di Fabrizio Poggi per l’AntiDiplomatico
Gli investigatori tedeschi avrebbero stabilito che l’imbarcazione “Andromeda”, che aveva trasportato l’esplosivo HMX (ottogene) fino all’area dell’attentato alle linee del gasdotto North stream 1 e 2, prima di quel momento incrociava in acque territoriali polacche. E la Polonia, come proclamato ripetutamente anche prima del settembre 2022, mira da tempo a trasformarsi in hub europeo per il gas americano, per cui il gas russo portato in Germania e Europa occidentale attraverso il North stream costituiva semplicemente un pericoloso concorrente.
I Servizi tedeschi ritengono comunque, nota Andrej Rezcikov sulla russa Vzgljad, che Varsavia non fosse in grado di portare a termine autonomamente l’operazione, anche se era sicuramente al corrente dei piani; tecnicamente, solo due paesi hanno le capacità tecniche necessarie. The Wall Street Journal sostiene che la Polonia abbia agito in qualità di “centro logistico” e di finanziamento per l’azione.
L’analisi dei dati delle apparecchiature radio e di navigazione dello yacht, insieme a quelli satellitari e dei telefoni cellulari, avrebbe consentito agli analisti tedeschi di ricostruire nei dettagli gli spostamenti di “Andromeda” nel corso delle due settimane prossime al giorno del sabotaggio del North stream 1 e 2 sul fondo del mar Baltico.
Il battello, di proprietà di una compagnia tedesca, era stato noleggiato dall’agenzia di viaggi “Feeria Lwowa” (ancora la città ucraina “più polacca di tutte le città polacche”), intestata a due cittadini ucraini che, secondo gli inquirenti, sarebbero legati all’intelligence ucraina. Ufficialmente, la Germania non disporrebbe di dati concreti sul coinvolgimento di Varsavia nel sabotaggio e la procura generale tedesca ha rifiutato ogni commento.
Per parte loro, Svezia e Danimarca, nelle cui “zone economiche” erano avvenute le esplosioni (in prossimità dell’isola danese di Bornholm) non sono sinora giunte a una definizione delle responsabilità. Stoccolma, chiudendo le indagini nell’ottobre scorso, si è limitata a parlare di «crescenti sospetti di grave sabotaggio», senza indicare responsabilità. Se all’inizio Svezia e Danimarca si erano accordate con Berlino per un’indagine congiunta, hanno poi messo da parte l’idea.
Dopo una serie di lanci da parte di media statunitensi, la primavera scorsa, basati su notizie USA, che parlavano del coinvolgimento di «gruppi filo-ucraini», ma che Mosca aveva definito «lanci coordinati di disinformazione», nei giorni scorsi il belga De Tijd scriveva che la CIA, a poca distanza di tempo dalle esplosioni, aveva informato i Servizi belgi di forti sospetti sugli ucraini.
In ogni caso, andava a tutto vantaggio della Polonia che il North stream cessasse di esistere, afferma Vadim Trukhacev, docente dell’Università statale umanitaria russa. Governi polacchi, attuali e passati, lo hanno combattuto ed erano arrivati a definirlo un «secondo patto Molotov-Ribbentrop». Varsavia, afferma Trukhacev, al pari di Berlino, Stoccolma e Copenhagen, non poteva non essere al corrente dei preparativi del sabotaggio; il fatto è che la Polonia è un paese «disposto a tutto e, a differenza di Germania e Svezia, ha accettato di mettere il proprio territorio a disposizione di americani e inglesi, che hanno portato a termine l’operazione. E qualcosa è stato preparato anche in territorio danese».
Convinto sia della mano yankee nell’affare, sia dei benefici del sabotaggio per Varsavia, anche il direttore dell’Istituto per gli studi ucrainoccidentali, Oleg Khavic: solo Seymour Hersh, che lo scorso febbraio aveva reso noti i risultati delle proprie indagini e aveva rilevato la coincidenza del periodo del sabotaggio con le esercitazioni NATO “Baltops-2022”, ha fornito una versione coerente dell’attentato, afferma Khavic. Il quale accomuna la Norvegia alla Polonia quale probabili centri logistici USA per il sabotaggio. Tutto ciò che è stato «pubblicato sulla stampa occidentale dopo la versione di Hersh», afferma Khavic, non è che un «tentativo di insabbiare, o sviare dall’amministrazione USA e dal presidente Joe Biden personalmente, gli organizzatori e gli autori dell’atto terroristico».
A parere di Trukhacev, né la Polonia né l’Ucraina sarebbero state tecnicamente in grado di minare il gasdotto. C’è però stato un «tentativo di far ricadere tutto sull’Ucraina, per la quale, si è detto, ciò era particolarmente vantaggioso. Dubito della pista norvegese» dice Trukhacev; Oslo non possiede «abbastanza gas perché il North stream potesse rappresentare un pericoloso concorrente. Inglesi e americani potrebbero però essersi comunque serviti anche di subacquei norvegesi».
E neanche Khavic esclude che, alla fine, l’Ucraina possa esser dichiarata colpevole, ma solo in seguito alla sua sconfitta militare e alla realizzazione degli obiettivi dichiarati da Mosca per l’Operazione speciale: «Se l’Occidente, in caso di disfatta militare, deciderà di abbandonare l’Ucraina, allora proclamerà di non aver saputo che si trattasse di “persone così cattive”. Nel caso in cui la Russia dovesse invece accontentarsi di un risultato più modesto, allora il sabotaggio verrà senz’altro attribuito a Mosca».
In ogni caso, guardando all’Italia, è ormai evidente anche ai più ligi all’informazione di stato, chi siano i beneficiari del sabotaggio e a chi, al contrario, tocchi pagare profumatamente di tasca il “libero e democratico” gas yankee.