcere la bocca ai magnati filantropi che elargiscono quelle ricompense o che donano magicamente credibilità