Michele Santoro: “C’è un problema di democrazia nei social e di creatività: non posso avere un milione di followers e poi essere costretto a delegare completamente al social la scelta su come distribuire un contenuto”.

Michele Santoro: “Passare dai social al socialismo”

Il lancio dell’applicazione di Servizio Pubblico a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina è al centro dell’intervista rilasciata da Michele Santoro a Giornalettismo.

Il teletribuno parla della sua nuova iniziativa editoriale, disponibile grazie ad una App scarìcabile. Un tentativo per sganciarsi dalla logica social e sfuggire alla dittatura degli algoritmi.

“Questa libertà è minore rispetto a quanto appare, perché l’algoritmo ti conduce a fare le cose in un certo modo. Se tu i contenuti non li elabori secondo le regole della viralità, l’algoritmo non ti premia. Ma la mia personale esperienza, dice che spesso l’algoritmo sbaglia: mi è capitato tante volte di pubblicare dei contenuti non costruiti secondo le regole che i social network suggeriscono e di avere ottimi risultati.

Quindi, si pone un problema di democrazia nei social e di creatività: non posso avere un milione di followers su Facebook e poi essere costretto ad accettare di delegare completamente al social network la scelta su come distribuire un contenuto”.

Dunque c’è la necessita di passare dai “social al socialismo” e questo impone sicuramente una riflessione sulle nuove forme di capitalismo, rappresentate da Big Tech:

Oggi certi teorici osannati nel PD dicono che la classe operaia è scomparsa, che Marx è morto e che anche noi, che ci abbiamo creduto, non ci sentiamo troppo bene. Ma il capitalismo esiste ancora? Esiste eccome! In una forma oligopolistica e finanziaria. Non vedo, dunque, come faccia a non esistere la classe operaia.

Per i social, noi siamo gli operai senza salario che lavorano gratuitamente per postare contenuti, per condividerli e far viaggiare questa fabbrica dell’algoritmo. E siamo espropriati del plusvalore che produciamo: anche i contenuti di noi autori sono valutati attraverso una monetizzazione ridicola per quello che facciamo. L’applicazione è anche un modo per ribellarsi a questo.

È una spedizione dei Mille che parte a bordo di una piccola imbarcazione, che ha anche qualche buco di qua e di là, ma con la smisurata ambizione di diventare veramente indipendente, anche dai social, per creare una community che può usare i social ma può anche non usarli, che può elaborare le proprie idee senza essere condizionata dal premio che l’algoritmo dà”.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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