La Polonia vuole limitare il prezzo del petrolio russo a 30 dollari al barile. Lo riporta il periodico staunitense Politico che cita fonti diplomatiche europee.
Mercoledì i paesi membri dell’Unione Europea hanno tenuto colloqui su quale dovrebbe essere il limite di prezzo per il greggio russo, ma il dialogo è stato interrotto. Il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, ha confermato che gli ambasciatori presso l’UE non sono riusciti a concordare una posizione comune sulla fissazione di un massimale. Tuttavia, ha aggiunto che i colloqui su questo tema continueranno. Nell’espressione usata da un diplomatico, “il problema è il prezzo”. Inoltre, gli addetti ai lavori hanno indicato che Varsavia rischia di giocare troppo le sue carte e ritardare sia il tetto massimo che il prossimo pacchetto di sanzioni anti-russe.
Nel frattempo, Cipro, Grecia e Malta ritengono che il limite sia troppo basso e chiedono un risarcimento per la perdita di introiti o più tempo per adeguarsi, scrive Reuters, riferendosi ai diplomatici del blocco comunitario. “Cipro vuole un risarcimento. La Grecia vuole più tempo”, ha detto una fonte a Politico.
Anche l’Ungheria non sostiene l’introduzione del prezzo massimo, portando diversi diplomatici dell’UE a definire la sua posizione “di ripicca”, osserva Politico. In precedenza, Bloomberg aveva riferito, citando persone vicine alla situazione, che il braccio esecutivo dell’Ue aveva proposto un livello di 65 dollari al barile, ma che la Polonia e le nazioni baltiche – Estonia, Lettonia e Lituania – l’avevano bocciato perché troppo generoso con Mosca.
Durissima la reazione del Cremlino. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zajárova, ha dichiarato questo giovedì in una conferenza stampa che Mosca non effettuerà consegne ai paesi che aderiscono all’introduzione del prezzo massimo per il greggio russo. “Abbiamo ripetutamente affermato che l’introduzione del cosiddetto tetto massimo del prezzo del petrolio russo è una misura anti-mercato, interrompe le catene di approvvigionamento e può complicare notevolmente la situazione nei mercati energetici globali”, ha denunciato. Da parte sua, l’addetto stampa del Cremlino, Dmitri Peskov, ha definito “inspiegabile” il tetto al prezzo proposto dall’Ue. “Ho la sensazione che stessero cercando un pretesto per farlo”, ha detto.
Il cosiddetto “price cap” vieterebbe alle compagnie di fornire servizi e spedizioni, come assicurazioni, brokeraggio e assistenza finanziaria, necessari per trasportare il petrolio russo ovunque nel mondo, a meno che il greggio non si venda al di sotto della soglia concordata. La misura persegue due obiettivi: mantenere il flusso di greggio russo per evitare picchi di prezzo globali e limitare le entrate della Russia.
Dopo l’imbarazzante risoluzione votata dal Parlamento europeo che accusa la Russia di terrorismo, lo spettacolo triste sul prezzo massimo del greggio russo che si protrae da mesi mostra la fase terminale di un organismo morente e che sta portando i popoli dei paesi assoggettati nell’abisso della povertà e della guerra