Milano è una delle città più ricche d’Europa e del mondo. A Milano un povero senza casa, barbone si dice in dialetto, è morto di freddo per strada, in via Mortirolo , uno dei sottopassi della stazione, dove si raduna di notte un popolo di emarginati.
È il terzo in pochi giorni.
È un omicidio sociale frutto di un sistema che scarta le persone e le loro vite, ad ogni livello e ad ogni costo, fino ai marciapiedi delle nostre città.
Oggi a Milano i poveri muoiono per strada come centinaia di anni fa, mentre hanno intorno lo sfavillio dei più elevati standard di vita della storia umana.
Quante sono le case sfitte di Milano? Molte di più dei pur sempre più numerosi senza casa.
Davvero arriveremo a considerare le morti di freddo per strada con la stessa contabilità industriale dei morti di lavoro? E poi i morti per fame diventeranno normalità in un paese che dove oramai i poveri sono dieci milioni?
Ci vogliono abituare a considerare la strage quotidiana degli sfruttati e degli esclusi come il prezzo inevitabile della nostra civiltà. Che stanno difendendo con le armi contro tre quarti dell’umanità.
Cosa facciamo contro questo orrore ?
Non si tratta solo di aiutare i poveri, ma di chiedere perché e per colpa di chi ci sono i poveri in una società che ha tutti, proprio tutti, i mezzi per impedire che essi ci siano. Una società che sceglie l‘accumulazione delle ricchezza invece che la sua redistribuzione.
Per questo io sono comunista, perché non voglio accettare un sistema che , nel nome degli affari e del profitto, abitua a scavalcare i cadaveri per strada.
Giorgio Cremaschi PaP UP