Massimiliano Scarna

La mitologica corsa al centro di tutte le forze istituzionali, con la ricerca della famigerata moderazione, si può spiegare anche attraverso un semplicissimo modello di mercato.

La corsa al centro: il modello di Hotelling

Il modello economico di Hotelling analizza la concorrenza delle imprese nella loro localizzazione spaziale. Nel modello in questione, due produttori posizionati in punti diversi, offrono un bene perfettamente sostituibile, ovvero che soddisfa lo stesso bisogno: per decidere il prezzo finale di vendita, è opportuno considerare non solo i costi di produzione e i prezzi, ma anche i costi di trasporto della merce e/o dei clienti.

Tale costo di trasporto può essere inteso in senso fisico, ad esempio rendere disponibile un bene in un determinato luogo o in senso figurato, cioè come divario tra la differenza che il consumatore percepisce tra l’offerta praticata dall’impresa e l’insieme di caratteristiche che concorrono ad identificare il suo prodotto ideale.

Se è intuitivo valutare i costi del primo tipo, potrebbe essere non immediato comprendere i costi del secondo tipo. Per chiarirli meglio, pensiamo al mercato delle automobili: potremmo idealmente dividere il mercato in due tipi di consumatori, coloro che cercano il comfort e coloro che cercano la velocità se

Un potenziale cliente del primo tipo, nel caso in cui gli venisse offerta un’automobile veloce, dovrà sopportare dei costi psicologici poiché dovrà rinunciare a una caratteristica fondamentale per lui.

Continuiamo a ragionare su questo esempio: il produttore di macchine veloci potrebbe aggiungere un qualche optional che renda la vettura più confortevole, in modo da catturare i consumatori amanti del comfort, senza perdere quelli che già ha. Analogamente, il produttore di vetture comode potrebbe migliorarne le prestazioni del motore.

Nel lungo periodo potremmo assistere a una corsa verso il centro che conduce a un mercato in cui non vi è differenza sostanziale tra le vetture: quelle confortevoli saranno diventate anche veloci e quelle veloci saranno diventate anche confortevoli.

Il modello, oltre a chiarire perché le imprese offrano sostanzialmente beni e servizi tutto sommato assai simili, codifica il concetto di consumatore indifferente, cioè quello che divide idealmente il mercato in due segmenti ai cui estremi sono localizzate le caratteristiche ideali: nel nostro esempio, velocità e comfort.

Anthony Downs, economista e sociologo statunitense ha applicato questo semplice modello alla politica, mettendo in evidenza similitudini tra la concorrenza tra le imprese per accaparrarsi quote di mercato e la competizione tra i partiti per ottenere il maggior numero di voti

L’obiettivo che accomuna maggioranza e opposizione, infatti, consiste nell’intercettare il consenso degli elettori. Essi, in un’ottica utilitaristica, valutano i programmi elettorali in base alle ricadute sul loro benessere individuale: sceglieranno perciò il partito preferito quando presenta una ragionevole possibilità di successo, oppure, in un approccio del second best, preferiranno l’opzione che consente di evitare la vittoria del partito meno gradito.

In una situazione dicotomica destra-sinistra, il voto andrà al di conseguenza al candidato che più si avvicina alla collocazione dell’elettore mediano: se ne deduce che le posizioni estreme fanno perdere quei clienti/elettori troppo lontani in termini di gusti, desideri e opinioni.

Programmi, slogan, politiche economiche saranno usati come strumenti di marketing per intercettare il più ampio consenso da parte dei cittadini. Tuttavia, mentre per un bene/servizio questa soluzione porta a un’offerta sostanzialmente simile in termini di caratteristiche, i partiti politici devono diversificare in qualche modo proposte politiche tutto sommato identiche per non farle percepire uguali, pena perdita di credibilità.

E ciò può essere fatto soltanto evitando di proporre soluzioni concrete e precise, attraverso affermazioni generali per suggerire peculiarità che non esistono

I dati dell’Istituto Cattaneo

Risulta interessante leggere un passaggio di una ricerca dell’Istituto Cattaneo relativa alle elezioni del 2018:

i programmi dei partiti sono concreti o verificabili non soltanto se tengono conto dei vincoli finanziari nel formulare le loro proposte di policy, ma anche se indicano con sufficiente precisione le soluzioni che intendono adottare per perseguire determinati obiettivi […].

Abbiamo considerato come una affermazione generale/generica tutte quelle frasi o porzioni di frase che si limitano a enunciare obiettivi, ideali o giudizi astratti su determinate questioni politiche (ad esempio: ci impegneremo per la risoluzione del conflitto in Medioriente); al contrario, definiamo come proposta politica tutte quelle affermazioni che indicano l’approvazione o l’abolizione di una precisa politica pubblica (per esempio: ci impegniamo a ridurre il cuneo contributivo di 5 punti in 5 anni).

Tutti i partiti di massa – ovvero quelli più votati – avevano meno del 30% di proposte verificabili; l’unico movimento in grado di presentare un programma elettorale concreto – quasi il 70% di proposte – era CasaPound (!), gruppo di estrema destra che ha ottenuto poco meno dell’1% di consensi

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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