Dal primo gennaio, in meno di due mesi, 62 le vittime palestinesi e centinaia di ferti, ancora in gravi condizioni. Aumentano anche le colonie illegali israeliane. Europa e Stati Uniti fingono di non vedere, resta l’esasperazione dei palestinesi che non vedono più alcuna alternativa alla lotta armata. Si va dritti verso una nuova Intifada. Il punto di Remocontro*
Israele-Palestina verso una nuova Intifada? Minaccia Netanyahu
Un governo da paura per la stessa Israele che ha votato tanti spezzoni di integralismi politici o religiosi uno diverso e spesso in contrasto con l’altro, e che ora se li trova coalizzati attorno all’indecente Netanyahu, latitante politico da sentenza per corruzione. Frammenti di suprematismo ebraico e razzismo anti arabo palestinese in beffa a decine di risoluzioni internazionali che ora fa persino paura agli stessi tutori americani.
Dopo l’uccisione di 11 palestinesi a Nablus, si moltiplicano appelli alla calma. Ma di questo passo, tra israeliani e palestinesi le cose possono solo peggiorare, avverte ISPI. Mentre Europa e Stati Uniti, anche se distratti dalla guerra in Ucraina fingono di non vedere, tra israeliani e palestinesi sta per esplodere una terza intifada.
I segnali – avvertono molti osservatori – ci sono tutti: «crescendo di violenze, un governo israeliano di estrema destra che sconfessa la soluzione dei due stati, esasperazione dei palestinesi che non vedono più alcuna alternativa alla lotta armata». A nemmeno due settimane dall’ultima visita del segretario di stato Blinken nella regione, le forze armate israeliane hanno lanciato un raid nella città di Nablus, in Cisgiordania, uccidendo 11 palestinesi, compresi ragazzini e vecchi, e ferendone un centinaio.
Nablus, spirale distruttiva
Ciò che rende il raid israeliano a Nablus diverso dai troppi altri, è l’enorme numero di feriti, un centinaio, di cui più di 80 con ferite d’arma da fuoco. Alcuni sono in condizioni critiche. Blitz inusuale nel centro della città vecchia di Nablus in pieno giorno, con il rischio -la certezza-, di vittime civili, denuncia Mattia Serra, ISPI MENA Centre. «Un massacro cercato -l’accusa da più parti-, pericolosa escalation, che sta spingendo la regione verso l’esplosione».
Dal primo gennaio, in meno di due mesi, 62 le vittime palestinesi. Contemporaneamente, dieci israeliani e un turista sono stati uccisi dai palestinesi. Un pessimo inizio che segue lo scorso anno nero con 150 morti, l’anno più mortale per i palestinesi in Cisgiordania.
Ritorno alle armi
Nel mirino dei soldati israeliani tre comandanti del gruppo ‘La fossa dei leoni’ (Areen Al-Oussoud), sorto nell’ultimo anno e che ha la sua roccaforte a Nablus. In un post su Telegram, il gruppo ha confermato che sei dei suoi militanti sono rimasti uccisi nel Raid israeliani, in cui sono morti anche cinque civili, tra cui un uomo di 72 anni e un ragazzo di 14. Per capire quanto il movimento sia ormai radicato tra la popolazione, la folla di migliaia di persone ai funerali, ogni volta che uno di loro viene ucciso.
Blinken e l’imbarazzo Usa
Nablus è una città formalmente è sotto controllo dell’ANP e l’azione israeliana tanto cruenta è avvenuta dopo l’intesa mediata da Antony Blinken, con cui l’Amministrazione americana voleva imporre alle parti moderazione. Gli israeliani si erano impegnati ad allentare la pressione, inclusi nuovi insediamenti di coloni ebrei in territori palestinesi, mentre e in cambio l’ANP ha ritirato la proposta all’Onu in cui chiedeva la condanna di Israele per gli ormai innumerevoli insediamenti illegali. Una decisione oggi incomprensibile agli occhi dei palestinesi.
Doppi standard e zero credibilità Natanyahu
Il raid feroce ed esibito e reazioni allarmate ma impotenti. L’Unione europea ‘invitato le parti’, Parigi ‘esorta’, Stati Uniti ‘estremamente preoccupati’, col segretario Onu Guterres costretto dire: ‘basta ciance, chi ha il potere di farlo –gli Stati Uniti-, impongano alla ultra destra religioso ebraica attorno all’ormai screditato Netanyahu, il rispetto delle risoluzioni internazionali unanimi per la soluzione’ «Due popoli due Stati». Ma siamo sempre alle parole.
Domande palestinesi senza risposte
«Cosa hanno fatto le Nazioni Unite, gli Stati Uniti o l’Europa finora?», chiede Mustafa Barghouti intervistato da Al Jazeera. «Non abbiamo sentito condanne per il comportamento delle forze armate israeliane, né per il fatto che i palestinesi vengono uccisi ogni giorno. Nessuno ha insistito per l’apertura di un’indagine indipendente sull’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh».
E infine la domanda elementare e micidiale assieme: «Perché nel caso della Russia e dell’invasione dell’Ucraina decine di sanzioni sono state comminate nell’arco di pochi mesi, mentre nel caso di Israele neanche la minaccia di una sanzione è stata esercitata per 75 anni?». (quanti russi o ebrei votano alle presidenziali Usa?)
* Ripreso da Remocontro