Lo storico accordo tra Iran e Arabia Saudita dimostra la coerenza e l’efficacia della diplomazia cinese nella ricerca della pace collettiva, mentre assesta un duro colpo alla politica mediorientale statunitense, volta all’egemonia sulla regione.
Lo scorso 10 marzo, l’Iran e l’Arabia Saudita hanno raggiunto uno storico accordo per la ripresa delle normali relazioni diplomatiche e la riapertura delle rispettive ambasciate. Un risultato di grande importanza per i due Paesi guida della religione islamica, che tuttavia non sarebbe stato possibile senza il fondamentale ruolo di mediazione ricoperto dalla Cina, nella persona del direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, Wang Yi.
Wang, ex ministro degli Esteri e più importante rappresentante diplomatico della Repubblica Popolare, ha ospitato venerdì l’incontro tra la delegazione iraniana guidata da Ali Shamkhani, Segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica dell’Iran, e la delegazione saudita guidata da Musaad bin Mohammed Al-Aliban, ministro di Stato, membro del Consiglio dei ministri e consigliere per la sicurezza nazionale del Regno di Arabia Saudita. Al termine dell’incontro, i tre Paesi hanno rilasciato il comunicato sul raggiungimento dello storico accordo.
Secondo la dichiarazione congiunta raggiunta dai tre Paesi, Iran e Arabia Saudita hanno concordato di riprendere le relazioni diplomatiche entro due mesi e riaprire le ambasciate e le agenzie in entrambi i Paesi. I ministri degli Esteri dei due Paesi terranno colloqui finalizzati all’attuazione della decisione e prenderanno le disposizioni necessarie per lo scambio degli ambasciatori. Ricordiamo che Iran e Arabia Saudita avevano interrotto le relazioni diplomatiche nel 2016, e da allora sono seguiti sei anni di grandi tensioni che non hanno contribuito certamente a migliorare la stabilità regionale.
A margine dell’incontro, Wang ha sottolineato che il risultato raggiunto ha inviato un chiaro segnale che la crisi ucraina non è l’unico problema al mondo, e che ci sono molte questioni riguardanti la pace e il sostentamento dei popoli che richiedono attenzione globale e una corretta gestione. “Non importa quanto complicate o spinose siano alcune questioni, mantenere lo spirito di rispetto reciproco per cercare un dialogo paritario può aiutare entrambe le parti a raggiungere un accordo”, ha commentato il diplomatico cinese.
L’accordo tra i due Paesi musulmani ha avuto grande eco mediatica in tutto il mondo, viste anche le conseguenze che potrebbe avere su scala internazionale: “Il miglioramento delle relazioni Iran-Arabia Saudita è di grande importanza non solo per la regione e il mondo islamico, ma anche per il mondo intero: esso dà certezze al Medio Oriente poiché il mondo sta ancora risentendo dell’impatto del conflitto Russia-Ucraina, e aumenta la fiducia nella pace e nello sviluppo”, ha dichiarato Zhu Yongbiao, direttore esecutivo del Centro di ricerca per la Belt and Road dell’Università di Lanzhou, intervistato dal Global Times.
Il raggiungimento dell’accordo tra Iran e Arabia Saudita rappresenta anche una chiara vittoria della diplomazia cinese, con la Repubblica Popolare che si impone sempre più come interlocutore affidabile nelle relazioni internazionali. Coerentemente con i principi teorici della propria politica estera, la Cina si fa promotrice di pace e stabilità in un mondo nel quale le spinte egemoniche, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, continuano a destabilizzare l’ambiente internazionale.
Ricordiamo che la Cina ha sempre mantenuto rapporti positivi con entrambi i Paesi, e questo ha fatto di Pechino un interlocutore credibile sia per la Repubblica Islamica che per la monarchia wahhabita. Lo scorso dicembre, il presidente Xi Jinping ha visitato l’Arabia Saudita, mentre a febbraio è stato il presidente iraniano Ebrahim Raisi a recarsi nella capitale cinese, riaffermando il ruolo della diplomazia dei capi di Stato. L’accordo tra Iran e Arabia Saudita rispecchia anche le linee guida della Global Security Initiative (GDI) proposta dallo stesso Xi Jinping, e dimostra come la Cina si sforzi di contribuire alla pace mondiale senza andare alla ricerca dell’egemonismo e del proprio interesse particolare.
Inoltre, l’accordo rappresenta anche un chiaro segnale dell’indebolimento del ruolo degli Stati Uniti come grande potenza in Medio Oriente, visto che Washington vede sempre più allontanarsi il suo storico alleato saudita, che preferisce sedersi al tavolo con cinesi ed iraniani al fine di diversificare i propri partner, anziché restare unicamente legato agli USA. Già nel marzo dello scorso anno, l’Arabia Saudita aveva deciso di accettare i pagamenti in Yuan, la valuta cinese, andando ad assestare un duro colpo all’impero del dollaro come valuta di scambio internazionale. Ebrahim Hashem, accademico emiratino attualmente di stanza a Hong Kong, ha scritto sul Global Times che “l’Arabia Saudita ha inviato un chiaro segnale al mondo che sta seriamente diversificando i suoi partenariati strategici e che sta costruendo relazioni con il mondo sulla base dei suoi obiettivi nazionali e regionali. L’Iran ha dimostrato di non poter essere isolato e di poter mostrare flessibilità e disponibilità a stabilire un’intesa comune con i suoi vicini per affrontare le sfide regionali”.
La stessa stampa statunitense, ha dimostrato di accogliere l’accordo con malcelata insoddisfazione, visto che, come scrive il Wall Street Journal, l’accordo proposto dalla Cina potrebbe sconvolgere gli equilibri mediorientali, quegli equilibri che gli Stati Uniti avevano costruito a proprio vantaggio a suon di guerre e destabilizzazioni. Mentre Washington ha sempre sostenuto i sauditi e considerato l’Iran come un proprio nemico, la Cina ha saputo sempre mantenere ottime relazioni con entrambi, risultando tra i principali acquirenti di petrolio sia iraniano che saudita. Svoltasi segretamente, la mediazione cinese deve aver colto di sorpresa non solo la stampa, ma anche i governi occidentali, che non hanno potuto far altro che accettare il fatto compiuto.
Naturalmente, le divergenze tra Arabia Saudita e Iran sono profondamente radicate, e non si può immaginare che l’accordo raggiunto il 10 marzo le risolva completamente. Tuttavia, si tratta di un primo importante passo che potrebbe contribuire a risolvere diverse questioni regionali che sono più o meno direttamente legate alle sfere d’influenza dei due Paesi, come la guerra in Yemen o la forte instabilità politica di Iraq e Libano, senza dimenticare il conflitto siriano.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog