Il mito delle Olimpiadi sostenibili e a costo zero, costruito ad hoc per i prossimi Giochi invernali, è ogni giorno che passa sempre più debole. Cortina 2026 continua infatti a far parlare di sé mentre si sommano gli annunci di progetti inutili e persino dannosi per l’ambiente. E che qualcosa non stia andando per il verso giusto lo dimostrano le critiche mosse dallo stesso Comitato olimpico internazionale (CIO), il quale ha messo nel mirino l’utilità di alcune delle opere in costruzione. Più nel dettaglio, il Comitato si è espresso sulla possibile realizzazione di una pista da bob dal costo di circa 120 milioni di euro. Una spesa «inutile» – secondo il CIO – dal momento in cui si potrebbe utilizzare quella «della confinante città austriaca di Innsbruck». Anche perché, si sottolinea, a fruire dell’impianto dopo l’evento olimpico vi sarebbero solamente i professionisti della disciplina, ovvero, poche decine di atleti in tutta Italia. In sostanza, come già accaduto con la pista da bob costruita in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, che l’impianto venga abbandonato dopo i Giochi è più che un’ipotesi.

Discorso analogo per il pattinaggio. Il sindaco di Milano Sala ha reso noto che punterà molto sulla realizzazione di una pista nel capoluogo lombardo, eppure, a Torino un impianto idoneo per le gare su ghiaccio c’è già. Una soluzione che avrebbe rappresentato un notevole risparmio: per rimettere a nuovo le piste di Torino, le quali hanno già ospitato le gare di pattinaggio ai Giochi del 2006, servirebbero infatti non più di 4 milioni di euro, mentre l’impianto che Sala vuole a tutti i costi in zona Rho fiera a Milano andrebbe costruito da zero spendendo almeno 30 milioni. Al riguardo, anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha evidenziato il problema dei costi. Ma Sala è intransigente: le infrastrutture presenti a Torino e in Piemonte non devono avere spazio a Cortina 2026, anche se questo significasse risparmiare milioni di euro dei cittadini in cambio di spostamenti di un paio d’ore scarsi dal villaggio olimpico.

Infine, come ultimo contraddittorio progetto – in ordine di apparizione, ma forse ancor più paradossale dei precedenti – c’è proprio il Villaggio olimpico che ospiterà gli atleti, voluto dalla Regione Veneto a Campo di Sotto, su un prato che la stessa amministrazione Zaia aveva definito come uno ‘scrigno di biodiversità’. Proprio così: “uno scrigno di biodiversità da tutelare”, così la Regione ha definito uno dei prati umidi montani di Cortina d’Ampezzo. “Habitat di due specie rare in Veneto – ha specificato la Regione nel calendario “Habitat di prateria del Veneto 2023” del mese di settembre – le quali identificano prati freschi e pingui che è importante continuare a falciare evitando pascolo e liquamazioni per evitare la perdita di elementi fondamentali del paesaggio montano”. Nonostante quindi la stessa amministrazione regionale abbia esaltato le qualità ecologiche del luogo in questione, è proprio lì che ha scelto di realizzare il Villaggio Olimpico dei futuri Giochi e delle Paralimpiadi. In questo caso, sebbene verranno utilizzati prefabbricati, questi dovranno comunque avere una base su cui poggiarsi, con relativa copertura del prato. Senza contare la posa di tutte le condotte per garantire scarichi igienici e per portare acqua ed elettricità, oltre alla realizzazione di passaggi per permettere alle circa 1200 persone previste di muoversi. “Quello che la natura ha creato in centinaia di secoli – ha tuonato l’opposizione – verrebbe alterato per realizzare un insediamento umano di poche settimane, con danni irreversibili. Chiediamo alla Giunta se non ritenga di dover intervenire con la massima urgenza per bloccare la realizzazione del Villaggio Olimpico”.

[di Simone Valeri]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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