Negli anni Settanta per comprare un’utilitaria erano sufficienti circa cinque mensilità, oggi non ne bastano neanche 10. La perdita di potere d’acquisto dei lavoratori è evidente. Com’è stato possibile?
Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso la Sinistra era forte e non solo in Parlamento. La contestazione ed il conflitto sociale di quegli anni non avrebbero portato a nulla se non ci fosse stato il PCI.
Le riforme sociali approvate in quel ventennio hanno migliorato le condizioni di vita dei lavoratori.
Il nuovo Diritto di famiglia, il Divorzio, lo Statuto dei lavoratori, la scala mobile, ect.. Provvedimenti che hanno ridotto le diseguaglianze ed hanno gettato le basi per una società più giusta.
La strategia della tensione, le bombe sui treni e nelle piazze, gli attentati terroristici e, al Sud, il clientelismo e la non lotta alle mafie, avevano un solo scopo: fermare quell’ondata ‘rivoluzionaria’.
Nel 1985, la mancata abrogazione del decreto di San Valentino che limitava l’adeguamento salariale segnò l’inizio della ‘restaurazione’. La scala mobile fu soppressa definitivamente il 31 luglio del 1992. Il ‘Protocollo Ciampi’ del 23 luglio del 1993 pose fine all’iperinflazione, ma diede inizio all’ineguale distribuzione della ricchezza prodotta.
Negli ultimi trent’anni i salari monetari dei lavoratori sono rimasti invariati e gli adeguamenti contrattuali non hanno compensato l’aumento del costo della vita.
L’incremento dei poveri assoluti e di quelli relativi è una costante che nessun governo è riuscito a fermare dalla fine degli anni Ottanta ad oggi.
La globalizzazione ha accentuato questo fenomeno. Fino a quando l’offerta di lavoro sarà più alta della domanda il calo dei salari sarà inevitabile. Oggi anche chi lavora è povero.
Non sorprende quindi se nel 2023 occorrono rispetto agli anni Settanta più del doppio delle mensilità di un salario medio per acquistare un’utilitaria.
Quando si affievolisce il conflitto sociale, i proprietari dei mezzi di produzione ne approfittano e non solo in senso figurato.