Interessante notare come gli Stati Uniti siano riluttanti ad accreditare la tesi che i russi abbiano colpito la diga di Kakhovka, come da accuse ucraine, al contrario di altri zelanti leader e media europei che si sono affrettati a confermarla.
I media mainstream statunitensi, infatti, hanno riferito delle accuse incrociate di russi e ucraini, ma sorprendenti sono soprattutto le parole del portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, che, interpellato sul punto, si è limitato a dichiarare che gli Stati Uniti stavano verificando i fatti.
Nessuna prova contro i russi, però…
Tale momento di verifica non è affatto credibile dal momento che è impossibile che gli Stati Uniti non sappiano cos’è successo, perché da tempo supervisionano accuratamente tutto quel che accade in Ucraina – il Paese più monitorato al mondo – usando satelliti (la rete starlink e altro), droni e aerei spia, con particolare riguardo per la linea del fronte, dove appunto è avvenuto il fattaccio (la diga è sul fiume Dniepr, che divide i contendenti).
Appare interessante il fatto che non ostentino al mondo i filmati relativi al momento della distruzione del presidio fluviale, che sicuramente hanno, presumibilmente perché non inchioderebbero affatto alle loro responsabilità gli odiati russi, ma direbbero altro e più imbarazzante per Kiev, che si erge a grande accusatrice.
Tale postura stride un po’ con quanto dichiarato da Zelensky, in un’intervista alla Bild, il quale, interpellato sulle possibili prove del misfatto russo, ha risposto: “Quali prove possiamo avere? Quando saremo lì, avremo le prove”. Possibile che il suo esercito non stia monitorando accuratamente il fronte? Soprattutto adesso che ha avviato la controffensiva?
Il crollo della diga e la controffensiva
Al di là della boutade, diverse le interpretazioni sui possibili intenti e sviluppi della distruzione della diga. Alcuni parlano di un diversivo: essendo andati malissimo i primi attacchi al fronte russo (i numeri delle vittime ucraine sono da ecatombe), Kiev avrebbe deciso di rovesciare il tavolo, nella speranza di creare scompiglio tra le fila nemiche.
Altri reputano che si tratti di un modo per chiudere una parte di fronte, impedire cioè che da quella zona possano arrivare sorprese sgradite, sotto forma di incursioni nemiche, mentre a Nord e a Sud ha luogo la controffensiva. Peraltro, la chiusura di quel fronte dopo il disastro consentirebbe agli ucraini di spostare truppe e armamenti sui più cruciali punti di attacco, a Nord e Sud.
Altri ancora ritengono che l’azione sia servita a scompigliare il fronte russo nell’area di Kherson, distruggendo i presidi difensivi che i russi avevano innalzato a ridosso del Dniepr. E si appresterebbero ad attaccare proprio qui, una volta ritirate le acque.
Sul punto soccorre quanto scrive Mk Bhadrakumar su Indianpunchline: “L’esercito russo aveva previsto quanto avvenuto a Kherson e aveva preparato fortificazioni di difesa a strati, dietro le quali si stanno ora posizionando le truppe” (l’avevamo ipotizzato in una nota pregressa).
Primi attacchi a vuoto
Incerti gli sviluppi riguardanti Kherson, continuano gli attacchi ucraini a Bakhmut e nella zona di Zaporozhye, dove questa notte ha avuto luogo un’offensiva massiva, e le azioni di disturbo in territorio russo. Attacchi tutti respinti, con perdite enormi per gli attaccanti.
Ma la vera forza d’assalto ucraina non è ancora entrata in azione. Gli ucraini tacciono sui loro obiettivi, com’è ovvio per non favorire il nemico, mentre fonti russe dicono che l’attacco avrà luogo nell’area che collega la Russia alla Crimea (zona di Melitopol e Maiurpol) e che gli ucraini avrebbero ammassato decine di migliaia di uomini per la bisogna.
Ma è anche possibile che i piani subiscano cambiamenti, anche in considerazione del fatto che finora gli ucraini sono andati a sbattere contro un muro, come peraltro era ovvio che fosse per gli attacchi preliminari (e nonostante le aspettative degli strateghi d’Occidente, che pregustavano le prime simboliche vittorie che, facendo sbandare il nemico, avrebbero dato più slancio all’offensiva di massa).
Stante così le cose, nebuloso resta il domani. Certo, purtroppo, il mattatoio
Il sabotaggio della conduttura Togliatti-Odessa
Da notare che ieri è stato seriamente danneggiata la conduttura Togliatti-Odessa, strategica per l’esportazione dell’ammoniaca russa nel mondo (i russi sono i maggiori produttori di questo prodotto). Il transito dell’ammoniaca russa, risorsa chiave per i fertilizzanti, era stato interrotto all’inizio delle ostilità.
Gli ucraini, al solito, accusano Mosca di aver distrutto la propria infrastruttura. Bizzarro che, proprio in questi giorni – come spiegava TVPWord – i russi avessero chiesto garanzie sul riavvio di tale conduttura in cambio della proroga dell’accordo sull’esportazione del grano ucraino (siglato a inizio guerra, già prorogato, con proroga in scadenza).
Il sabotaggio in questione e le stralunate accuse contro Mosca sono istruttivi per quanto riguarda le dinamiche della guerra e della propaganda ucraina (e d’Occidente). E non è certo per caso che ne accenniamo in questa nota dedicata al sabotaggio della diga di Nova Kakhovka.