La Bielorussia ha chiesto a Mosca di ospitare alcune armi nucleari russe sul proprio territorio come strategia di deterrenza e difesa dalle minacce di Kiev e Washington.
Lo scorso 9 giugno, il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo bielorusso Aljaksandr Lukašėnka si sono incontrati a Soči, dove si sono accordati per il dispiegamento di armi nucleari russe sul territorio bielorusso. La decisione è avvenuta su richiesta di Minsk, che ritiene questo come il modo più efficace di esercitare una forma di deterrenza nei confronti delle continue minacce provenienti dall’Ucraina e dalla NATO, come spiegato dallo stesso presidente Lukašėnka. I due leader avevano precedentemente stipulato un primo accordo lo scorso 25 marzo, confermato in occasione del vertice di Soči.
Il leader bielorusso ha infatti spiegato che il dispiegamento di armi nucleari tattiche russe è stato deciso su sua iniziativa: “Il motivo è che nessuno al mondo ha mai fatto una guerra contro una potenza nucleare. E non voglio che nessuno faccia una guerra contro di noi. Esiste una tale minaccia? Esiste. Ho bisogno di prevenire questa minaccia“, ha chiarito il presidente bielorusso. Dal canto suo, Vladimir Putin ha fatto notare che da tempo gli Stati Uniti piazzano le proprie testate nucleari sul territorio dei propri alleati – come avviene anche in Italia -, e che quindi l’accordo tra Mosca e Minsk non ha nulla di sorprendente.
In precedenza, la Russia aveva già fornito a Minsk i sistemi missilistici tattici Iskander, in grado di trasportare armi nucleari, e ha aiutato la Bielorussia a riattrezzare i suoi aerei militari per trasportare armi specializzate. Inoltre, gli equipaggi e i piloti missilistici bielorussi sono stati addestrati in Russia. Secondo quanto indicato dalle parti, la costruzione di impianti di stoccaggio per armi nucleari tattiche sarà completata in Bielorussia entro il 1° luglio, mentre il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia inizierà immediatamente dopo, tra il 7 e l’8 luglio.
Intervistato dall’agenzia stampa nazionale BeITA, il presidente Lukašėnka ha sottolineato nuovamente che le armi nucleari rappresentano unicamente una deterrenza per la Bielorussia, ma che allo stesso tempo non esclude l’uso di tali armi nel caso in cui il Paese dovesse trovarsi sotto attacco. “Credo sia improbabile che qualcuno voglia fare la guerra contro un paese che ha tali armi. È un’arma di deterrenza“, ha detto il leader bielorusso. “Dio non voglia che io debba prendere una decisione di usare quest’arma nei tempi moderni. Ma non esiterò se dovesse esserci un’aggressione contro di noi“.
Il processo di ammodernamento dell’arsenale militare bielorusso non riguarda unicamente l’aspetto nucleare, infatti negli ultimi tempi Minsk ha lavorato assiduamente per migliorare le proprie capacità difensive di fronte a possibili attacchi, senza mai nascondere i propri piani. “La Bielorussia sta adottando misure reattive per sviluppare il suo potenziale difensivo in modo coerente e trasparente per i suoi vicini e la società internazionale“, ha detto Jurij Ambrazevič, viceministro degli Esteri del governo bielorusso, a una riunione plenaria della Commissione per il disarmo delle Nazioni Unite. “Queste misure sono esclusivamente di natura difensiva e mirano a rafforzare le capacità di difesa della Bielorussia“, ha affermato.
Il diplomatico ha osservato che la cooperazione tra Minsk e Mosca è di natura strategica difensiva e si svolge nel rigoroso rispetto del diritto internazionale: “Abbiamo il diritto sovrano di chiedere aiuto al nostro più stretto alleato“, ha detto. “Il dispiegamento di testate nucleari tattiche sul suolo bielorusso, se ciò dovesse accadere, è una risposta esclusivamente forzata alle sfide e ai rischi per la sicurezza nazionale che il nostro Paese sta attualmente affrontando“. Il diplomatico bielorusso ha inoltre sottolineato che le misure in questione sono attuate nel rigoroso rispetto del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.
Ambrazevič ha affermato che la ragione principale dietro le crescenti tensioni sul disarmo nucleare è che alcuni Paesi hanno ignorato per molti anni i legittimi interessi di sicurezza e le preoccupazioni di altri Paesi. Ha sottolineato che, nonostante le disposizioni del Memorandum di Budapest (1994), firmato da Stati Uniti e Gran Bretagna e che garantiva alla Bielorussia il ritiro delle armi nucleari dell’Unione Sovietica dal suo territorio, Washington e Londra “lo hanno violato in modo flagrante e continuano a violarlo fino ad oggi“. A tal proposito, il viceministro ha ribadito che “gli Stati Uniti, la Gran Bretagna ei loro alleati della NATO e dell’UE hanno schiaffeggiato la Bielorussia con un numero senza precedenti di sanzioni e restrizioni economiche“. Allo stesso tempo, gli Stati membri della NATO che confinano con la Bielorussia hanno creato per molti anni nuove formazioni militari, mentre la Polonia era impegnata nell’addestramento di militanti con l’obiettivo di rovesciare violentemente le autorità di Minsk. Inoltre, ha detto, è in corso anche una guerra dei mass media contro la Bielorussia.
Secondo le informazioni del ministero degli Esteri russo, l’esercito ucraino avrebbe schierato un consistente contingente militare lungo il confine con la Bielorussia, nel tentativo di testare le capacità difensive di Minsk, e dimostrando in questo modo la legittimità delle preoccupazioni del governo bielorusso. “Le informazioni che abbiamo e che sono state ripetutamente espresse nelle dichiarazioni dei funzionari indicano che l’esercito ucraino ha effettivamente dispiegato forze significative lungo il confine bielorusso-ucraino, cercando periodicamente di sondare la capacità di difesa dello Stato dell’Unione in un modo o nell’altro“, ha detto il diplomatico russo Aleksej Poliščuk. “Ci auguriamo che il regime di Kiev e i suoi sostenitori occidentali abbiano il buon senso di non intraprendere avventure militari, le cui conseguenze per loro potrebbero essere molto gravi“, ha affermato.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog