Nell’attuale difficile contesto internazionale, che vede il suo punto più caldo in Ucraina, il testo collettivo Guerra in Ucraina – Cause, conseguenze, retroscena (Sandro Teti Editore, 2022) rappresenta una guida utile per orientarsi nel mare di informazioni contrastanti e spesso di parte che circolano sui mezzi di comunicazione.

Nell’attuale difficile contesto internazionale, che vede il suo punto più caldo in Ucraina, il testo collettivo Guerra in Ucraina – Cause, conseguenze, retroscena (Sandro Teti Editore, 2022) rappresenta una guida utile per orientarsi nel mare di informazioni contrastanti e spesso di parte che circolano sui mezzi di comunicazione. Il libro nasce dal contributo di firme prestigiose e permette al lettore di comprendere il conflitto ucraino in una prospettiva più ampia dell’attuale confronto fra potenze su scala internazionale.

Il generale Fabio Mini è l’autore del primo contributo dal titolo La NATO, braccio armato dell’impero americano. Nel suo saggio, il generale mette in risalto le contraddizioni dell’Alleanza Atlantica, sottolineando come le azioni della NATO rappresentino “vere e proprie minacce alla sicurezza continentale e oltre” e aggiungendo che “la NATO sta costruendo la propria rovina” (p. 15). Mini dimostra come la natura aggressiva dell’Alleanza Atlantica sia stata evidente sin dai tempi della Guerra Fredda, con il pretesto dell’inesistente minaccia sovietica. L’autore critica aspramente anche i passati interventi dell’alleanza, dalla Serbia all’Afghanistan, facendo giustamente notare che gli Stati Uniti abbiano sempre messo in atto dei trucchi per giustificare la sopravvivenza dalla NATO anche dopo la fine dell’URSS. Infine, denuncia la “guerra globale avviata dagli Stati Uniti, nominalmente contro il terrorismo, ma praticamente contro tutti: alleati compresi” (pp. 26-27).

Nella seconda parte del suo intervento, il generale Mini si concentra più specificatamente sull’origine dell’attuale situazione ucraina, ricordando come questa sia riconducibile all’espansionismo della NATO verso i confini della Russia: “Nel 2008 gli Usa e la Nato si dichiararono disposti ad appoggiare l’ingresso nell’alleanza di Georgia e Ucraina, che si trovavano proprio sulla linea rossa tracciata da Vladimir Putin come limite della minaccia esistenziale alla Russia” (p. 32). Nella lettura offerta, quella di Mosca è stata un’inevitabile reazione alle continue provocazioni da parte atlantista: “Dopo otto anni di ricostruzione delle forze armate ucraine, di massacri in Donbass e di legittimazione delle bande neonaziste, la Russia invase l’Ucraina in difesa delle entità russe e russofone del Donbass, che nel frattempo si erano autoproclamate repubbliche indipendenti e con le quali la Russia aveva siglato patti di mutua assistenza” (p. 33).

L’ipocrisia dell’Occidente, che crea deserti e poi li chiama pace è il titolo del saggio dello storico Luciano Canfora, che offre la sua lettura dell’attuale contesto geopolitico mondiale: “La diagnosi principale di questo attuale scenario è che siamo di fronte a uno scontro fra potenze. Questa è la sostanza e giustamente si dice che non è una guerra fra l’Ucraina e la Russia, ma fra gli Stati Uniti (e la Nato) da una parte e la Russia dall’altra” (pp. 39-40). 

Il giornalista Toni Capuozzo tratta invece de La macchina del consenso, analizzando il ruolo dei media nella propaganda di guerra. L’autore lascia trapelare il proprio pessimismo di fronte al declino del mondo occidentale, osservando che “persino l’unica bandiera che può raccoglierci tutti, quella dei diritti, della democrazia e della libertà è stata tradita così tante volte da apparire un po’ scolorita” (p. 48).

Lo storico Franco Cardini ci porta in un viaggio su Ucraina e identità russa: alle radici della terza Roma. Il suo testo analizza le origini del popolo russo e come abbia avuto origine la differenziazione storica tra russi e ucraini, anche attraverso il tema della religione. A questo saggio si collega in modo assai naturale quello successivo di Elisabetta Burba, curatrice del volume, che riprende il tema religioso in chiave contemporanea, con il suo testo La Chiesa Ortodossa ucraina, trascinata nello scontro politico globale. L’autrice evidenzia anche alcuni aspetti critici dello scisma tra ortodossi ucraini e russi, come la presenza di una corrente ipernazionalista all’interno degli ortodossi ucraini, “che arriva al punto di raffigurare delle specie di svastiche nei suoi luoghi di culto” (p. 71). 

Esperto di relazioni internazionali, Paolo Calzini ripercorre le vicende dei due lustri che hanno preceduto il colpo di Stato dell’Euromaidan in Ucraina 2004-2014: un decennio allo specchio. Calzini ricorda come gli Stati Uniti abbiano scelto l’Ucraina come pedina del proprio gioco geopolitico mondiale: “L’America preme per ragioni geo strategiche accentuate da motivazioni ideologiche (alcuni le definiscono messianiche: «L’esportazione della democrazia»). Un atteggiamento fondato sul senso di superiorità dei propri valori a scapito di una valutazione realistica della situazione in loco. […] Gli Stati Uniti si occupano dunque di Ucraina soprattutto perché impegnati nel Grande Gioco di influenza dello spazio postsovietico” (pp. 75-76). Le continue azioni di ingerenza da parte di Washington hanno poi portato al golpe dell’Euromaidan, che giustamente l’autore definisce “un cambio di regime attuato con la forza” (p. 77), e che rappresenta il punto di svolta che ha portato alla tragica situazione odierna.

Moni Ovadia affronta I guasti identitari della peste nazionalista, ricordando il passato oscuro dell’Ucraina, quello dei collaborazionisti nazisti guidati da Stepan Bandera, oggi considerasto eroe nazionale dal governo di Kiev, padre spiriturale del battaglione Azov e degli altri gruppi neonazisti ucraini che detengono un’importante del potere militare nel Paese: “Oggi un ebreo è presidente dell’Ucraina e trova naturale riabilitare e annoverare tra i padri della patria il criminale di guerra Stepan Bandera, massacratore di ebrei e partigiani sovietici, responsabile della pulizia etnica in Galizia e in Volinia di oltre 100 mila civili polacchi nel 1943-44” (p. 87).

Maurizio Carta, giornalista esperto del mondo russo, riprende il filo degli eventi storici in Da Maidan a Minsk: i fatti, riprendendo dalle manifestazioni golpiste dell’Euromaidan per arrivare ai disattesi accordi di Minsk, passando per la riunificazione della Crimea con la Russia, firmata da Putin il 14 marzo 2014. L’autore ricorda come la Russia avesse chiesto “la certezza al 100% che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato” (p. 104), richiesta mai realmente accolta né da Kiev né da Washington, inoltre passa in rassegna tutti i principali punti dei due accordi di Minsk, mai rispettati dall’Ucraina, in particolare quello che prevedeva “una riforma costituzionale dell’Ucraina per la fine del 2015 che preveda decentralizzazione e uno speciale status per le regioni di Luhansk e Donetsk” (p. 108).

Il giornalista Gian Micalessin torna ancora sulle vicende del febbraio 2014 in Piazza Maidan, le verità nascoste, analizzando quanto accaduto con il prezioso contributo della testimonianza di cecchini georgiani che avrebbero dato vita loro malgrado al massacro di Kiev, sotto la chiara regia di Washington: “La fretta di un’America decisa a regalare una vittoria totale all’opposizione è del resto evidente già prima del 20 febbraio” (p. 123). Micalessin ricorda come le sparatorie di Piazza Maidan siano state effettuate per gettare il Paese nello scompiglio e favorire il colpo di Stato e portare con la forza l’Ucraina nel blocco atlantista.

Il secondo saggio di Elisabetta Burba, connesso al primo ma anche allo scritto di Moni Ovadia, si occupa di Ipernazionalismo, quel coltello piantato nella schiena del popolo ucraino. La curatrice del libro sottolinea ancora una volta l’attività dei gruppi neonazisti in Ucraina e il ruolo che essi hanno svolto dal 2014 ad oggi. Burba passa in rassegna le quattro principali formazioni ipernazionaliste del Paese, da Azov a Pravyi Sektor, da Svoboda a S14, svelandone la vera natura senza l’ipocrisia che regna sovrana nei mass media occidentali. Come ricorda l’autrice, “nel 2015, mentre infuriavano i combattimenti nel Donbass, il Governo degli Stati Uniti aveva posto un veto su qualsiasi aiuto materiale o finanziario all’Ucraina” proprio a causa della presenza della milizia neonazista del battaglione Azov (p. 137), salvo poi cambiare idea.

Gianandrea Gaiani, anche lui giornalista ed esperto dei teatri di guerra, traccia il bilancio del conflitto in Le prime (amare) indicazioni della guerra, ricordando che “questa guerra va considerata anche un conflitto civile poiché parte della popolazione e dei combattenti ucraini sono schierati dalla parte di Mosca” (p. 149). Nel suo saggio, ricorda anche come il governo ucraino abbia vietato l’uso dell’espressione “guerra civile” per riferirsi al conflitto, e come i duri provvedimenti di Kiev abbiano portato allo scioglimento di una decina di organizzazioni politiche non allineate al governo. Successivamente, passa in rassegna le forze in campo in Europa, notando che “con le attuali forze, la capacità operativa dei maggiori eserciti europei sarebbe limitata a poche settimane in un conflitto simile a quello attuale” (p. 153) e concludendo che “nessuna forza armata europea e forse occidentale sembrerebbe oggi in grado di sostenerlo sul piano militare, ma anche su quello politico e sociale” (p. 159).

L’ambasciatore Umberto Vattani ricorda con nostalgia Quando l’Italia era in prima linea per costruire la casa comune europea, sottolineando le perplessità che allora vigevano sulla riunificazione tedesca e come l’Unione Europea fosse stata allora pensata al fine di “consentire ai due blocchi di affiancare alla missione di difesa quella di un dialogo politico ed economico, una via cioè per ristabilire l’equilibrio politico-militare fortemente modificato dalla riunificazione tedesca e dall’ingresso della Germania Est nella Nato” (p. 169). Al contrario, l’espansionismo NATO verso oriente e la trasformazione dell’UE in una pedina della politica imperialista di Washington ha portato a raggiungere l’obiettivo contrario rispetto a quello delle origini, ovvero lo scontro diretto tra l’Occidente collettivo a guida statunitense e la rediviva Russia.

Alberto Bradanini, anche lui diplomatico di alto livello, ci offre una lettura del conflitto in un contesto internazionale caratterizzato da Grandi potenze, multipolarismo e guerra in Ucraina. L’autore sottolinea l’esistenza di due narrazioni contrastanti circa il futuro del mondo: “Guardando a un futuro prevedibile, una prima ipotesi, che tende a restringersi man mano che ci si allontana dal mainstream Usa-centrico, vede il dominio della superpotenza atlantica protrarsi ancora a lungo. L’egemonia americana, secondo un’altra ipotesi, dovrà fare presto i conti con l’emergere di Cina, Russia, India e altri, in uno scenario tendenzialmente multipolare: sia nella prima sia nella seconda proiezione, l’Europa, desovranizzata e asservita all’Impero Usa, spicca per la sua assenza” (p. 174). A lungo detentore di incarichi in Cina, Bradanini analizza inoltre la postura della Repubblica Popolare sul conflitto ucraino e su altre importanti questioni globali.

A completare il volume, troviamo l’utile Diario della crisi a cura di Giacomo Gabellini, con il quale orientarsi tra gli eventi degli ultimi otto anni. 

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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