Undici presidenti sudamericani riuniti a Brasilia, su invito del presidente brasiliano Luis Inácio Lula Da Silva, hanno rilasciato congiuntamente il Brasilia Consensus, un documento che ribadisce i valori e gli obiettivi condivisi degli Stati sudamericani, tra cui spicca quello di una maggiore integrazione in ambito politico ed economico della regione, anche con l’intento di sottrarsi alla sfera d’influenza del vicino del nord che in passato ha dominato il continente considerandolo una sua diretta estensione secondo la concezione della dottrina Monroe: gli Stati Uniti d’America. Il gruppo di nazioni, infatti, guidato dal Brasile – membro dei BRICS – è in cerca di maggiore autonomia dalle direttive della Casa Bianca e, per questo ha creato un “nuovo” Consensus, in contrapposizione a quello di Washington che per decenni ha dettato le politiche economiche dell’America Latina.
All’incontro erano presenti Luiz Inácio Lula Da Silva, Alberto Fernández (Argentina); Gustavo Petro (Colombia); Luis Arce Catacora (Bolivia), Gabriel Boric Font (Cile), Mario Abdo Benítez (Paraguay), Luis Lacalle Pou (Uruguay), Guillermo Lasso (Ecuador); Mohamed Irfaan Ali (Guyana); Chan Santokhi (Suriname) e Nicolás Maduro (Venezuela).Il Perù era rappresentato dal Presidente del Consiglio dei ministri, Alberto Otárola, poiché la Presidente Dina Boluarte non ha potuto partecipare a causa dei disordini interni. Insieme hanno affermato la visione comune secondo cui il Sud America costituisce una regione di pace e cooperazione, basata sul dialogo e sul rispetto della diversità dei popoli, impegnata per la democrazia e i diritti umani, lo sviluppo sostenibile e la giustizia sociale, lo stato di diritto e la stabilità istituzionale, la difesa della sovranità e la non ingerenza negli affari interni.
Il documento è composto da nove punti chiave e sottolinea «l’importanza di mantenere un dialogo regolare per rafforzare l’integrazione sudamericana e amplificare la voce della regione nel mondo». Per fare ciò, i firmatari hanno deciso di «istituire un gruppo di contatto guidato dai ministri degli Esteri, incaricato di valutare i meccanismi di integrazione sudamericani e di redigere una roadmap per l’integrazione». Le proposte saranno presentate ai capi di Stato entro circa quattro mesi. Il punto focale del documento è l’integrazione regionale, la quale deve essere parte delle soluzioni per affrontare le sfide condivise per la costruzione di un mondo pacifico. Tra le principali sfide citate si annoverano la crisi climatica, le minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, le pressioni sulle catene alimentari ed energetiche, i rischi di nuove pandemie, maggiori disuguaglianze sociali e minacce alla stabilità istituzionale e democratica.
Per quanto riguarda l’integrazione regionale, un ruolo centrale è costituito dai commerci: per questo, le nazioni aderenti al Brasilia Consensus hanno stabilito di «lavorare per aumentare il commercio e gli investimenti tra i paesi della regione; migliorare le infrastrutture e la logistica; rafforzare le catene del valore regionali; attuare misure di facilitazione degli scambi e di integrazione finanziaria; il superamento delle asimmetrie; eliminare le misure unilaterali». Il fine ultimo è quello di creare un’effettiva area di libero scambio nella regione che possa aumentare la ricchezza dell’intera area e sottrarla alle ingerenze straniere. Inoltre, le undici nazioni intendono promuovere «iniziative di cooperazione sudamericana, secondo un approccio sociale e di genere, in aree che riguardano i bisogni immediati dei cittadini, in particolare le persone in situazioni vulnerabili, comprese le popolazioni indigene, come la salute, la sicurezza alimentare, sistemi basati su agricoltura tradizionale, ambiente, risorse idriche, calamità naturali, infrastrutture e logistica […]».
Parallelo e funzionale al progetto di integrazione regionale vi è poi quello, lanciato qualche mese fa, per lanciare una valuta comune tra Argentina e Brasile che successivamente potrà essere adottata anche da altre nazioni dell’America Latina. L’intento è proprio quello di aumentare il commercio regionale e quindi l’integrazione del blocco di Paesi sudamericani, oltre a quello di ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense. «Intendiamo abbattere le barriere ai nostri scambi, semplificare e modernizzare le regole e incoraggiare l’uso delle valute locali. Abbiamo anche deciso di portare avanti le discussioni su una valuta sudamericana comune che possa essere utilizzata sia per i flussi finanziari che commerciali, riducendo i costi operativi e riducendo la nostra vulnerabilità esterna», si legge in un articolo intitolato “Rilancio dell’alleanza strategica tra Argentina e Brasile”. L’idea di una valuta comune e quella di una maggiore integrazione dell’intera regione promossa dal Brasilia Consensus sono, dunque, complementari e funzionali una all’altra. Sottendono entrambe, inoltre, l’affrancamento dagli Stati Uniti e dal dollaro. Si tratta di un programma a cui stanno lavorando i ministri degli Esteri dei Paesi BRICS proprio recentemente: i membri del gruppo, infatti, hanno chiesto alla banca appositamente creata dal blocco di fornire indicazioni su come potrebbe funzionare una potenziale nuova valuta condivisa, specificamente in che modo potrebbe proteggere altri paesi membri dall’impatto di sanzioni come quelle imposte alla Russia, secondo quanto riferito da Bloomberg.
Il Brasilia Consensus, dunque, rappresenta un altro tassello utile per rendere indipendenti le nazioni del sud del mondo, e si contrappone al Washington Consensus che ha dominato per decenni l’America Latina imponendo il neoliberismo economico e il monetarismo di Milton Friedman, attraverso i cosiddetti Chicago Boys. Quest’ultimi, allievi di Friedman, assunsero posizioni importanti in numerosi governi sudamericani, inclusa la dittatura militare del Cile di Pinochet, applicando misure economiche improntate all’austerity che hanno esponenzialmente aumentato la povertà. Gli effetti di quelle politiche si sentono ancora ora in America Latina, ma il continente ha da tempo intrapreso contromisure per modificare modello economico e smarcarsi dagli Stati Uniti. L’adesione del Brasile ai BRICS, lo studio di una moneta comune e la maggiore integrazione regionale stabilita dal Brasilia Consensus vanno tutte in questa direzione e sono iniziative promosse per lo più da presidenti socialisti. Si tratta di un percorso di lunga durata che, tuttavia, è già cominciato e potrebbe portare cambiamenti strutturali non solo in Sudamerica. Le undici nazioni si incontreranno nuovamente, in data e luogo ancora da definire, per monitorare il corso delle iniziative di cooperazione e stabilire i prossimi passi da compiere.
[di Giorgia Audiello]