Un campo profughi a Juba, in Sud Sudan © vlad_karavaev/iStockPhoto
Malnutrizione e insicurezza alimentare rischiano di toccare “livelli catastrofici” nell’area. L’appello delle Nazioni Unite
Secondo la definizione, stabilita durante il Vertice mondiale sull’alimentazione della Fao del 1996, la sicurezza alimentare è raggiunta quando «tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare i loro bisogni dietetici e le loro preferenze alimentari per una vita attiva e sana». Secondo un’analisi di marzo 2023 sulla sicurezza alimentare del Cadre Harmonisé – strumento di valutazione delle situazioni nutrizionali attuali e previste – in Africa occidentale e nel Sahel il livello di fame e malnutrizione continuerà a crescere. Ciò per via degli effetti combinati di conflitti, shock climatici, Covid-19 e inflazione.
48 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare estrema nella prossima estate
Il numero di persone, infatti, che si troveranno in una situazione di insicurezza alimentare estrema, tra giugno e agosto 2023, aumenterà a 48 milioni. Un incremento di quattro volte superiore a quello degli ultimi cinque anni. Si stima che, nel 2023, 16,5 milioni bambini di età inferiore ai cinque anni dovranno affrontare una forma di malnutrizione acuta.
Di questi, 4,8 milioni dovranno affrontare una forma di malnutrizione severa. Ciò implica un aumento dell’8% della malnutrizione acuta globale (GAM, Global Acute Malnutrition) rispetto al periodo 2015-2022. Le analisi del Cadre Harmonisé, inoltre, evidenziano una tendenza, nel lungo termine, all’espansione geografica dell’insicurezza alimentare verso i Paesi costieri della regione.
La Situazione in Sahel
L’analisi ha rivelato inoltre che, per la prima volta, nel Sahel 45mila persone vivranno livelli di fame catastrofici, classificati al livello più alto – CH Phase 5 “Catastrophe” – nella scala di misurazione dell’insicurezza alimentare. La maggior parte di queste persone si troverà in Mali e in Burkina Faso, aree colpite dal conflitto, dove scontri violenti ostacolano l’assistenza umanitaria. In tutta l’area conflitti e conseguenti sfollamenti sono uno dei principali fattori di peggioramento della situazione alimentare. Questi, infatti, causano un ridotto accesso ai servizi sociali di base, come salute, nutrizione, acqua sanità e igiene e protezione sociale. Inoltre incidono in negativo anche sulle pratiche di cura e aiuto umanitario.
Tra il 2019 e il 2023 i problemi di sicurezza alimentare sono aumentati – sia in Africa occidentale che nel Sahel – del 79%, causando massicci spostamenti di persone e bloccando l’accesso ai terreni agricoli e al foraggio. «La crescente insicurezza e i conflitti significano che la vulnerabilità sta aumentando nella regione – ha dichiarato Marie-Pierre Poirier, direttore regionale dell’Unicef per l’Africa occidentale e centrale –. Inoltre, sarà sempre più difficile aiutare le comunità nelle aree isolate».
Il conflitto in Sudan potrebbe spingere milioni di persone nella fame
Tra i Paesi del Sahel in cui si prevede un aumento dell’insicurezza alimentare si inserisce il Sudan. Qui il 15 aprile è scoppiata la guerra civile. Da undici giorni sono in corso violenti scontri tra le forze armate del generale Abdel-Fattah al-Burhan, presidente del Consiglio sovrano di transizione alla guida del Paese dal colpo di Stato del 2021, e le milizie paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf) guidate dal generale e vice presidente Mohamed Hamdan Daglo, detto “Hemetti”.
Causa dello scontro armato è stata la volontà di al-Burhan di inquadrare nell’esercito sudanese gli uomini delle Rsf, eredi dei miliziani soprannominati “Janjaweed”, “diavoli a cavallo”. Questi, durante la guerra civile nella regione del Darfur negli anni Duemila, furono autori di innumerevoli massacri. Gli scontri dalla capitale Khartum si sono spostati poi in altre città.
Il 26 aprile, secondo giorno di tregua, l’Onu ha dichiarato: «Le parti non sembrano davvero voler negoziare. Il cessate il fuoco è rispettato solo in alcune parti del Paese». Nelle prime due settimane di conflitto più di 500 persone sono state uccise e oltre 4.600 sono rimaste ferite. Il World Food Programme ha dichiarato che la guerra rischia di far precipitare nella fame milioni di persone, in un Paese in cui un terzo della popolazione già si trovava in una condizione di insicurezza alimentare.
Clima e inflazione aggravano la situazione in numerosi Paesi
Nel 2023 si stima che a soffrire la fame in Sudan saranno oltre 7,6 milioni di persone. Gli scontri in corso, inoltre, non fanno che aggravare la situazione perché complicano le attività dell’organizzazione di fornitura di cibo, di pasti scolastici e di prevenzione e cura della malnutrizione.
Oltre ai conflitti, anche shock climatici, Covid-19 e inflazione hanno contribuito ad acuire la crisi alimentare in Africa occidentale e Sahel. Secondo il rapporto della Fao, “Crop Prospects and Food Situation” di marzo 2023, nonostante le previsioni di precipitazioni favorevoli nell’area che fanno ben sperare per i raccolti del 2023, l’insicurezza alimentare rimane una forte preoccupazione. La regione rimane dipendente dalle importazioni. E il deprezzamento della valuta, assieme all’alta inflazione fanno aumentare le tasse di importazione alimentare. Inoltre le persistenti prolematiche macroeconomiche – soprattutto in Ghana, Liberia, Nigeria e Sierra Leone – continuano ad aggravare le condizioni di sicurezza alimentare di molte famiglie.
L’appello delle agenzie delle Nazioni Unite
Sulla base delle recenti analisi, Fao, Ocha, Unicef e World Food Programme hanno rinnovato il loro appello a partner umanitari e di sviluppo, nonché al settore privato, affinché vengano supportati i governi nazionali dell’area nel rafforzamento della sicurezza alimentare e nutrizionale della regione.
Ciò include la costruzione di sistemi alimentari, sanitari, idrici, igienico-sanitari e sociali, sensibili al problema alimentare e rivolti, in particolare, a gruppi vulnerabili come donne e bambini. La necessità è quella di rafforzare i partenariati al fine di prevenire e curare la malnutrizione e di promuovere programmi climatici che aiutino a ridurre l’alta vulnerabilità della regione agli shock climatici, nonché al rischio di esaurimento delle risorse alimentari