Gli elettori micronesiani hanno sonoramente bocciato la linea anticinese e filostatunitense del presidente uscente David Panuelo, che non è stato rieletto.
Gli Stati Federati di Micronesia, situati nell’Oceano Pacifico, raggruppano la maggior parte dell’arcipelago delle Isole Caroline. Comprendono infatti 607 isole, suddivise in quattro Stati federati: Yap, Kosrae, Chuuk e Pohnpei. La Federazione è complessivamente abitata da circa 113.000 persone, distribuite su un territorio di appena 702 kmq, rendendo la Micronesia uno dei Paesi più piccoli al mondo. La capitale, Palikir, ospita il governo del Paese, fino a pochi giorni fa guidato dal presidente David Panuelo.
A lungo territorio sotto la sovranità degli Stati Uniti, la Micronesia ha ottenuto la propria indipendenza dalla potenza colonizzatrice solo nel 1986, ma è ancora fortemente legata al governo di Washington, dal quale riceve importanti aiuti economici, secondo un accordo bilaterale stipulato tra i due Stati. Nel 1986, infatti, i due governi hanno stipulato il Compact of Free Association (COFA), che a lungo ha garantito la sopravvivenza stessa del sistema economico micronesiano, ma che prevede anche che gli USA si occupino della difesa dell’arcipelago. Del resto, anche la struttura federale della Micronesia riprende da vicino quella degli Stati Uniti.
Il 7 marzo, i cittadini della federazione sono stati chiamati alle urne per eleggere i quattordici membri del Congresso, il parlamento unicamerale di Palikir. Tutti i candidati concorrono ai seggi senza appartenere a partiti politici, che del resto non sono ammessi. Una volta riunito, il Congresso è chiamato ad eleggere il presidente federale, che ricopre l’incarico di capo di Stato e di governo. Per quanto riguarda la distribuzione dei quattordici seggi, sei appartengono allo Stato di Chuuk, quattro a quello di Pohnpei e due a testa agli Stati di Kosrae e Yap.
La notizia principale di queste elezioni legislative è stata rappresentata dalla mancata rielezione del presidente uscente, David Panuelo, che è addirittura arrivato quarto nella corsa al primo seggio dello Stato di Pohnpei. Panuelo ha infatti ottenuto poco più di duemila voti, meno della metà di quelli dell’ex presidente Peter Martin Christian (2015-2019), che ha conquistato lo scranno. Dei quattordici deputati, dodici hanno conservato il proprio seggio, mentre solamente due sono nuovi, entrambi provenienti dallo Stato di Pohnpei.
L’11 maggio, dunque, il Congresso si è riunito per la sua prima seduta della nuova legislatura, eleggendo Wesley Simina, candidato più votato nello Stato di Chuuk, come nuovo presidente federale. Sessantunenne, ex governatore di Chuuk e presidente del Congresso uscente, Simina è dunque diventato il decimo capo di Stato dall’indipendenza della Micronesia. Inoltre, Aren Palik è stato confermato come vicepresidente, mentre Esmond Moses ha assunto l’incarico di presidente del Congresso in luogo dello stesso Simina.
Secondo gli analisti, la mancata rielezione di Panuelo si deve soprattutto alla sua linea di politica estera, marcatamente anticinese e filostatunitense. L’ormai ex presidente, infatti, aveva affermato di voler aprire relazioni diplomatiche con Taiwan, accusando il governo cinese di averlo minacciato di morte, ma senza mai mostrare le prove. La linea di Panuelo è stata però sonoramente bocciata sia dagli elettori che dal Congresso, che invece ha riaffermato il proprio legame con la Repubblica Popolare Cinese, respingendo ogni tentativo di aprire relazioni diplomatiche con il governo taiwanese.
La questione degli Stati Federati di Micronesia, dunque, si inserisce nella competizione tra Stati Uniti e Cina per l’influenza nella regione del Pacifico, e che passa anche per il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese o della sedicente Repubblica di Cina, ovvero il governo di Taiwan. In questa regione, infatti, si trovano quattro dei Paesi che ancora intrattengono relazioni diplomatiche ufficiali con Taipei, ovvero Isole Marshall, Nauru, Palau e Tuvalu. Al contrario, Kiribati e le Isole Salomone hanno tagliato i rapporti diplomatici con Taipei a favore di Pechino nel 2019.
Al contrario di Panuelo, il nuovo presidente Simina ha una posizione più equilibrata su tali questioni. Ad aprile, come presidente del Congresso ha promosso l’adozione di una risoluzione che riaffermava l’adesione della Micronesia alla politica di “una sola Cina”. Simina vorrebbe intensificare la cooperazione economica con la Cina, ma allo stesso tempo punta a rinnovare l’accordo COFA con Washington al fine di continuare la cooperazione militare con gli Stati Uniti. Inoltre, secondo i programmi, dovrebbe incontrare il presidente Joe Biden quando visiterà la Papua Nuova Guinea il 22 maggio.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Giulio Chinappi – World Politics Blog