L’approccio populistico/corporativo attraverso cui si sta affrontando il dibattito sul reato di abuso d’ufficio finisce con il far trascurare – almeno per quel che riguarda il rapporto politica- amministrazione e il ruolo dei Sindaci e dei dirigenti – tre punti fondamentali:
1) Il cambiamento di ruolo, funzioni, posizione politica determinato dall’elezione diretta dei Sindaci (1993) al riguardo degli stessi “primi cittadini”, della giunta e del consiglio comunale. Per inciso è carente anche la riflessione sul mutamento di natura dell’Ente Regione nel post-elezione diretta del Presidente dalla Giunta Regionale (2000) impropriamente denominato Governatore (termine che non esiste). Le Regioni infatti si sono trasformate da Ente legiferante e programmatorio in Ente di nomina e di spesa (vedi sanità) con spiccate funzioni rivolte alla rielezione della parte politica in carica;
2) La caduta del sistema dei controlli (prima GPA, poi CORECO, ecc) dalla Prefetture e poi dalla Regioni sui Comuni. Un altro punto di discussione e di bilancio che rimane tutto da svolgere. Sotto questo aspetto da ricordare anche la trasformazione di ruolo, compiti, natura del servizio per i Segretari Comunali. Ricordiamo ancora il recentissimo scontro Governo/Corte dei Conti che più o meno proponeva lo stesso tema;
3) Il modificarsi nel rapporto tra politica e amministrazione nel sistema degli Enti Locali avvenuto attraverso le cosiddette “Leggi Bassanini” con il passaggio (personalmente giudicato eccessivo) di funzioni e deleghe ai dirigenti degli Enti (da qui anche il passaggio “di carico” nelle purtroppo proseguite vicende di corruttela).
4) Tutto ciò si situa dentro il quadro della modifica del titolo V della Costituzione inteso quale vero e proprio punto di “apripista” per il discorso sull’autonomia differenziata che purtroppo starà al centro del dibattito parlamentare in questa legislatura.