Jair Bolsonaro sconfitto, ma non rassegnato
La vittoria di Lula preannuncia una serie di sfide, che dovremo considerare e sulle quali riflettere in modo serio. La prima è il passaggio di consegne, che dovrebbe avvenire non prima del 1° gennaio 2023.Il periodo del fraudolento processo di impeachment di Dilma nel 2016 e l’incarcerazione illegittima di Lula nel 2018 comincia a passare in Brasile, ma è ancora presto per festeggiare. Sebbene l’amore abbia vinto sull’odio a livello nazionale, bisogna agire con molta cautela fino all’insediamento del nuovo governo, perché quella di Lula è stata una vittoria sofferta. Ha perso in molti stati e c’è una grande irritazione nei settori che appoggiano le milizie di Bolsonaro.
Il partito del presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha chiesto lo scorso martedì 22 novembre al Tribunale elettorale superiore (TSE) la cancellazione dei voti di oltre 280.000 urne elettroniche, sostenendo che “malfunzionamenti” avrebbero impedito la sua rielezione contro Lula. “Chiediamo l’invalidazione dei voti delle urne elettroniche per le quali sono state evidenziate disfunzioni insormontabili, e di trarne le conseguenze legali sui risultati del ballottaggio”, si legge nella denuncia presentata da il Partito Liberale (PL) il 30 ottobre. Questa formazione, che ha ottenuto il maggior numero di deputati e senatori al termine delle elezioni legislative, ritiene che il “malfunzionamento” di cinque modelli di urne “metta in discussione la trasparenza del processo elettorale”.PL sostiene che tali disfunzioni sono state dimostrate in una relazione di audit commissionata dalla parte. Secondo l’avvocato di PL, più di 280.000 urne elettroniche utilizzate durante il ballottaggio sarebbero di uno di questi cinque modelli in questione. Ma un annullamento di parte dei voti ottenuti il 2 ottobre avrebbe ripercussioni anche sulle elezioni legislative, che si sono svolte lo stesso giorno, nelle stesse urne. Ciò potrebbe mettere a repentaglio l’elezione di molti parlamentari del PL. Jair Bolsonaro è praticamente scomparso dalla vita pubblica da più di tre settimane, dopo l’annuncio della sua sconfitta da parte dell’ex presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010). Ha rotto il silenzio solo due giorni dopo, senza riconoscere esplicitamente la sua sconfitta, e citando il “senso di ingiustizia” dei suoi sostenitori che hanno manifestato fuori dalle caserme chiedendo l’intervento militare.
Lula vincente su Jair Bolsonaro