Emanuela Orlandi

La sparizione di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, una ragazza di 15 anni, è avvenuta a Roma il 22 giugno 1983. Quel giorno 1983 Emanuela Orlandi si recò a lezione di musica. L’inizio era previsto per le 16.00. Quel giorno, decise di terminare la propria lezione una decina di minuti prima del solito. Alle ore 18.45, difatti, chiamò la sorella Federica per comunicarle che sarebbe rincasata più tardi a causa di un ritardo dei mezzi di trasporto. Aggiunse inoltre di aver ricevuto una proposta di lavoro: avrebbe dovuto svolgere il ruolo di promoter di cosmetici Avon a una sfilata di moda organizzata dall’atelier delle sorelle Fontana. Erano le 19.39 quando Emanuela si recò con due amiche, Maria Grazia e Raffaella, alla fermata di corso Rinascimento.  Mentre le altre salivano sull’autobus, comunicò loro di attendere il successivo perché troppo affollato. Da quel momento di Emanuela Orlandi si perderanno per sempre le tracce. Se in vita avrebbe oggi 54 anni.
Il 5 luglio 1983 un uomo, con l’accento decisamente anglofono, e per questo ribattezzato l’Amerikano, chiamò la stampa vaticana annunciando di tenere in ostaggio Emanuela Orlandi. L’Amerikano parlò anche di Ali Ağca, il terrorista che nel maggio del 1981 sparò due colpi di pistola a Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Esattamente tre giorni dopo, un uomo con accento mediorientale, chiamò una compagna di Emanuela proponendo uno scambio con Ali Ağca, arrestato dopo l’attentato a Wojtyla. Avrebbero avuto venti giorni di tempo.  I lupi grigi, l’organizzazione criminale a cui il terrorista era legato, conferirono al Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Agostino Casaroli, il compito di fare da intermediario della trattativa. La vicenda non ebbe però alcun seguito reale. Anzi, il 20 novembre 1984, i lupi grigi dichiararono di aver sequestrato non solo Emanuela Orlandi ma anche Milena Gregori. La pista turca fu smentita dalle indagini per l’attentato al pontefice. Il 2 febbraio 2010 Pietro Orlandi si recò a colloquio con Ali Ağca. Quest’ultimo anche in quell’occasione confermò il rapimento di Emanuela da parte del Vaticano e fece il nome del cardinale Giovanni Battista Re. Quest’ultimo ha sempre smentito e Ağca è risultato per l’ennesima volta inattendibile.
Ali Ağca ha recentemente scritto una lettera al fratello di Emanuela Orlandi, Pietro:  “Rapimento deciso da Vaticano”E’ uno dei passaggi della lettera inviata dall’uomo che sparò a Papa Wojtyla al fratello di Emanuela Orlandi, Pietro. Ağca, oggi 64enne, ormai libero e senza carichi penali pendenti, risiede a Istanbul con la moglie, l’italiana Elena Rossi, classe ’67, due lauree, originaria di Ravenna, sposata nel 2015. La lettera continua così: “Papa Wojtyla in persona ordinò che le due ragazze (Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ndr) venissero prese e si servì di qualcuno fidatissimo per eseguire l’operazione in modo da non lasciare alcuna traccia. Il rapimento di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini di entità vicinissimi al Papa. Il Sisde chiedeva informazioni. Erano evidentemente anche loro allo scuro della sorte di Mirella e questo ci fa capire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che a prendere Mirella erano stati uomini di Wojtyla! Poi il Papa rispose ai Turkesh/Sisde nominando anche Mirella Gregori il 28 agosto 1983 e così la messinscena proseguì spedita a beneficio dell’opinione pubblica e soprattutto di Pertini. In Vaticano esiste certamente un dossier segretissimo su Emanuela Orlandi, come dichiara anche Francesca Chaouqui, impiegata nella Cosea, un dossier classificato come segreto di Stato e intoccabile. Lei ha deciso di non svelare ciò che ha letto in quel dossier, perchè se lo rivelasse ‘non farebbe il bene della Chiesa’… Se il Vaticano fosse innocente avrebbe già consegnato quel documento alla famiglia Orlandi o alle autorità italiane, ma non può farlo perché accuserebbe se stesso”.
Il fratello chiede di riaprire le indagini sul caso Orlandi perché “sono troppi i punti non chiari. Il Papa, dopo che gli abbiamo scritto a gennaio, ha risposto in maniera riservata di andare presso il tribunale Vaticano. Io ho portato la richiesta per un incontro con i promotori ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Io continuo a provare: è stato il Papa a dirci di andare da lui non vogliono che io verbalizzi perché farei nome e cognome delle persone. La stessa cosa succede invece presso la procura di Roma. Non è la prima lettera che ricevo da Alì Agca e mantiene sempre la stessa linea da quando l’ho incontrato la prima volta a Instanbul nel 2010, appena uscì dal carcere. Lui scrisse nel ’97 una lettera a mio padre dove parlava di Emanuela. Bisogna capire il movente e le modalità, bisogna avere le prove. Lui racconta le sue verità, racconta di avere dei contatti con un sacerdote dell’Opus Dei”.
Conclusione. Che sia finalmente la volta buona che si venga a sapere il passato, presente e futuro di Emanuela Orlandi.

Il link con un filmato su Manuela Orlandi è il seguente:

Ali Ağca e Pietro Orlandi

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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