Il 24 aprile si sono svolte le elezioni nell’arcipelago delle Isole Vergini Britanniche, noto paradiso fiscale entrato da febbraio nella lista nera dell’Unione Europea.
Le Isole Vergini Britanniche sono un piccolo arcipelago caraibico composto da quaranta isole, quindici delle quali abitate. Nel complesso, la popolazione dell’arcipelago supera di poco i 28.000 abitanti, la maggioranza dei quali concentrati nel capoluogo Road Town, sull’isola di Tortola. Contese a lungo da inglesi, olandesi, francesi, spagnoli e danesi, le isole sono diventate stabilmente un possedimento britannico alla fine del XVII secolo, e ancora oggi si trovano sotto il controllo di Londra. Il capo dello Stato è infatti il sovrano del Regno Unito, che esercita le sue funzioni tramite un governatore, carica attualmente occupata da John Rankin.
Tuttavia, il ruolo politico più importante è quello del primo ministro, che decide l’indirizzo da seguire sulle questioni di politica interna, mentre la politica estera e la difesa sono appannaggio del Regno Unito. Leader del Virgin Islands Party (VIP), Natalio Wheatley ha assunto questa carica nel maggio del 2022, dopo la caduta del governo guidato da Andrew Fahie, rappresentante dello stesso partito. Alle elezioni del 24 aprile, dunque, Wheatley si è presentato come capo del governo uscente.
Nonostante il calo di consensi e la perdita di due seggi, il VIP resta la prima forza politica del Paese, controllando sei dei quindici scranni dell’emiciclo di Road Town (anche se i deputati eletti sono solamente tredici). Il primo ministro ha potuto formare una maggioranza grazie all’accordo con Lorna Smith, rappresentante del National Democratic Party (NDP), partito che ha eletto tre deputati. Le altre forze politiche presenti in parlamento sono invece il Progressive Virgin Islands Movement (PVIM) di Ronnie Skelton, con tre seggi, e i Progressives United (PU) del leader dell’opposizione, Julian Fraser, unico rappresentante di questa formazione.
A livello mondiale, come noto, le Isole Vergini Britanniche sono considerate un rinomato paradiso fiscale. A lungo, l’Unione Europea ha ignorato l’esistenza di questo paradiso fiscale, in quanto il Regno Unito faceva parte della stessa UE. Tuttavia, dopo la Brexit, le istituzioni di Bruxelles hanno preso di mira le pratiche dell’arcipelago caraibico, che dal febbraio di quest’anno è entrato a far parte della lista nera delle giurisdizioni non cooperative in materia fiscale.
L’elenco UE delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali è stato istituito nel dicembre 2017. Secondo i documenti ufficiali, essa fa parte della strategia dell’UE in materia fiscale e mira a contribuire agli sforzi in corso per promuovere una buona governance fiscale in tutto il mondo. Le giurisdizioni sono valutate dal Gruppo “Codice di condotta dell’UE” sulla base di una serie di criteri stabiliti dal Consiglio Europeo. Questi riguardano la trasparenza fiscale, la tassazione equa e l’attuazione di standard internazionali progettati per prevenire l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili. Il Consiglio aggiorna l’elenco due volte all’anno e la prossima revisione dell’elenco è prevista per ottobre 2023. Al momento, oltre alle Isole Vergini Britanniche, fanno parte della lista nera ben quindici giurisdizioni, compresi altri due possedimenti britannici, Anguilla e le isole di Turks e Caicos.
Sebbene le Isole Vergini britanniche abbiano implementato requisiti di sostanza economica, ciò non ha tuttavia consentito alle Isole Vergini britanniche di evitare l’inclusione nell’elenco. Al riguardo, la motivazione addotta ufficialmente afferma che “le Isole Vergini Britanniche sono elencate perché non sono risultate sufficientemente conformi allo standard OCSE sullo scambio di informazioni su richiesta”.
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