L’attentato di Istanbul del 13 novembre ha dato alla Turchia l’occasione per riprendere l’attacco alle esperienze rivoluzionarie curde in Rojava. รˆ di queste ore l’annuncio di Erdogan di un’operazione di terra nel nord-est della Siria che seguirร  i bombardamenti degli ultimi giorni. Anche il Kurdistan iracheno รจ sotto i riflettori, dopo i raid iraniani e la richiesta di Teheran di fermare il sostegno che dal confine nord-occidentale arriva alle proteste che la Repubblica Islamica sta affrontando.

La guerra in Ucraina ha chiaramente attirato l’attenzione di tutto il mondo, ma l’Est Europa non รจ l’unico scenario in cui si confrontano in maniera piรน o meno indiretta potenze occidentali, Russia e altri attori regionali. Un drone turco ha colpito una base in cui gli Stati Uniti mantengono una presenza, mentre Mosca ha giร  invitato Ankara a limitare l’uso della forza per un’operazione che il ministro degli Esteri siriano ha dichiarato una violazione del diritto internazionale.

La crisi economica e del sistema internazionale imperniato su Washington sembra non trovare soluzioni se non la guerra. Per questo la proposta di una conferenza di pace e di sicurezza internazionale, che portiamo avanti da mesi e da tanti accusata di essere una velleitร  quasi filo-russa, รจ in realtร  l’unica strada per affrontare vari pericoli di esclation militare ad un tavolo piuttosto che con le armi.

Marta Collot PaP UP

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