Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata in Vaticano la moglie del giornalista Julian Assange, Stella Morris, accompagnata dai due figli della coppia, Gabriel e Max. La notizia dell’incontro, resa pubblica dall’ufficio stampa della Santa Sede e dalla stessa Morris, è stata completamente silenziata dai principali organi di stampa italiani. Che, al netto di una manciata di sporadiche eccezioni, non l’hanno nemmeno menzionata fra i trafiletti.
“Questa mattina Papa Francesco ha concesso a me e ai nostri figli un’udienza privata. Siamo sopraffatti dall’emozione”, ha scritto in un tweet Morris, avvocatessa sudafricana specializzata in diritti umani, che per l’occasione ha deciso di vestirsi con un abito nero, come fosse una vedova. Eloquente la portata simbolica della scelta: Assange, fondatore dell’organizzazione WikiLeaks, è rinchiuso da quattro anni nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh per aver reso pubblici, nel 2010, documenti top secret sui crimini di guerra statunitensi in Iraq e Afghanistan. Assange e Morris si sono uniti in matrimonio lo scorso anno, proprio all’interno della struttura penitenziaria. Negli Usa, che ne richiedono l’estradizione, Assange rischia fino a 175 anni di carcere. Già nel marzo 2021, Papa Francesco aveva indirizzato al giornalista recluso in prigione una missiva di incoraggiamento, il cui testo non è mai stato rivelato.
A margine dell’incontro con Francesco, Stella Morris ha affermato che il gesto del Pontefice nel riceverla è stata la prova della sua «continua dimostrazione di sostegno per la difficile situazione della nostra famiglia» e apprensione per le sofferenze del marito. «Ha fornito grande conforto, gli siamo estremamente grati per aver contattato la nostra famiglia in questo modo – ha detto ancora Morris -, capisce che Julian sta soffrendo ed è preoccupato». Morris si è inoltre detta «fiduciosa che la situazione cambierà», dal momento che ci sono molte persone in tutto il mondo, da tutte le parti del mondo qui e altrove, che stanno cercando di ottenere giustizia» e «vedere la libertà» di Assange. Lo scorso 18 giugno, al festival cinematografico Biografilm di Bologna, Stella Morris ha sostenuto che, per la salvezza del marito, «l’ultima speranza è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo».
Ieri, in occasione del 52esimo compleanno del giornalista, hanno avuto luogo manifestazioni pro-Assange nelle città di Roma, Napoli e Reggio Emilia. Oltre mille firme raccolte dal Comitato per la Liberazione di Julian Assange per un appello rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alle istituzioni sono state consegnate alla Prefettura di Milano. «Sappiamo che l’estradizione di Assange è vicina – hanno dichiarato i membri dell’ente -, probabilmente potrà avvenire nei prossimi mesi, ma si è sempre in tempo per esprimersi, non solo per una questione umanitaria e in difesa del giornalismo e della libertà di parola, ma anche per una questione di interesse nazionale».
[di Stefano Baudino]