- Piccole Note
“Penso che la proposta di accettare l’Ucraina nella NATO sia stato un grave errore e abbia portato a questa guerra”. Così l’ex Segretario di Stato Henry Kissinger in un’intervista al Wall Street Journal. Una constatazione ovvia, ma che l’establishment d’Occidente nega in maniera ossessiva, continuando a ripetere che la Russia non aveva alcun motivo per invadere e che il conflitto discende esclusivamente da una folle pulsione imperialista che, in prospettiva, minaccia tutto l’Occidente.
Chi controlla il presente controlla il passato
Tale ossessiva negazione è analizzata in un articolo pubblicato sul Ron Paul Institute dall’economista Jeffrey Sachs: “L’amministrazione Biden usa incessantemente l’espressione ‘non provocata’, più recentemente, [tale espressione è stata reiterata] nel discorso di Biden in occasione nel primo anniversario della guerra, nel più recente intervento alla NATO e nell’ancor più recente dichiarazione al G7″.
“I media mainstream favorevoli a Biden si limitano a ripetere a pappagallo quanto discende dalla Casa Bianca. Il New York Times è il primo colpevole, avendo descritto l’invasione come ‘non provocata’ non meno di 26 volte in cinque editoriali, 14 articoli di opinione di cronisti del NYT e su sette contributi di esterni!” (in realtà, il computo è largamente deficitario, ma rende l’idea dell’ossessione).
La questione se l’invasione sia stata provocata o meno non è secondaria, anzi. Su quanto sia importante la comprensione e l’interpretazione della storia, Sachs cita George Orwell, che nel suo 1984 scrisse: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.
E, a tale proposito, commenta: “i governi lavorano incessantemente per distorcere la percezione dell’opinione pubblica riguardo il passato”. Una manipolazione che sulla guerra ucraina ha raggiunto il parossismo, così che la relativa narrazione ha oscurato e oscura tutto ciò che è accaduto prima del 24 febbraio 2022, quando è iniziata l’invasione. Nessuna provocazione, un’invasione insensata e brutale.
Invece, come ha chiarito Kissinger, e Sachs nel suo articolo, la provocazione c’è stata, eccome. Non solo l’insistenza dell’amministrazione Biden sul fatto che per Kiev le porte della Nato erano aperte – nonostante Putin avesse detto chiaramente che il passo sarebbe risultato inaccettabile – ma anche il pregresso, come annota Sachs nel suo articolo, nel quale ricorda il colpo di Stato di Maidan del 2014, che impose all’Ucraina un governo anti-russo, e il successivo attacco, questo sì non provocato, di Kiev contro le regioni filo-russe del Donbass, colpevoli di aver dichiarato la loro autonomia.
L’Ucraina sacrificata sull’altare degli interessi Usa
Ma, se la Russia ha potuto tollerare il pregresso, il casus belli è stato, appunto, il tentativo di includere l’Ucraina nell’ecumene NATO, che tanti autorevoli politici e militari Usa (tra cui l’attuale capo della Cia William Burns) sapevano che avrebbe provocato una reazione catastrofica della Russia (Sachs fa una carrellata di interventi in proposito).
Questa la conclusione di Sachs: “Se si riconosce che la questione dell’allargamento della NATO è il focus della guerra, si comprende perché le armi statunitensi non porranno fine al conflitto. La Russia lo intensificherà, se sarà necessario, perché deve impedire l’allargamento della NATO all’Ucraina”.
“La chiave per la pace in Ucraina passa attraverso negoziati basati sulla neutralità dell’Ucraina e sulla sua non adesione alla NATO. L’insistenza dell’amministrazione Biden sull’allargamento della NATO all’Ucraina ha reso l’Ucraina vittima delle aspirazioni militari statunitensi, mal concepite e irrealizzabili. È ora che le provocazioni cessino e che i negoziati riportino la pace in Ucraina”.
Sull’adesione alla Nato Kissinger non concorda con Sachs, avendo spiegato al WSJ che, al termine del conflitto, l’Ucraina (o quel che ne resterà) dovrebbe farne parte. Una considerazione che mira a porre il controllo NATO su una nazione che coltiverebbe sicuramente mire revansciste. Tale controllo sarebbe l’unico modo per frenarle, non potendo la Nato attaccare la Russia senza dar vita a una guerra termonucleare.
Al di là delle formule, serve dare garanzie alla Russia, creare un’architettura di sicurezza globale. In poche parole, serve un ordine internazionale garantito da regole, ciò che Biden e altri ripetono come un mantra. Il punto è che le regole non possono essere imposte da un solo attore, perché ciò causa solo conflitto. Perché avvenga il contrario devono essere concordate nell’ambito dell’agone globale