Forza conservatrice che domina la politica del Paraguay dal 1948, il Partido Colorado resterà al potere anche per i prossimi cinque anni, con Santiago Peña che succederà a Mario Abdo Benítez.
Pur non essendo caratterizzato da un sistema a partito unico, il Paraguay ha una storia politica quasi interamente monocolore dal 1948 ad oggi, visto che il Partido Colorado (ufficialmente Asociación Nacional Republicana – Partido Colorado, ANR-PC) ha governato il Paese ininterrottamente dal 1948 al 2008, compresi i trentacinque anni della dura dittatura militare di Alfredo Stroessner, e poi nuovamente dal 2013 ad oggi.
Nel 2008, il popolo del Paese sudamericano aveva tentato di dare una svolta alla sua storia, eleggendo l’ex sacerdote Fernando Lugo, un socialista che aveva tentato di dare una vera e propria svolta alla politica del Paraguay sia in ambito interno che estero, introducendo, ad esempio, cure mediche gratuite e sostegni finanziari per le famiglie povere. Proprio per questo, nel 2012 Lugo fu vittima di un golpe organizzato con il solito benestare dell’imperialismo nordamericano, che evidentemente temeva di perdere per sempre il Paraguay dal novero delle sue pedine. E così, dopo un anno di presidenza dell’ex vice di Lugo, il traditore Federico Franco, il Partido Colorado è potuto tornare indisturbato al potere, prima con Horacio Cartes e poi con il presidente in carica, Mario Abdo Benítez.
Poiché la Costituzione del Paraguay prevede il limite di un solo mandato presidenziale, Mario Abdo Benítez non si è potuto ripresentare alle elezioni di quest’anno, dove il Partido Colorado ha schierato il 44enne Santiago Peña, ex ministro delle Finanze sotto la presidenza Cartes, che secondo molti resta la vera eminenza grigia del partito di governo. Dall’altra parte, tutte le principali forze di opposizione, compreso il Frente Guasú di Fernando Lugo, hanno concentrato le proprie forze per sostenere la candidatura di Efraín Alegre, ex ministro dei Lavori Pubblici sotto la presidenza dello stesso Lugo, dando vita alla Coalizione per un Nuovo Paraguay (Concertación para un Nuevo Paraguay). Eppure, alla fine il verdetto ha dato ragione a Peña, che entrerà ufficialmente in carica a partire dal 15 agosto.
I dati ufficiali hanno visto Santiago Peña imporsi con il 43,94% delle preferenze, percentuale sufficiente visto che in Paraguay, al contrario degli altri Paesi sudamericani, non vige il doppio turno. Efraín Alegre, invece, si è fermato al 28,25%, precedendo Paraguayo Cubas (23,55%), candidato della formazione di estrema destra Partido Cruzada Nacional (PCN). Gli altri candidati hanno ottenuto invece percentuali trascurabili, ma va comunque notata la presenza, tra i tredici aspiranti alla massima carica, di José Luis Chilavert, ex portiere della nazionale, che ha ottenuto lo 0,83% dei consensi, classificandosi quinto.
In seguito alla pubblicazione dei risultati, Santiago Peña ha celebrato la sua vittoria con un discorso, nel quale ha annunciato il suo piano di lavoro e ha invitato altre forze politiche a un accordo nazionale. Peña ha ringraziato i compatrioti che hanno votato per il suo progetto e ha dichiarato che onorerà quella forza politica con la sua futura amministrazione, legata alla difesa della democrazia e della prosperità. Rivolgendosi a coloro che hanno creduto nei progetti di altri partiti, Peña ha affermato che tutti i cittadini sono figli del Paraguay e devono concentrarsi sull’affrontare sfide comuni come la povertà, la corruzione e l’impunità, e l’urgenza di una società senza disuguaglianze o asimmetrie economiche.
Naturalmente, alla retorica Santiago Peña dovrà far seguire i fatti, possibilmente discostandosi dalle politiche dei suoi predecessori del Partido Colorado ed evitando di fare la figura del fantoccio di Washington. Un passo importante per discostarsi dalle politiche tradizionali del suo partito potrebbe essere l’apertura delle relazioni con la Repubblica Popolare Cinese, ponendo fine al riconoscimento del governo di Taiwan. Nei prossimi giorni verranno resi pubblici anche i risultati per la Camera dei Deputati, composta da 80 seggi, ed i 45 scranni del Senato, ma il partito di governo dovrebbe avere la maggioranza in entrambe le camere.
Dal canto suo, il principale candidato dell’opposizione, Efraín Alegre ha dichiarato che la sua coalizione ha compiuto uno sforzo importante per unire tutti i settori e produrre un cambiamento, ma i risultati indicano che forse non è stato sufficiente. Ha affermato che c’è una grande speranza per i cambiamenti nel Paese, per i quali la Concertación deve continuare a lottare e delineare un progetto di cambiamento con una maggiore capacità di convocazione. Inoltre, lo sconfitto ha assicurato che la lotta continua e ha ringraziato coloro che hanno votato per lui e Soledad Núñez per le cariche di presidente e vicepresidente del Paese.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Giulio Chinappi – World Politics Blog