La questione del munizionamento a grappolo che gli USA spediranno in Ucraina (con tutta probabilità proiettili d’artiglieria M864 da 155 mm, ognuno caricato con 48 submunizioni M42 e 24 M46) si sta rapidamente trasformando in un mezzo disastro di pr. Non solo gli USA perdono la “superiorità morale” di cui (a detta loro…) godono inviando armi il cui utilizzo il 28 febbraio 2022 Jen Psaki aveva definito un crimine di guerra (quando le usavano i russi, ovviamente: ora la faccenda pare più sfumata) e sono costretti a incassare critiche da parte degli stessi alleati NATO (UK, Spagna e Francia su tutti, da noi si manda avanti Crosetto a fare cerchiobottismo), ma lo fanno perché, come ammesso sia da Sullivan che da Biden, non ci sono più proiettili “normali” da spedire in Ucraina, e quindi bisogna mandare questi, crimine o non crimine. Già oggi SkyNews aveva scritto che mandare proprio quelle munizioni era “un chiaro segno che la guerra non sta andando bene per l’Ucraina” (https://news.sky.com/story/us-cluster-bombs-deal-is-clear-signal-that-war-is-not-going-well-for-ukraine-12917101). A peggiorare la situazione ci si è messa poi l’ultima edizione del New York Times (https://www.nytimes.com/2023/07/07/us/cluster-weapons-duds-ukraine.html?searchResultPosition=2): se fonti USA avevano detto che all’incirca il 5% delle “bomblets” rimaneva inesploso, pare invece sia il 14% e più.

Francesco Dall’Aglio

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