Il tema dell’egemonia culturale rivendicata dalla destra sta assumendo una forma politica determinata dal governo Meloni che sta realizzando un forte impatto sull’insieme degli equilibri culturali, politici e sociali: si tratta di una determinazione fortemente identitaria, divisiva nella società secondo il criterio della strutturalità delle disuguaglianze, della promozione del darwinismo sociale, del corporativismo.
Si stanno creando gli arroccamenti per le parti privilegiate : fortezze dalle mura costruite attraverso l’utilizzo dei mezzi di comunicazione.
Si sta sviluppando una “narrazione” di rottura rispetto ai precedenti tentativi di annacquare le identità storiche dell’ uguaglianza , della solidarietà, dell’intreccio tra le diversità culturali.
Dovremmo essere capici di aprire una riflessione riguardante, prima di tutto, il passaggio nel sistema liberale da concezione leaderistica a concezione autoritaria
Dal sistema liberale dell’alternanza si è passati a quello della governabilità comunque (con la formula elettorale maggioritaria che ha ucciso la partecipazione politica) e dalla “governabilità” alla democrazia “governante” incentrata sulla personalizzazione.
La vera crisi della democrazia liberale è quella dell’essersi ormai tramutata in “democrazia recitativa” .
Su questo punto la destra ha trovato l’acqua per far nuotare i suoi pesci.
La risposta non può che essere simmetricamente identitaria in una fase in cui è difficile rintracciare sfumature .
Si riduce sempre di più lo spazio per la ricerca di equilibri terzaforzisti alimentati da ambizioni da “autonomia del politico”.
Rimane ineludibile il nesso tra la costruzione politica con la condizione sociale.
La condizione sociale rimane colpita prima di tutto dalla filosofia dell’inuguaglianza intesa come fattore propulsivo dell’egemonia anti-democratica.
Io ritengo la Meloni una persona di extrema derecha, come da Lei urlato e ribadito in Spagna, saccente e supponente, ma incompetente e ignorante, incapace di sostenere una minima diatriba con i dissidenti dal suo Pensiero Unico. Può senz’altro essere accettata come valida governante dalla folta e becera schiera dei frequentatori di social insulsi e insultanti e dagli spettatori di fatui programmi di marchio Mediaset. Il suo governa ruba sistematicamente ai poveri per dare ai ricchi e deprime con ferrea diligenza i bisognosi e gli indigenti, quelli che Briatore con spregio definisce “i poveri”. Quelli che da padri artigiani si permettono di aspirare a diplomi e lauree in contrasto con la linea lavorativa degli antenati. Servi della gleba che anelano ad uscire dalla gabbia sociale loro riservata dai VIP.