Organizzato dall’Associazione “Il rosso non è il Nero” e dal gruppo dei “Partigiani per la Pace” si è svolto a Savona il 13 dicembre un incontro sul tema “La Sinistra e la pace” nel corso del quale si è sviluppato un ampio dibattito dove, tra i diversi elementi oggetto d’analisi, è stata affrontata anche la questione del tentativo in atto di far coincidere NATO e UE all’interno del quadro determinato dal conflitto in corso a causa dell’aggressione russa all’Ucraina: una coincidenza quella tra NATO e UE che si propone anche in un quadro più vasto afferente il rideterminarsi della logica dei blocchi, sia pure in forma e dimensione diversa da una sorta di ritorno al bipolarismo d’antan ( “Limes” nel numero di Dicembre scrive di “Triangolo della Guerra Grande”).
Il governo italiano sta usando il sillogismo NATO = UE per giustificare il proprio riferimento atlantico e nello stesso tempo la propria vicinanza ai regimi dell’Europa dell’Est con l’allineamento al gruppo di Visegrad in funzione della propria vocazione verso le cosiddette “democrature” o “democrazie illiberali” e nel frattempo il proprio allineamento agli USA (elemento quest’ultimo molto discusso all’interno della destra italiana, in settori della quale collegamenti con le democrazie illiberali vanno oltre il confine dell’Oder-Neisse”).
A quale NATO allora si sta allineando il governo italiano?
Per rispondere è necessario partire dal vertice dell’Organizzazione Atlantica svoltosi a Madrid nel giugno di quest’anno, nel corso del quale è stato stabilito un nuovo concetto strategico.
Concetto strategico che tiene conto della complessità delle dinamiche in atto: si riscopre la Russia come nemico principale, si considera ancora in gioco la sfida del terrorismo internazionale, sono ritenuti fragili gli equilibri in Africa e nel Medio Oriente e valutate le minacce che derivano dal dominio cibernetico e – ancora le ambizioni cinesi di maggiore influenza a livello globale.
La strada tracciata sembra quella di mettere da parte l’Europa e di tornare alla guerra fredda.
In questo quadro si inserisce l’obiettivo di realizzare un legame imprescindibile tra NATO e Unione Europea facendo in modo che entrambi gli attori riconoscano l’importanza di una coincidenza di obiettivi nel rafforzamento reciproco considerando ormai come il presente la guerra multi – dominio (non solo terra-mare-cielo ma spazio e fibre ottiche).
Questa ultima considerazione è quella che affida a una piena battaglia politica per la pace la necessità di non considerare Nato e UE come la stessa coincidente struttura politico – militare (ne accennava qualche giorno fa Sergio Romano scrivendo di esercito europeo sul “Corriere della Sera”).
La distinzione NATO/UE e la necessità da parte della Sinistra di considerare l’Europa come spazio politico di riferimento appaiono come le priorità del momento nella nostra riflessione politica. Va impedito che si consideri la situazione come inevitabilmente destinata a una fase di guerra fredda nella corso della quale si prepari il conflitto globale.
Debbono essere avanzate da subito alcune proposte di politica estera sulla base delle quali portare avanti la mobilitazione pacifista dopo il buon successo dell’iniziativa del 5 novembre scorso.
Per rompere il quadro disegnato a Madrid servono proposte di smilitarizzazione e denuclearizzazione poste in zone neutre al centro del Vecchio Continente, serve soprattutto la
internazionalizzazione dei movimenti pacifisti: un obiettivo da porre ai socialisti europei (viene sempre in mente l’esempio delle conferenze di Zimmerwald e Kienthal svolte dai socialisti pacifisti durante la prima guerra mondiale).