Tutti i partiti politici esistenti in parlamento hanno basato la propria politica degli ultimi trent’anni sulla figura di Silvio Berlusconi. E ora sono tutti orfani.

Secondo molti, il 12 giugno 2023 ha segnato la fine di un’epoca politica in Italia, quella determinata dalla figura di Silvio Berlusconi, che dalla sua “discesa in campo” si è affermato come il punto di riferimento della politica italiana, determinandone le sorti fino ad oggi. Tutti i partiti oggi presenti in parlamento sono infatti in qualche modo figli del berlusconismo, ed ora si trovano privati di quel punto di riferimento sul quale avevano fatto affidamento negli ultimi trent’anni.

Ovviamente, il primo riferimento va fatto nei confronti di Forza Italia, la sua creatura, che ora potrebbe essere destinata a sparire. Nato come partito personale, difficilmente potrà sopravvivere alla morte del suo leader. La sua fine non sarà immediata, anzi l’onda emozionale della scomparsa di Berlusconi potrebbe persino portare beneficio al partito nel breve periodo, prima del declino finale.

Anche il resto del centro-destra piange Berlusconi, forse il vero artefice dell’attuale governo. Giorgia Meloni, del resto, proviene dalla sua scuola politica, e fu proprio Berlusconi a mettere pace tra la leader di Fratelli d’Italia e quello della LegaMatteo Salvini, permettendo la mediazione che ha poi consacrato l’alleanza tra le tre forze dell’attuale esecutivo. Questo ha permesso al tripartito di destra di vincere non solo le legislative, ma anche di confermarsi come prima forza alle regionali e alle recenti amministrative, dove il centro-destra ha conquistato dieci capoluoghi di provincia contro i cinque del centro-sinistra, strappando anche Ancona e Brindisi agli avversari.

Ma, anche all’opposizione, la scomparsa di Berlusconi lascia un grande vuoto, e questo perché il Partito Democratico e la galassia che vi ruota attorno non ha mai saputo superare la fase dell’antiberlusconismo, palesando in questo modo la sua completa assenza di contenuto, e pagandone le conseguenze in termini elettorali. Lo stesso PD, del resto, nacque come mezzo per sconfiggere Berlusconi, venendo però sconfitto alle elezioni del 2008. Per anni, l’unica linea del centro-sinistra italiano è stata quella dell’antiberlusconismo, oltretutto indugiando su questioni morali e comportamenti privati dell’allora primo ministro, anziché criticare le sue politiche neoliberiste, fino a trovarsi sotto la guida del suo alter ego, Matteo Renzi, che ora, da erede mancato, piange Berlusconi come il proprio mentore.

Non si senta escluso da questo discorso neppure il Movimento 5 Stelle, che del resto nasce proprio dall’antiberlusconismo. Senza Berlusconi, il M5S non sarebbe neppure nato. Al contrario del PD, il partito oggi guidato da Giuseppe Conte ha saputo evolversi, ma in peggio, entrando a far parte di quella “kasta” che attaccava agli albori, e piazzando macchiette come Luigi Di Maio alle più importanti cariche dello Stato, proprio come faceva Berlusconi con le sue cortigiane e i suoi giullari.

La morte di Berlusconi arriva simbolicamente nel momento più nero della politica italiana, visto lo scarsissimo interesse che i cittadini mostrano nei confronti del gioco elettorale e la bassissima fiducia nei confronti dei partiti, compresi quelli di governo. “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”, scriveva Antonio Gramsci dal carcere nel 1930. La crisi della politica italiana dovrebbe idealmente aprire la strada ad un qualcosa di nuovo, ma in questo momento non sembrano esserci le condizioni materiali affinché ciò avvenga.

Non siamo certo qui a piangere la morte di un personaggio che è stato vettore di grandi mali politici e sociali per il Paese, la morte non ci sembra una ragione valida per cambiare opinione su un individuo, ma constatiamo solamente la centralità della sua figura nella storia politica recente d’Italia, come dimostrano i numeri. Il Berlusconi II e il Berlusconi IV sono stati i due governi più duraturi nella storia dell’Italia repubblicana, per un totale di 3.391 alla guida dell’esecutivo, superato solamente da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti dall’Unità d’Italia ad oggi. E, come detto, anche quando ha svolto il ruolo di leader dell’opposizione o come partner di governo ha quasi sempre determinato l’indirizzo politico del Paese, fatta eccezione per i governi tecnocratici sotto il commissariamento di Bruxelles, il primo dei quali, quello di Mario Monti, fu concepito come un golpe surrettizio nei confronti della sua politica troppo filorussa.

Non è un caso che, proprio dalla Russia, siano giunti alcuni dei necrologi più equilibrati nei confronti di Berlusconi, da avversare in quanto simbolo dell’immortalità e della corruzione politica e sociale in Italia e soprattutto in quanto fautore delle politiche neoliberiste che hanno portato alla demolizione dei diritti dei lavoratori e della scuola e della sanità pubbliche, ma allo stesso tempo capace fino all’ultimo di giocare con quella poca autonomia lasciata all’Italia in politica estera dalle catene della NATO e dell’UE, laddove gli altri leader politici hanno sempre offerto i propri servigi a Washington. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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