Le tendenze radicali del governo della destra-centro sembrano impensierire persino i più importanti rappresentanti del grande capitale finanziario, a partire da Bankitalia che denuncia come la tassa piatta rappresenterebbe “un unicum tra i sistemi in vigore nelle maggiori economie avanzate”.

 di Renato Caputo  

Si sostiene, a ragione, l’importanza e l’urgenza della questione climatica e ambientale, ma non sembra esserci la reale consapevolezza dei disastri che possono perpetrare al governo le forze politiche più negazioniste e meno sensibili al problema. Non a caso, anche sul piano europeo, la destra al governo sta efficacemente operando affinché le misure programmate per far fronte al disastro siano il più possibile procrastinate. Senza contare che la destra sta rilanciando su larga scala l’apparato militare e industriale e, anche a livello europeo, è riuscita con successo a far passare una misura che permette di utilizzare i fondi riservati alle spese sociali e anche il PNRR per finanziare la costruzione di sempre più armi. Nel caso specifico, la destra sta facendo anche le prove generali per spostare l’asse dell’Unione Europea su posizioni conservatrici e reazionarie, offrendosi come interlocutore privilegiato al Partito Popolare e ai liberali. In tal modo sta portando anche il gruppo dei socialisti e dei democratici su posizioni sempre più accondiscendenti alle politiche della destra, per non correre il rischio di venir sostituito nella maggioranza del Parlamento europeo dalle forze più reazionarie. Senza contare che il governo di destra sta sponsorizzando, con l’aperta complicità del centro di Renzi e Calenda, le politiche volte a rilanciare il nucleare, nonostante i referendum popolari lo abbiano per ben due volte bandito. Infine, occorre tener presente che il governo della destra sta promuovendo su larga scala il programma delle cosiddette grandi opere, a cominciare dal fantomatico ponte sullo stretto di Messina, che oltre a produrre un enorme spreco di risorse pubbliche, non potrà che avere un micidiale impatto ambientale. Certo, si dirà, visto che il centro-sinistra usa la questione ambientale per far pagare le spese della riconversione ecologica alle classi sociali subalterne, il governo di destra anche da questo punto di vista non si differenzierà dal trend negativo degli ultimi governi.

In tal modo, d’altra parte, si rischia di perdere di vista il dato di fatto che più il centro-sinistra si sposta su posizioni liberali, più la destra per difendere la propria identità si deve riposizionare su posizioni apertamente reazionarie e programmaticamente antidemocratiche. Per quanto il centro-sinistra ritenga che sia possibile contrastare la crisi ambientale senza mettere in discussione i profitti delle grandi imprese, la destra non può che assumere, o favorire lo sviluppo, di posizioni a ben vedere negazioniste. In tal modo anche la principale conquista del movimento ambientalista, cioè l’aver imposto all’ordine del giorno a livello politico la ricerca di contromisure volte a impedire il disastro ambientale, rischia di essere vanificata. Anche in questo caso si profila la concreta possibilità di tornare in modo significativo indietro a causa di politiche reazionarie, per cui bisognerà riprendere la lotta da una posizione decisamente più arretrata da quella che con tanti sforzi si era conquistata. Senza contare che politiche sempre più tendenzialmente negazioniste, non possono che far apparire come “meno peggio” le politiche antipopolari portate avanti dal punto di vista ambientale dal centro-sinistra.

Un altro problema spesso sottovalutato è che la destra-centro non può che avere come alleati a livello internazionale le forze più reazionarie, non solo radicalmente anticomuniste e antisocialiste, ma anche antidemocratiche e, persino, antiliberali. Del resto, come è noto, anche sul piano internazionale le forze della destra moderata sono sempre più spesso fagocitate e messe in minoranza dalle forze della destra radicale. Si pensi solo al caso emblematico del nostro paese, sempre all’avanguardia storicamente in questo campo. Sino a pochi anni fa si tendeva a considerare Berlusconi e il suo partito-azienda come il male radicale, mentre oggi sono presentate come forze moderate, con cui il centro cerca di trovare intese, sperando di far saltare l’alleanza di destra-centro. Senza contare che sino a non molto tempo fa era Salvini a essere considerato il male assoluto e il principale punto di riferimento delle forze della destra anche più estrema. Mentre oggi le posizioni meno revisioniste e rovesciste, meno rivolte a rottamare quanto resta della Costituzione antifascista della Lega, rischiano di apparire addirittura moderate

Infine, non si può dimenticare la politica assurdamente repressiva portata avanti nei confronti dei situazionisti ambientalisti che cercano di sottolineare, con azioni eclatanti, l’incombente disastro ambientale. Per quanto queste pratiche avanguardiste e poco capaci di comunicare con le masse popolari siano discutibili, tuttavia le misure previste dal governo delle destre per reprimerle sono indiscutibilmente inaccettabili. Tali pene spropositate fanno il paio con quelle messe in campo per reprimere, sempre con uno sconsiderato e del tutto fuori luogo pugno di ferro, i rave party. Per quanto, anche in questo caso, si possa essere critici nei riguardi di queste pratiche, di fondo irrazionaliste, decisamente più esecrabile è la risposta repressiva smisurata ed eccessiva del governo. Come è noto la pena ha un senso se è proporzionata al reato. In questo caso, come nel precedente e come è tipico dei governi reazionari, tale proporzione diviene del tutto irrazionale, togliendo alla pena ogni valore rieducativo. Inoltre, per evitare di fare una legge ad hoc contro i rave illegali, si è fatta stabilita una norma che punisce con pene assurde le occupazioni non autorizzate di suolo pubblico, reato che può essere facilmente estendibile a ogni forma di protesta e manifestazione sociale.

Peraltro la politica repressiva non può che essere caratteristica della politica di un governo della destra radicale, che non a caso ha scelto un poliziotto per il delicato ruolo di ministro degli Interni. In tal modo, ogni tentativo di manifestare rischia di andare incontro a una reazione sproporzionata da parte degli apparati repressivi dello Stato, come si è visto nella dura repressione degli studenti universitari a Roma.

Le forze della sinistra rischiano così di trovarsi in una situazione estremamente difficile. Da una parte i tradizionali provocatori della destra radicale sono con il vento in poppa, certi della protezione e della condiscendenza del governo amico, dall’altra gli apparati repressivi dello Stato sono pronti a reprimere nel modo più intransigente ogni tentativo di rilanciare un’alternativa di sinistra. Ci troviamo così dinanzi a uno scenario che, per molti aspetti, richiama quello statunitense o brasiliano.

Del resto, anche per quanto riguarda la questione della sicurezza pubblica non si può che constatare la tipica attitudine della destra radicale, ultragarantista quando si tratta di sanzionare i reati della classe dirigente e, più in generale, dei colletti bianchi, mentre è solita utilizzare il pugno di ferro nei riguardi dei reati minori commessi dalle classi subalterne. Così il governo è pronto a depenalizzare completamente o addirittura a cancellare il reato di abuso di ufficio, che da sempre infastidisce chi è al potere, mentre si è inflessibilmente punitivi nei riguardi dei disperati lavoratori dei paesi poveri che cercano di raggiungere clandestinamente la fortezza Europa, con la scusa di perseguitare gli scafisti. Questi ultimi, che rischiano condanne del tutto sproporzionate, sono spesso dei poveri disgraziati, che cercano di aiutare in situazioni difficilissime chi è costretto ad abbandonare il proprio paese. Allo stesso modo, non si riesce a condannare i metodi squadristi di giovani estremisti di destra quando aggrediscono gli studenti, mentre si minacciano provvedimenti drastici contro una dirigente scolastica che ha provato a denunciare la gravità dell’evento.

D’altra parte, abbiamo ex terroristi neri o loro amici che ricevono cariche istituzionali, mentre le vittime del terrorismo nero si trovano sempre più in difficoltà con un governo che sembra favorire i depistaggi, rilanciando la del tutto improbabile pista palestinese, pur di nascondere le pesantissime responsabilità del terrorismo di estrema destra nella spaventosa strage di Bologna, apice della strategia della tensione.

Anche gli intellettuali di riferimento della destra radicale di governo non possono che essere preoccupanti. Si consideri l’unico esponente del mondo dello spettacolo, da sempre schierato dalla parte della destra radicale, che si lancia in un attacco a testa bassa contro le donne che denunciano abusi, diffusissimi in particolare nel mondo dello spettacolo e che sarebbero soltanto delle arriviste che intendono attirare l’attenzione su di sé per fare carriera. A livello europeo il loro intellettuale di riferimento sembra essere Alain De Benoist, fondatore della Nuova Destra e uno dei più radicali critici di ogni concezione egualitaria e democratica alla quale ha di volta in volta contrapposto la chiusura comunitaria, il differenzialismo, l’elogio di tutti i populismi, la denuncia del tramonto delle identità e delle appartenenze. Si tratta del più ambizioso tentativo di “ricostruire, dopo e contro il ’68 e sulle macerie delle culture di destra che avevano contribuito alle tragedie della prima metà del Novecento, un lessico d’attacco che rendesse nuovamente possibile discriminare e dividere, separare e selezionare gli esseri umani” [1].

Peraltro le tendenze radicali del governo della destra-centro sembrano impensierire persino i più importanti rappresentanti del grande capitale finanziario, a partire da Bankitalia che denuncia come la tassa piatta “rappresenterebbe «un unicum tra i sistemi in vigore nelle maggiori economie avanzate: su 225 Stati sovrani o territori autonomi sono solo 23 nel 2023 i sistemi di tassazione di tipo flat e dal 2010 ben 10 paesi europei sono passati da un sistema a unica aliquota a sistemi con una pluralità di aliquote». Basta la citazione dei 14 paesi che adottano la flat tax a dimostrarne la particolarità: Armenia, Belize, Bolivia, Estonia, Guernsey, Jersey, Kazakistan, Kirghizistan, Macedonia del Nord, Moldavia, Romania, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan” [2].

Note:

[1] Caldiron, Guido, La weltanschauung meloniana che porta al Lingotto Alain de Benoist, in “il manifesto” del 18/5/2023.

[2] Franchi, Massimo, Bankitalia sbugiarda il governo: «Flat tax irrealistica e iniqua», in “il manifesto” del 19/5/2023

https://www.lacittafutura.it/interni/il-governo-amico-della-destra-radicale

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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