- Paolo Desogus
Repubblica oggi scopre l’acqua calda: in Italia gli stipendi non crescono.
E perché dovrebbero crescere?
Il pubblico impiego esce da anni e anni di blocco degli aumenti. Sempre su questo fronte la mancanza di investimenti statali ha favorito una disoccupazione cronica (l’Italia ha in proporzione meno dipendenti pubblici degli Stati Uniti) che consente una competizione al ribasso, anche per l’assenza di un salario minimo. A questo poi si aggiunge la riduzione e ora l’eliminazione del reddito di cittadinanza che consentiva a chi cerca lavoro di poter rifiutare gli impieghi sottopagati.
E poi manca il conflitto che certo non può essere praticato dalla destra.
Il PD nasce dal “ma-anchismo” veltroniano: “con gli operai, ma anche con gli imprenditori”, che tradotto significa fine della conflittualità sociale. E senza conflitto come si può pensare che aumentino i salari? Infine c’è la cattiva stampa che da anni sostiene il taglio del cuneo fiscale come mezzo per aumentare i soldi in busta paga. In realtà questo taglio è un aiuto all’impresa e nient’altro.
Date queste premesse, perché dovrebbero aumentare i salari?