– Patrick Boylan

“Day X”, il giorno fatidico per Assange, si avvicina.

Incarcerare Julian Assange rappresenta una licenza ad incarcerare qualsiasi giornalista, ha detto ieri Stella Moris Assange ad una sala affollata del Club Svizzera della Stampa a Ginevra.  Secondo la moglie del giornalista australiano Julian Assange, tuttora incarcerato nel Regno Unito, viene usata la tecnica del bullismo per spaventare giornalisti ed editori ovunque nel mondo: colpirne uno per educarne 100.

E purtroppo, l’intimidazione sta già producendo i suoi effetti, ha aggiunto la trentanovenne avvocata e attivista per i diritti umani, nata e cresciuta in Sudafrica. Ci sarebbero giornalisti che le hanno detto di lavorare con la paura di essere “julian-assangiati”.  E ci sarebbero quotidiani statunitensi che non fanno più giornalismo investigativo perché le fonti – le persone dentro il sistema che, in passato, rivelavano i misfatti di cui venivano a conoscenza – ora tacciono.  Ma soprattutto, le avrebbe detto un editore, noi non siamo più disposti a pubblicare rivelazioni scottanti.

Ecco perché dobbiamo batterci per la libertà di Julian, ha aggiunto Stella: dalla sua libertà dipende la Libertà della stampa e la Libertà di espressione e il nostro Diritto di sapere.  La moglie del cofondatore di WikiLeaks ha poi concluso il suo intervento come l’ha aperto, con un appello al Paese ospite della conferenza, la Svizzera, affinché si schieri a favore della scarcerazione del marito.

Sono seguite molteplici domande dei giornalisti presenti in sala e online.

Due in particolare, dal corrispondente di Pressenza, sono significative in questo momento cruciale in cui Assange potrebbe essere estradato negli Stati Uniti da un momento all’altro.  Eccole:

(1.) Signora Assange, gli attivisti che sostengono suo marito chiamano “giorno X” il giorno in cui l’Alta Corte britannica annuncerà se concederà un’ulteriore udienza a Julian. Se non lo farà, sparisce l’ultima possibilità per lui nel Regno Unito. Gli attivisti stanno quindi pianificando una manifestazione di massa davanti all’Alta Corte il giorno “X” e intendono appendere nastri gialli “Free Assange” fuori dalle ambasciate in tutti i Paesi del mondo.   Ma questo è solo il “giorno X”: c’è anche il “giorno Y”, ovvero il giorno in cui il furgone della polizia arriverà alla prigione di Belmarsh per portare Julian all’aeroporto. Cosa potranno fare gli attivisti per mostrare con forza la loro disapprovazione per quell’atto? Ha qualche suggerimento da dare?

(2.)  La seconda domanda riguarda il futuro di Julian. È chiaro che gli Stati Uniti e il Regno Unito non vogliono permettere a Julian di essere libero perché non vogliono che ricominci a lavorare  su WikiLeaks e faccia nuove rivelazioni. Esiste quindi una qualche soluzione di compromesso tra, da una parte, la libertà incondizionata e dall’altra parte, l’accettare di non far ripartire WikiLeaks?  Per esempio, Julian accetterebbe di vivere in Australia, in una piccola località isolata con Lei e la famiglia – ma senza connessione a Internet, in modo da non poter più “fare danni” (dal punto di vista degli Stati Uniti e della Gran Bretagna)?

Per guardare il video dell’intera conferenza stampa, della durata di un’ora e 20 minuti, o il video delle sole risposte di Stella alle due domande appena indicate (durata 7 minuti), cliccare sul link http://boylan.it/assange/7 . La conferenza si è svolta in inglese, ma troverete a quel link anche la trascrizione del video di 7 minuti e la relativa traduzione in italiano.

Per ragguagli o commenti: info@boylan.it

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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