Il presidente Qasym-Jomart Toqaev e gli osservatori internazionali hanno sottolineato il successo delle elezioni kazake, che pongono definitivamente fine ai tentativi di destabilizzazione in funzione antirussa dello scorso anno.
Le elezioni legislative che si sono tenute in Kazakistan il 19 marzo hanno rappresentato l’ultimo atto di un ciclo che si era aperto con le proteste, anche violente, che avevano aperto l’anno 2022 nell’ex repubblica sovietica. Mentre molti commentatori stranieri si auguravano l’inizio di una “rivoluzione colorata” in funzione antirussa nel Paese dell’Asia centrale, il governo del presidente Qasym-Jomart Toqaev è riuscito a placare gli animi dei rivoltosi nel giro di pochi giorni, promettendo una riforma costituzionale, approvata nel successivo mese di giugno.
Dopo le elezioni presidenziali di novembre, che hanno visto la conferma di Toqaev, ma con poteri più contenuti in base alla nuova carta costituzionale, i kazaki sono stati nuovamente chiamati alle urne per rinnovare la composizione della camera bassa dell’organo legislativo, denominata Májilis, ovvero “assemblea”, composta da 98 seggi più sette eletti dal Senato, la camera alta. I 98 scranni sono distribuiti in base ad un sistema elettorale misto, secondo il quale 69 di questi vengono assegnati con un sistema proporzionale e 29 con il metodo del first-past-the-post all’inglese.
I risultati preliminari hanno visto la vittoria del partito di governo, recentemente ribattezzato Amanat (ovvero “impegno”), ma precedentemente noto come Nur Otan (“patria radiosa”). Amanat ha ottenuto il 53,90% delle preferenze, assicurandosi la maggioranza dei seggi distribuiti con il proporzionale e vincendo in ben 22 collegi uninominali su 29, con i restanti sette seggi che sono stati conquistati da candidati indipendenti. Secondo i risultati provvisori, comunque, sei partiti sui sette partecipanti avranno una rappresentanza parlamentare. Oltre ad Amanat, infatti, ottengono seggi Partito Patriottico Nazional-Democratico “Auyl” (10,90%), il Partito Respublica (8,59%), il Partito Democratico “Aq Jol” (8,41%), il Partito Popolare del Kazakistan (6,80%) e il Partito Socialdemocratico Nazionale (5,20%).
“Le elezioni parlamentari tenutesi domenica in Kazakistan sono state condotte in conformità con le norme internazionali e la legislazione nazionale”, ha affermato il presidente dell’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, il bielorusso Aljaksandr Markevič. “Dobbiamo affermare, e lo abbiamo sottolineato nella nostra conclusione, che le elezioni si sono svolte in conformità con la legislazione della Repubblica del Kazakistan e con le norme internazionali“, ha affermato, aggiungendo che “non abbiamo riscontrato alcuna violazione della procedura di distribuzione delle schede elettorali, del posizionamento della pubblicità visiva, dell’organizzazione del processo di voto e del conteggio dei voti, come abbiamo sottolineato nella nostra conclusione del gruppo internazionale di osservatori“.
Anche gli osservatori dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai hanno giudicato positivamente il processo elettorale kazako. “La Missione rileva che le elezioni anticipate dei deputati del Májilis e dei Mäslihat [i parlamenti locali, ndr] della Repubblica del Kazakistan hanno soddisfatto i requisiti della legislazione nazionale del Kazakistan e gli impegni internazionali del Paese. La Missione non ha rilevato alcuna violazione della legislazione nazionale che metta in discussione la legittimità delle elezioni. La Missione riconosce che le elezioni sono trasparenti, credibili e democratiche“, ha affermato il vice segretario generale Grigorij Logvinov.
Il presidente Toqaev ha espresso un giudizio positivo sul processo elettorale e sul cammino che il Kazakistan sta intraprendendo per riformare il proprio sistema politico. “Recentemente abbiamo avuto le elezioni per il Májilis ed i Mäslihat, che è un enorme passo avanti per promuovere le nostre riforme. Queste elezioni sono state una degna continuazione delle nostre riforme su larga scala. In altre parole, è iniziata una nuova era di sviluppo politico del Paese. È simbolico che questo momento storico coincida con la celebrazione di Nawrūz [il capodanno kazako, celebrato nell’equinozio di primavera, ndr]”, si legge in una nota rilasciata dal servizio stampa presidenziale.
Secondo Toqaev, il sistema politico revisionato darà un forte impulso allo sviluppo del Kazakistan: “Le riforme in corso di attuazione aprono la strada alla crescita economica e a redditi più elevati per la popolazione. Le riforme continueranno senza dubbio. Diventeremo uno Stato forte e completo. Questo è il nostro obiettivo principale“, ha affermato il capo dello Stato. Il presidente ha anche sottolineato che c’era molto lavoro da fare: “Nonostante le differenze nelle posizioni della nostra popolazione, abbiamo aspirazioni comuni: il benessere della popolazione e un brillante futuro per lo Stato. Facciamo ogni sforzo per raggiungere questi obiettivi comuni. Se manteniamo la nostra unità e lavoriamo insieme, possiamo ottenere qualsiasi cosa. Credo in un futuro luminoso per le nostre persone di talento. Gli interessi dello Stato vengono prima di tutto. Se preserviamo l’armonia e l’unità nella nostra società, saremo in grado di raggiungere il nostro obiettivo principale, costruire un Kazakistan giusto. Dobbiamo unirci e mostrare solidarietà per raggiungere questo obiettivo“, ha concluso Toqaev.
Strettamente legato alla Russia dal punto di vista economico, il Kazakistan ha resistito con successo alle destabilizzazioni in chiave antirussa che lo avevano travolto un anno fa. Nonostante le continue pressioni esterne, la repubblica dell’Asia centrale continua a mantenere ottime relazioni con Mosca, come dimostrano i recenti accordi tra il governo e Gazprom. Proprio in questi giorni, Toqaev ha incontrato il CEO dell’azienda russa, Aleksej Miller, con il quale ha discusso questioni relative all’attuazione di nuovi progetti congiunti sul gas tra Gazprom e l’azienda statale kazaka, QazaqGas. Questo potrebbe essere il primo passo verso la creazione di una “unione trilaterale” del gas tra Russia, Kazakistan e Uzbekistan, un progetto avanzato da Toqaev e Vladimir Putin nello scorso novembre.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog