Desiderosi di aumentare le vendite e sollevare i lavoratori da compiti banali (o semplicemente sollevare i lavoratori), rivenditori e supermercati stanno aggiungendo robot ai corridoi dei loro negozi e dei loro magazzini. Grosse società e multinazionali stanno implementando in maniera progressiva il personale robot. Molti dicono che la sostituzione dei lavoratori non sta per arrivare ma che è già cominciata.
Agli inizi di questo mese, la multinazionale statunitense Walmart (proprietaria dell’omonima catena di negozi) ha presentato un proprio centro completamente automatizzato in Florida, a Brooksville: 130.000 metri quadri di carrelli elevatori che scaricano i pallet dal retro di dozzine di rimorchi di trattori; prodotti in scatola e per la pulizia sfrecciano sui nastri trasportatori; la merce ordinata in base al reparto e al corridoio del negozio, prima di essere impilata con estrema precisione. Il tutto avviene senza personale umano ma solamente con l’utilizzo di robot e veicoli che si guidano da soli. Il progetto del gigante Walmart è quello automatizzare ognuno dei 42 centri di distribuzione regionale acquisiti tramite Simbiotico, società di tecnologia logistica e di stoccaggio di cui ha acquisito una quota azionaria lo scorso anno. In tre anni, Walmart prevede che circa due terzi dei suoi negozi saranno serviti da qualche tipo di automazione, mentre il 55% del volume dei centri logistici si sposterà attraverso strutture automatizzate e le medie dei costi unitari potrebbero essere ridotte del 20%. E pensare che Walmart, dopo il governo federale, è il maggior datore di lavoro degli Stati Uniti con 1,6 milioni di dipendenti.
Non è solo Walmart a spingere verso l’automazione. Amazon è pioniera dell’automazione nei propri magazzini: l’acquisizione da 775 milioni di dollari di Kiva Systems nel 2012 è stata un momento cruciale nell’inserimento della forza lavoro robotica nella catena di produzione dell’azienda. Oggi, il gigante statunitense della drogheria Kroger, in collaborazione con l’inglese Ocado, sta aprendo enormi capannoni alimentati da robot per espandere la sua attività di generi alimentari online, incluso uno che gli ha permesso di entrare nel mercato della Florida senza costruire un singolo punto vendita. Il motore di ogni capannone di questo genere è una griglia high-tech – altrimenti chiamata “alveare” – su cui si muovono 200.000 contenitori di plastica col fine di gestire 31.000 generi alimentari diversi dal momento in cui i camion arrivano alla porta di scarico del magazzino.
L’efficientazione della logistica porterebbe ad un risparmio che nei soli Stati Uniti ammonterebbe per i privati intorno agli 82 miliardi di dollari. Sistemi informatici che sostituiscono i cassieri, robot che scaricano, trasportano e posizionano la merce sugli scaffali dei magazzini e dei negozi o che puliscono i pavimenti. Sono queste le tecnologie che sempre più aziende stanno adottando col fine, a dire loro, di sopperire alla mancanza di manodopera e di sollevare gli esseri umani da lavori faticosi, noiosi e ripetitivi.
Anziché investire sui lavoratori e aumentare gli stipendi di certe categorie sottopagate e sfruttate, si preferisce sostituire i dipendenti umani – con esigenze e richieste – con forza lavoro robotica che non richiede un salario, l’assistenza, di andare in bagno, di dormire etc.
[di Michele Manfrin]