Nuova aggressione militare Israeliana a Jenin: almeno 8 palestinesi morti e altri 23 feriti. Abu Mazen chiede alla comunità internazionale di “rompere il suo vergognoso silenzio e ad agire seriamente per costringere Israele a fermare la sua aggressione”.
Nuovo massacro a Jenin
Israele ha lanciato una nuova aggressione militare in un campo profughi a Jenin, in Palestina. L’attacco è avvenuto nella notte tra domenica 2 luglio e lunedì 3 luglio, con un commando di soldati e usando droni, come non succedeva da tempo, in una delle operazioni più violente degli ultimi tempi.
Il bilancio provvisorio è di almeno 8 palestinesi morti e altri 23 feriti, di cui 3 in maniera grave. A riferirlo è il ministero della Sanità palestinese, mentre la radio militare israeliana stima che almeno 10 miliziani siano stati uccisi nell’attacco e ancora diversi corpi si trovino al momento sotto le macerie di un edificio che è stato colpito.
Il campo profughi di Jenin è un piccolo spazio dove sono rinchiusi circa 11mila palestinesi. Donne, uomini, bambini vivono in questo ghetto nel nord della città, costruito nel 1950.
Il governo Netanyahu sta proseguendo con l’escalation terroristica verso i territori occupati, sia dal punto di vista militare che per quanto riguarda le decisioni dell’esecutivo. Nei giorni scorsi Israele ha annunciato un nuovo piano di costruzione di oltre 5mila case illegali in Cisgiordania. Inoltre il bilancio di questi primi sei mesi del 2023 segnala già 180 palestinesi uccisi per mano dell’esercito israeliano e centinaia di feriti.
Abu Mazen, presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), tramite il suo portavoce Nabil Abu Rudeinah, che “ciò che il governo di occupazione israeliana sta facendo a Jenin è un nuovo ‘crimine di guerra’ nei confronti di un “popolo indifeso”. Sollecitando poi la comunità internazionale a “rompere il suo vergognoso silenzio e ad agire seriamente per costringere Israele a fermare la sua aggressione”.
Primi risultati? Nessuno. Prosegue il silenzio e i titoli di giornale della stampa mainstream continuano a parlare di “operazione israeliana” , “scontri”, dimenticando a convenienza tutta la retorica sulla divisione tra aggressore e aggrediti