Sergio Romano, ex grande firma del Corriere della Sera ed ambasciatore presso la NATO, dunque non propriamente un bolscevico, rovescia completamente la retorica dell’aggressore e dell’aggredito.
Sulle parole di Sergio Romano
C’è un passaggio acuto nella intervista (al Riformista) dell’ex ambasciatore Sergio Romano, ex grande firma del Corriere della Sera. Un’intervista nella quale nel contesto ovviamente ‘patriottico’ (nella quale non è mai messo in questione lo schieramento di parte per l’Occidente collettivo) viene chiarito che la guerra è ‘contro la Russia‘, e che, quindi, ‘naturalmente la Russia si difende’.
Insomma, all’avvio da Romano (non proprio un bolscevico) è completamente rovesciata la bolsa retorica dell’aggressore e dell’aggredito. Chi ha desiderato la guerra con la Russia, continua (e non è certo l’Ucraina, povera pedina al macello), non ha raggiunto ancora gli obiettivi perché ‘la Russia si difende con una certa efficacia’.
Sottolineo ancora, perché il modo in cui è costruito il ragionamento è chiaro, ‘la Russia si difende’. E l’efficacia di questa difesa, che non concede vittoria, impedisce a chi la guerra ha voluto (Biden, ma anche altri), di porre fine, perché pagherebbero politicamente.
Quindi la guerra può finire se Putin è eliminato (questa conclusione sinistra è un segno chiaro dello schieramento del parlante). Guerra nella quale, e non si potevano avere dubbi, la Ue ha fallito (e paga).
Qui viene l’osservazione. La NATO (presso la quale Romano è stato anche ambasciatore) è identificata come una strana alleanza, nella quale ‘esiste un esercito permanente integrato’, e quindi ‘un comando militare che lavora h24 con un comandante supremo che è in realtà un capo di stato maggiore di tutti i paesi, ma è sempre americano’.
Ora, qui viene il punto, che fa un capo di stato maggiore per guadagnarsi il suo bravo stipendio? Semplice, h24 “prepara la prossima guerra”. E’ in fondo il suo mestiere.
Ora, come si prepara una guerra? In primo luogo, ricorda l’ambasciatore, avendo un nemico.
E’ questo il punto, l’esistenza di eserciti permanenti, sparpagliati per il mondo (con l’enorme spesa e dividendo che ne deriva per buona parte del sistema industriale americano, ma anche il circuito della ricerca, della stessa formazione, etc.) si perpetua costruendo nemici. E di tanto in tanto guerre.
Ecco, abbastanza semplicemente, diplomaticamente in fondo, quel che Romano ci dice: sono gli Stati Uniti che hanno voluto e vogliono la guerra con la Russia, perché, come un drogato della dose hanno bisogno di nemici e perché sono ancora ‘in un certo senso’ convinti di poter perpetuare il ruolo storico che hanno avuto per il novecento. Ruolo che, attraverso la pace e la guerra, gli ha consentito di tenere la postura più amata: di difensori della libertà