Quanto contano davvero le scelte che facciamo ogni giorno? Siano esse relative all’alimentazione o ai nostri stili di vita in linea più generale. In realtà, ognuno di noi ha un impatto molto rilevante nei confronti dell’ambiente che ci circonda, più di quanto possiamo immaginare. Non dimentichiamo che abbiamo un solo pianeta e dobbiamo rispettarlo e averne più cura.
Volere più bene a sé stessi e contemporaneamente al pianeta sul quale viviamo non è pura utopia, ma un sogno realizzabile. Questo sogno richiede, però, degli impegni da parte di ognuno di noi, che non vuol dire dover per forza fare grandi rinunce, ma, certamente, richiede una certa costanza nel tempo e il dover intraprendere un percorso, uno stile di vita meno impattante.
Per dare concretezza a tutto questo, occorre attuare una serie di comportamenti più rispettosi e scelte sostenibili.
A questo proposito una scelta sicuramente di grande utilità, consigliata da molti, sarebbe quella di operare una transizione verso un’alimentazione il più possibile vegetale, che ha senz’altro molti effetti positivi sia sull’uomo che sull’ambiente intorno a noi.
Secondo alcuni studi, infatti, limitare il consumo di carne, e, naturalmente, di tutti i suoi derivati, ha numerosi benefici per la nostra salute in generale.
Vediamoli un po’ più nel dettaglio:
La riduzione della carne nella dieta della popolazione si collega, infatti, ad una riduzione del rischio di alcune malattie (abbattimento della colesterolemia, ottimizzazione della salute intestinale, miglior controllo sul peso ecc.).
Complessivamente, questi benefici sembrano essere strettamente correlati al tipo di alimentazione ed allo stile di vita. Per fare un esempio pratico: è facilmente deducibile che un soggetto che ha spesso l’abitudine di nutrirsi al fast-food avrà uno stile di vita globalmente meno salutare rispetto a chi segue un regime vegetariano o vegano.
Questo tipo di diete, che escludono quindi la carne e qualsiasi prodotto di origine animale, sembrano in grado di ridurre statisticamente il rischio di malattie cardiache e cancro, ma anche di migliorare la resistenza insulinica e di ridurre il rischio di diabete di tipo 2.
I numerosi benefici per la salute derivanti dal consumo di più vegetali derivano:
dalla moderazione dei grassi saturi e del colesterolo, di alcuni particolari additivi (nitrati e nitriti) e dai residui della carbonizzazione (cotture alla piastra, alla griglia, fritture ecc.);
dal maggior consumo di alimenti vegetali che contengono antiossidanti, fibre e micronutrienti benefici;
da una dieta meno calorica.
Uno degli aspetti più studiati delle diete a base vegetale è, come accennato, il loro effetto sulla salute del cuore.
Vi è una dimostrata correlazione tra l’assunzione di grassi saturi, che si trovano principalmente nei prodotti animali, ed un aumentato rischio di malattie cardiovascolari. In tal senso, andrebbero evitati o almeno il più possibile limitati nelle quantità e nella frequenza di consumo, i tagli grassi, gli insaccati (salsicce, wurstel ecc.), i salumi grassi ecc., che possono contribuire allo sviluppo dell’ipercolesterolemia, della pressione alta ecc.
Inoltre, le maggiori riduzioni del rischio di malattie cardiache sono state osservate quando si sostituiscono fonti di grassi saturi con fonti di grassi insaturi (soprattutto acido oleico, alfa-linolenico, linoleico), come pesce, semi oleosi come semi di lino e di girasole, e frutta secca in genere.
Le diete a base vegetale sono spesso ricche di fonti di grassi insaturi, come l’olio d’oliva, e di fibre alimentari, fattori nutrizionali che possono aiutare a ridurre i livelli elevati di colesterolo nel sangue.
Le diete che escludono la carne sono spesso ricche di frutta, verdura, cereali integrali, legumi ed altri alimenti vegetali, che offrono un ottimo apporto di fibre alimentari preziose per il benessere intestinale, in quanto svolgono un’azione antinfiammatoria e di supporto immunitario nel corpo. I batteri intestinali possono anche svolgere un ruolo nel prevenire la crescita di alcune cellule tumorali, migliorare la composizione corporea e proteggere dal diabete di tipo 2.
I cibi di origine vegetale promuovono la crescita di una microflora benefica nell’intestino, mentre l’eccesso di prodotti animali facilita la predominanza di altri batteri che possono influire negativamente.
Limitare il consumo di alcuni tipi di carne può anche aiutare a ridurre il rischio di alcuni tipi di cancro.
Alcuni ricercatori hanno suggerito che i grassi saturi e i composti cancerogeni prodotti durante la lavorazione della carne e la cottura ad alta temperatura svolgono un ruolo determinante per lo sviluppo di cellule neoplastiche. Gli alimenti vegetali, d’altra parte, sembrano avere un effetto protettivo contro il colon-retto e altri tumori.
Limitare il consumo di carne rappresenta sicuramente ed allo stesso tempo una scelta sostenibile che fa bene non solo all’organismo, ma anche all’ambiente.
Questo perché la produzione di carne richiede molte più risorse, porta a maggiori emissioni di gas serra e contribuisce alla deforestazione e all’inquinamento in misura maggiore rispetto alla produzione di frutta, verdura ed altri alimenti vegetali minimamente trasformati.
A questo punto ci chiediamo: per chi non vuole rinunciare alla carne o al pesce, esiste un’alternativa che sia il più possibile sostenibile per uomo e ambiente? Occorre ricordare che in Italia esiste un Piano nazionale per il benessere animale ed è attiva, inoltre, una rete di controllo che ha il compito di verificare che siano rispettati una serie di standard.
Forse non molti sapranno che in Italia c’è un’associazione denominata “Allevamento Etico” fatta da produttori che dichiarano quali sono gli standard che si impegnano a rispettare ogni giorno, che suggerisce al consumatore un elenco di indirizzi a cui rivolgersi per consumare carne in maniera rispettosa dell’ambiente e anche, almeno in parte, del benessere degli stessi animali.
Come evidenziato dai promotori, quelli che seguono “sono metodi di allevamento dove l’attenzione per le esigenze etologiche e comportamentali dell’animale sono alla base del rapporto uomo-animale allevato, così come il rispetto dell’ambiente e l’attenzione verso un’elevata qualità del prodotto”. Secondo il manifesto dell’associazione, i criteri di eticità dell’allevamento riguardano sia l’attività dell’azienda che il trattamento degli animali. Prima di tutto, ovviamente, è fondamentale che almeno il 50% del cibo per gli animali sia prodotto direttamente nell’azienda. Altro elemento fondamentale è la trasparenza: un allevatore etico dovrebbe conoscere la provenienza del mangime che acquista e prediligere prodotti non OGM e a basso impatto ambientale.
Nel concreto l’allevamento etico è un tipo di allevamento che si impegna a favore del benessere animale e per la produzione di alimenti sani, con regole aziendali che, in realtà, vanno ben oltre i marchi di qualità come il biologico. Esistono, infatti, grandi allevamenti intensivi che sono certificati come “biologici” ma ciò non basta a garantire una produzione che sia veramente “etica” dei prodotti.
Gli allevamenti etici stanno prendendo sempre più piede, anche se ancora, purtroppo, poco conosciuti.
Il concetto di eticità riferito agli allevamenti va inteso come scelta ben precisa nel dire di no allo sfruttamento intensivo degli animali e al disinteresse per loro esigenze etologiche.
Tra gli obiettivi basilari c’è il rispetto delle “5 libertà a tutela del benessere della specie e dell’individuo allevato” considerato come “essere senziente”, così come stilate nel “Rapporto Brambell” (1. libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; 2. libertà di avere un ambiente fisico adeguato; 3. libertà dal dolore, dalle ferite, dalle malattie; 4. libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali tipiche della specie; 5. libertà dalla paura e dal disagio).
Riteniamo che sia importante precisare che, soprattutto quando si acquista presso la Grande Distribuzione Organizzata, si può rischiare di essere tratti in inganno. Oggi numerose etichette, assolutamente prive di una disciplina, si presentano sul mercato come prodotto “naturale”, “bio”, “fresco di allevamento”, eccetera. Molte di queste, inevitabilmente, attirano l’attenzione del consumatore sul prodotto, date le nuove tendenze verso una produzione più attenta e sostenibile, ma potrebbero non avere alcun significato e non provenire, come accennato in precedenza, da allevamenti realmente differenti.
Abbiamo mai riflettuto sulla filiera della carne prima di compiere un acquisto?
Ognuno di noi si deve sentire parte attiva nella lotta verso un minor impatto ambientale, svolgendo al meglio il proprio ruolo.
E’ urgente, quindi, comprendere l’importanza che ha la nostra stessa alimentazione, il nostro stile di vita, le nostre scelte quotidiane, a partire dalle più piccole.
Bisogna effettuare scelte più consapevoli e capire che il comportamento di ognuno di noi è cruciale: abbiamo un solo pianeta terra, impegniamoci seriamente a rispettarlo nella sua biodiversità, perché ne va del benessere di tutti