Necessità di una rinegoziazione del Pnrr, bocciatura del nuovo Codice degli appalti e forti critiche al decreto sul Ponte sullo Stretto: sono questi i punti cardine toccati dal Presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Giuseppe Busia ieri mattina alla Camera dei deputati, in occasione della presentazione della Relazione annuale sull’attività svolta dall’Anac per il 2022. Un rapporto che ha messo sotto la lente in particolar modo le semplificazioni del nuovo Codice degli appalti, giudicandole una potenziale «porta d’ingresso» per criminalità e mafie.

Illustrando quanto redatto nel rapporto, Busia ha lanciato l’allarme sull’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «Secondo la Terza relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, al 28 febbraio 2023, gli investimenti finanziati con le risorse del Piano si sono fermati a circa 25 miliardi di euro, meno del 14% dell’ammontare complessivo previsto e parte significativa di questi ha potuto essere realizzata in quanto già avviata prima dell’approvazione del Piano», ha detto il Presidente dell’Anac, aggiungendo che, «sebbene sia fisiologico che gli investimenti si concentrino nella fase conclusiva del Piano, è evidente che la salita d’ora in poi sarà particolarmente ripida». Decisiva sarà, infatti «la rinegoziazione di alcune misure del Pnrr, attraverso il necessario accordo con la Commissione europea».

Uno degli obiettivi del Pnrr era l’approvazione del nuovo Codice degli appalti, avvenuta lo scorso marzo. Ampio spazio viene dedicato nel rapporto alla disamina del relativo decreto – già ampiamente criticato dall’Anac dopo il suo varo – che viene stroncato in gran parte delle sue componenti. «La deroga non può diventare regola, senza smarrire il suo significato e senza aprire a rischi ulteriori – ha detto Busia senza mezzi termini -. Nel tempo in cui, grazie all’impiego delle piattaforme di approvvigionamento digitale ed all’uso di procedure automatizzate, è possibile ottenere rilevantissime semplificazioni e notevoli risparmi di tempo, accrescendo anche trasparenza e concorrenza, sorprende che per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi». Busia cita, in particolare, «l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture» e «l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro». Il Presidente lancia la stoccata al governo: «esiste una buona semplificazione, ed è questa che tutti insieme dobbiamo cercare».

Busia punta il dito contro l’eliminazione, nel nuovo Codice, del divieto del «subappalto a cascata», istituto che «quasi sempre porta con sé, in ogni passaggio da un contraente a quello successivo, una progressiva riduzione del prezzo della prestazione». Il meccanismo, infatti, «si scarica o sulla minore qualità delle opere, o sulle deteriori condizioni di lavoro del personale impiegato» oltre a costituire «troppo spesso» la «porta di ingresso per la criminalità e le mafie ovvero per altre forme di malaffare».

Altra importante lacuna del Codice, nonostante i numerosi solleciti da parte dell’Anac, è secondo Busia quella di non aver previsto «l’obbligo per gli operatori economici di dichiarare il titolare effettivo dell’impresa, rafforzandolo con adeguate sanzioni per l’omessa o la falsa dichiarazione». Il Presidente dell’Autorità si è poi concentrato sulla necessità della «completa applicazione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti»: nel nuovo Codice, infatti, sono state adottate le linee guida di attuazione del sistema di qualificazione approvate l’anno scorso, ma, sottolinea l’Anac, le potenzialità insite nella riforma «sono state limitate innalzando a 500.000 euro la soglia oltre la quale è obbligatoria la qualificazione per l’affidamento di lavori pubblici, col risultato di escludere dal sistema di qualificazione quasi il 90% delle gare espletate».

Il Presidente Anac ha poi voluto soffermarsi sul tema del lavoro di donne e giovani nell’ambito degli appalti legati al Pnrr: «Ci siamo impegnati per la migliore implementazione della disciplina sulla parità generazionale e di genere nei contratti pubblici, che mira a garantire migliori prospettive occupazionali alle donne e ai giovani in settori del mercato altrimenti difficilmente accessibili – ha detto -, tuttavia, i dati confermano che quasi nel 60% degli appalti sopra i 40.000 euro e nel 44% di quelli sopra i 150.000 euro, le stazioni appaltanti non hanno inserito, nei bandi, le relative clausole».

Busia ha infine espresso grandi perplessità sul Ponte sullo Stretto di Messina, per cui sono state recentemente riattivate le attività di programmazione e progettazione con un decreto di fine maggio. Rispetto ai contenuti del provvedimento, l’Anac ha rilevato «uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi». Nonostante l’Autorità Anticorruzione avesse «proposto alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica», in sede di conversione del decreto il governo ha deciso di non accoglierli.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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