Pio D’Emilia, testardo come un mulo, gentile come un fiore rosso.

Pio D’Emilia il 7 febbraio 2023 è morto a 68 anni  a Tokio in Giappone, che, anche se nato a Roma,  considerava la sua seconda patria, pur avendo con questa nazione un rapporto d’amore, ma anche critico, vedi il suo articolo “Ecco il mio Giappone”, pubblicato su Il Manifesto dello scorso 8 febbraio.                                          Pio D’Emilia in Giappone era arrivato molto giovane, quaranta anni fa, dopo aver vinto una borsa di studio come procuratore legale e la sua aspirazione allora era quella di diventare avvocato penalista in uno studio internazionale. Scelse, però, il giornalismo diventando corrispondente dal Giappone, sua base, e dall’ Oriente. E’ stato per alcuni anni corrispondente del “Manifesto” del “Messaggero”, dell’ “Espresso”e poi dal 2005 di tg24 Sky.  Sul Manifesto, innanzitutto agli inizi degli anni 2000, scrisse vari articoli che permisero ai lettori del quotidiano comunista di conoscere una realtà lontana non solo geograficamente. Vedi il sito del Manifesto dove gli articoli di Pio D’Emilia sono elencati:
https://archiviopubblico.ilmanifesto.it/?page=10&SearchAuthor=D%27ELIA%20PIO&SearchMonth=00&SearchYear=00&OrderFields=00&OrderMode=00
Pio D’Emilia in Giappone fece anche politica, si era impegnato, anni fa, a fianco di Naoto Kan, nel tentativo di importare in Giappone un Ulivo del Sol Levante, fallito in un paese che del centrosinistra non riesciva a digerire il concetto. Raccontava dell’immobilismo del Partito Comunista Giapponese, del suo essere arroccato su posizioni nobili, riformiste realmente ma insensibili al dialogo con le masse sempre più grandi di precari, di giovani che non ce la fanno a tirare avanti e scelgono altre forme di cambiamento che con la politica non c’entrano nulla. Ad esempio la scelta dell’eremitaggio, in casa propria.                            Inoltre è stato tra i primi, all’estero, a fondare un circolo di Sinistra Ecologia Libertà SEL, il circolo “12 dicembre” di Tokyo. E’ stato consigliere politico e scrittore ombra di uomini politici, tra i quali l’ex premier Naoto Kan. Si è impegnato anche in attività civil. Nel 2005, in occasione dell’Expo di Aichi, ha diretto l’ufficio stampa del Padiglione Italiano. Per alcuni anni membro del consiglio direttivo dell’Aistugia, è stato vicepresidente della Stampa Estera di Tōkyō dal 1998 al 2004, anni nel corso dei quali ha condotto un difficile negoziato con le autorità giapponesi per l’apertura dei cosiddetti “kisha club” (circoli stampa, tradizionalmente “chiusi” alla stampa straniera). Nel 2011, dopo la catastrofe nucleare, ha fondato la Jiyūhōdōkyōkai (Associazione Libera Stampa), di cui è stato vicepresidente.
Non ha scritto solo articoli che riguardavano il Giappone, ma, tra l’altro, il tifone Hayan nelle Filippine, la crisi nucleare in Corea del Nord, gli scontri in Birmania, in Tibet e, innanzitutto la Cina di Xi Jinping, che in un articolo dell’ ottobre 2017 così racconta: “Il XIX Congresso del Partito comunista cinese, apertosi a Pechino, è pronto a confermare il potere incontrastato di Xi Jinping, che viene messo ormai sullo stesso livello di leader del passato come Mao Zedong e Deng Xiaoping, e che quindi governerà sulla Repubblica Popolare per altri cinque anni. E qualcuno prospetta addirittura un’estensione del suo mandato oltre il 2022. Si parla di Xi Jinping come del nuovo “imperatore” e meno che mai, nell’ambito del Pcc (Partito Comunista Cinese), si possono osservare fazioni e correnti, come erano contemplate dalla teoria dei “cinque laghi e quattro mari” introdotta da Mao. Unione, compattezza e disciplina interna dunque, accompagnate da un’incessante lotta contro la corruzione: solo nel 2016 sono state indagate 300 mila persone, metà delle quali condannate (spesso ai lavori forzati) – tra questi 28 dirigenti nazionali o regionali di partito. Ma si può anche parlare di una leadership incisiva e prestigiosa a livello internazionale.”
 Nel 2011 fu uno dei primi giornalisti ad arrivare nelle zone colpite dal grande disastro che colpì il Tohoku e soprattutto nell’area evacuata intorno alla centrale di Fukushima e con il materiale raccolto, partecipò alla produzione del docufilm: “Fukushima, a Nuclear Story”. Un viaggio lungo quattro anni nella duplice tragedia che ha colpito il Giappone nel Marzo 2011, diretto da Matteo Gagliardi, scritto da Christine Reinhold, Matteo Gagliardi e Pio d’Emilia. Una produzione Teatro Primo Studio – Film Beyond.
Il link con il trailer del documentario è il seguente:
https://www.youtube.com/watch?v=dwJsXcpQpek
il giorno del terremoto e decide di partire per raggiungere le zone colpite dallo tsunami: sarà il primo giornalista straniero a riuscirvi. “Fukushima: A Nuclear Story” offre un punto di vista totalmente inedito della tragedia, narrata dalla voce di Massimo Dapporto per la versione italiana e Willem Dafoe nella versione inglese. Christine Reinhold e Matteo Gagliardi uniscono in questo documentario – risultato di tre anni di ricerche – la storia di un giornalista, Pio d’Emilia, che non ha abbandonato il suo lavoro nel momento di maggior pericolo nucleare, i dubbi e i timori di un uomo nei giorni seguenti la triplice tragedia di Fukushima e la ricerca di ciò che è veramente accaduto nella centrale nucleare di Fukushima Daichii. In una intervista inedita l’ex Primo Ministro Naoto Kan rivelerà come Tokyo, e probabilmente il Giappone, si siano salvati per un caso fortuito da una catastrofe ben più grande.Il regista descrive tramite la ricostruzione dei Disegni Manga l’impatto dei tragici eventi rendendoli più comprensibili alle nostre sensibilità. “Fukushima: A Nuclear Story” non è solo un film su Fukushima, piuttosto Fukushima è l’incidente, l’evento che ha generato la storia narrata. La questione in gioco è se sia giusto produrre energia e con quali costi e rischi. E se questi rischi abbiano la priorità nelle valutazioni di realizzazione delle centrali nucleari rispetto ai profitti economici di chi le costruisce e gestisce. E’ la storia di una valvola rottasi per caso che ha salvato il Giappone da una ben più grande tragedia. Quanto sono sicuri gli impianti delle centrali nucleari? Quanto conosciamo di questi impianti? E della loro manutenzione, uso e sicurezza? I giornalisti stranieri, e così il mondo intero, hanno dovuto attendere due anni perché fosse loro permesso di entrare nella Centrale nucleare Fukushima Daichii e di poter vedere che cosa fosse realmente accaduto. A Chernobyl questa possibilità non fu neanche data per lunghissimo tempo. Il popolo giapponese per la prima volta è sceso in piazza per chiedere la verità e il diritto di conoscere, e conoscere ha permesso loro di decidere per il proprio paese e per la propria sicurezza.
Sulla tragedia Pio D’Emilia scrisse il libro ‘Tsunami nucleare I trenta giorni che sconvolsero il Giappone’.’  L’11 marzo 2011, un sisma di magnitudo 9.0, seguito da uno tsunami, ha sconvolto il Giappone causando oltre trentamila vittime. In un diario di trenta giorni trascorsi al “fronte”, Pio d’Emilia, corrispondente da Tokyo per racconta gli eventi che hanno sconvolto il destino di una nazione e modificato l’assetto economico mondiale. La cronaca del giornalista, l’unico ad essere arrivato davanti ai cancelli della centrale nucleare di Fukushima, si alterna allo sguardo dell’uomo nel tentativo di delineare le prospettive di un paese interamente da ricostruire e minacciato da un altro possibile “tsunami”, quello nucleare, i cui danni sono tutt’ora imprevedibili. Completano il volume una serie di foto scattate subito dopo il terremoto, una dettagliata cronologia degli eventi e una nota critica su come la stampa internazionale ha coperto questa catastrofe.


Copertina del libro Tsunami nucleare

Pio D’Emilia è legato al Cadore, dove andava in  da ragazzino. A Misurina possiede una casa dove soggiornava quando rientrava in Italia per un periodo di vacanza.Tempo fa ad Auronzo presentò la biografia dello scrittore e viaggiatore Fosco Maraini. A Belluno vive la figlia Yuki, nome giapponese che significa eccelenza, speranza, luminosità. Pio D’Emilia morto a Tokio sarà, probabilmente, sepolto a Misurina.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: