Domenico Gallo

Il viaggio trionfale di Zelensky a Washington annunzia anche ai ciechi e ai sordi che il conflitto in atto è una guerra degli USA contro la Russia combattuta per interposta persona, anzi per interposto popolo. Zelensky ha annunciato al Congresso americano la sua indefettibile intenzione di combattere fino alla vittoria per «sconfiggere il Cremlino sul campo di battaglia». Quindi ha precisato – fra gli applausi – che: «La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America». Zelensky ha osservato: «Fra pochi giorni è Natale. In Ucraina lo celebreremo anche a lume di candela, e non per romanticismo. Non abbiamo l’elettricità e molti non hanno l’acqua. Ma non ci lamentiamo. La luce della nostra fede illuminerà il Natale» ed ha aggiunto che tutto ciò che gli ucraini si augurano in questo momento è «la vittoria, solo la vittoria». Infine ha concluso augurando a tutti: «buon Natale e un buon anno nuovo vittorioso».

È sconcertante questo augurio di buon Natale mentre si fanno squillare le trombe di guerra, senza neanche un ripensamento sullo zelo con cui prosegue il massacro in corso fra due popoli ”cristiani”. Eppure noi sappiamo che l’annuncio del Natale può inceppare anche le macchine belliche più poderose. Pensiamo alle tregue di Natale del 1914 di cui parla il film Joyeux Noël. Una verità dimenticata dalla storia del regista francese Christian Carion (2005). Ambientato sul fronte francese, il film racconta una delle tregue spontanee che nel Natale del 1914 annunciarono al mondo che la logica di morte degli alti comandi politici e militari di Francia, Gran Bretagna e Germania poteva essere fermata da un sussulto di umanità e che i “nemici” potevano riconoscersi “fratelli”. Gli uomini schierati per uccidersi misero da parte le armi e cantarono il Natale insieme sulle note di Stille Nacht e di Adeste fideles. Celebrarono insieme la nascita di Cristo, riconoscendosi tutti come membri della stessa famiglia umana. Qualcosa di così imprevisto e stupefacente che i “signori della guerra” si affrettarono a punire quei reparti. Oggi, dopo oltre cento anni, siamo costretti a rivivere di nuovo la tragedia di centinaia di migliaia di uomini schierati per uccidersi e intenti a farlo con il massimo zelo ormai da dieci mesi, senza un giorno di tregua. In prossimità dell’avvento del Natale diventa ancora più scandaloso questo massacro organizzato fra due popoli fratelli che condividono la medesima fede in Cristo.

Se una tregua spontanea fu possibile nel 1914, oggi le autorità politiche e i Governi dei paesi europei potrebbero imporre una tregua di Natale ai due contendenti, come viatico per un cessate il fuoco permanente che apra la strada alla ricerca di una pace giusta e onorevole per tutte le parti in causa.

È questo il senso di un appello promosso da un gruppo di ambasciatori italiani non più in servizio, cui hanno aderito personalità varie. Osserva l’appello:

Tutti gli europei che si riconoscono operatori di pace vedono con angoscia aggravarsi in Ucraina la catastrofe umanitaria e l’estendersi del conflitto verso scenari devastanti, come dimostra il recente incidente in territorio polacco che ha sfiorato un confronto diretto fra Nato e Russia. Ribadiscono quindi che la via diplomatica va perseguita con ogni mezzo e si appellano alla saggezza di chi – Governi e personalità influenti – sia in grado di mediare fra le parti in conflitto.

La strada verso la pace richiede anzitutto un cessate il fuoco. Perciò, le organizzazioni e i cittadini che aderiscono all’appello, auspicano che i contendenti sospendano le ostilità nel periodo fra il Natale cattolico (25 dicembre) e il Natale ortodosso (7 gennaio). Se una tregua simile fu possibile durante la Prima guerra mondiale fra nemici storici, non si vede perché sia irrealizzabile oggi tra popoli slavi uniti dalla storia, dalla cultura e dal credo religioso.

Anche se gli armati di entrambe le parti potrebbero sfruttare quelle due settimane per rafforzarsi sui vari fronti di guerra, la tregua consentirà almeno ai civili inermi di vivere questo periodo – sacro a entrambi i contendenti – nel segno della pace natalizia.

Nulla impedisce, infine, di immaginare che un cessate il fuoco temporaneo persuada i contendenti a esperire ulteriori riduzioni delle ostilità, in modo da alleviare le inaudite sofferenze dei civili vittime incolpevoli di un conflitto fratricida.

Quest’anno i riti di Natale non hanno senso, checché ne pensi il Congresso americano, se non si leva alta l’invocazione per la pace. Chiediamo ai Governi della UE e a tutte le autorità politiche di attivarsi per richiedere una tregua, almeno nel periodo natalizio, con l’auspicio di consolidare il cessate il fuoco oltre questo periodo.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: