La pace occidentale si basa su un falso narrativo che vuole il mondo esterno “non libero” e sull’illusione dell’immutabilità dei rapporti di forza.

La pace occidentale

In Occidente abbiamo due grandi bias, dovuti alla situazione di privilegio e benessere prolungato (alquanto innaturale) di cui abbiamo beneficiato nei decenni:
– L’idea che tutto continuerà così per sempre;
– L’idea che chi vive in modo diverso dal nostro non sia libero.                                            Il secondo caso è palesemente falso (e razzista).

Sostenere oggi che il governo cinese non debba rendere conto a nessuno è semplicemente falso; non per la Cina, ma per qualsiasi governo storicamente dato. Ogni potere deve rendere conto in qualche modo alle persone su cui si esercita, perché queste venuto meno il patto sociale potrebbero rivoltarsi.

Questo non vuol dire che in alcuni casi, il potere non si sia esercitato con violenza o coercizione; ma in finale questo è valido in ogni contesto (anche il più democratico: minoranze religiose, gruppi politici, tifo organizzato, no vax, ecc).

La repressione degli afroamericani non è certo migliore di quella dei tibetani o hmong; il successo sporadico di alcuni membri di queste minoranze non cambia il dato generale (e anzi dovremmo riconoscere la superiorità teorica del socialismo nel tutelare le minoranze linguistiche ed etniche, rispetto al laissez faire).

Tralascia l’assurda idea che il popolo che ha fatto la rivoluzione culturale, la lunga marcia, la cacciata dell’Imperatore, i turbanti gialli, i boxer, i taiping, ecc. sia per qualche motivo naturalmente obbediente (detto dagli europei, poi, non fosse tragico, sarebbe ridicolo!

Ogni società si regge su un compromesso. Un cittadino cinese potrebbe considerare assurdo vivere in un paese a crescita economica lenta e con bombe atomiche straniere sul suolo nazionale, potrebbe considerare una classe politica disposta a chiamare alleati gli USA come inetta e corrotta; un cittadino vietnamita potrebbe considerare sconveniente un Di Maio. Un qualsiasi cittadino di una repubblica potrebbe considerare la monarchia e la nobiltà angherie medievali e un cittadino di uno Stato laico potrebbe considerare altrettanto medievale la commistione monarchia-Stato-Chiesa tipica dei paesi scandinavi, come la Svezia.

Sono le abitudini a rendere una cosa accettabile. Qualcuno potrebbe considerare barbaro indossare un dato indumento, altri potrebbero considerare vergognoso non indossarlo, altri ancora potrebbero considerare assurdo dover indossare per forza degli indumenti (o vivere in degli ambiente artificiali e urbani, in cui non indossare indumenti sarebbe al limite del pericoloso).

Ma chi fissa questi limiti? Chi gestisce la propaganda?
La classe dirigente che fissa la normalità e la impone al resto della popolazione come elemento di contratto sociale.

Questa pace tiene fino a quando le diseguaglianze economiche e di potere sono accettabili, quando però iniziano a creparsi i rapporti generazionali, politici, etnici, religiosi, economici, la rottura diventa inevitabile e anzi, le varie opposizioni tendono a confluire verso un unico scopo (se sono scontento farò patti con tutti pur di cacciare quelli che governano; dopo tra i vincitori inizierà una sorta di cannibalismo). Esempio la Rivoluzione Iraniana condotta insieme da socialisti/comunisti e islamisti, salvo poi i primi essere epurati dai secondi: con la Storia e il Potere non si va tanto per il sottile.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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